Il bisogno di una casa comune. Con Civati Segretario..

È iniziato un nuovo percorso politico nonostante le consuete difficoltà.

Ci vogliono coraggio, altruismo, fantasia e un po’ di sana pazzia per offrire il proprio servizio al nostro partito. Per donare tempo, energie, testa e cuore ai militanti che spesso hanno avuto un ruolo marginale.

Ma la nostra disponibilità, a costruire un nuovo percorso di cambiamento che parte dal Pd ma che di conseguenza favorisce anche un buon Governo, sarà sicuramente fonte di arricchimento, di gioia, di crescita per tutti e soprattutto per me, perché ne siamo convinti: “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri”.

E’ su questi presupposti che anche in Sicilia è nato il gruppo che sostiene la candidatura alla segreteria nazionale dell’Onorevole Pippo Civati.

In questi mesi girando la Sicilia, da referente regionale di questo crescente gruppo, ho trovato tanta felicità e voglia di mettersi in discussione per il bene del Partito ma anche del Paese.

Tanto entusiasmo, mille idee e altrettante competenze. Tante storie di Sindaci, segretari e semplici militanti, tutti insieme a confrontarci sulle idee e sui progetti futuri. Insomma un sano ed efficace dibattito sui temi e sull’operato dell’attuale Governo ma anche di come dovrebbe essere la “casa comune” della sinistra italiana. Dibattito che in pochi, forse siamo gli unici, stiamo portando avanti già da mesi.

Ma chi sono i Civatiani? Siamo un bel gruppo di cittadini, militanti e dirigenti del Pd, simpatizzanti ma soprattutto persone libere che vogliono cambiare il Pd offrendo un’alternativa in un momento dove le alternative sono negate.

Non siamo nè un’area, nè una corrente. La nostra area sono le persone. Con la “corrente” si rischia di prendere una forte scossa. E noi non vogliamo prenderla, vogliamo darla a chi si è fermato perdendo il giusto orientamento.

Noi siamo semplicemente dei “folli” che hanno sposato con grande entusiasmo il progetto politico guidato da Civati. E come si dice in siciliano “nun ti pigghiu se nun t’assumigghiu” (non ti prendo se non ti somiglio).

Noi “folli” non potevamo non scegliere di sostenere un giovane deputato “folle” innamorato della buona politica, quella di sinistra. La sinistra che guarda agli altri e non a se stessi.

Ed è per questo che Pippo non ha nessuno dietro, o sopra, ma tanta gente intorno.

Come ha scritto Andrea Ranieri, giornalista dell’Unità, con cui ho fatto il viaggio in macchina da Roma a Reggio Emilia senza sapere chi fosse, al Chiostro della Ghiaia “c’erano con Pippo Civati tante persone che venivano da tutta Italia non so quanto deluse, sicuramente non sconfitte, a provare a ridare a quella storia e a quelle speranze una possibilità”.

Ecco, noi nel Progetto di Civati abbiamo trovato la speranza di lottare per una possibilità. La possibilità di cambiamento non tanto anagrafico ma del modo di intendere e fare politica.

E devo ringraziare Pippo per avermi ridato gli stimoli necessari per continuare il percorso politico nel Pd iniziato nel 2007. Sono stata delusa tante volte, sono stata ascoltata poche volte e non sono stata mai fortemente convita, come lo sono adesso, nello scegliere un percorso guidato da un leader.

Pippo non si definisce un leader, lui dice “mi dicono che non sono un leader carismatico, mediatico, che si impone. Il fatto è che non mi sento così importante. Preferisco dire e fare le cose che possiamo fare insieme, di quelle che posso dire e fare io”. E’ questo lo spirito con cui si rapporta con noi, con gli altri. Non è il classico leader che partecipa agli eventi con indifferenza e con la preoccupazione di dover fare l’intervento e andar via. No, lui è “uno di noi” che insieme a migliaia di militanti e altri dirigenti si è confrontato con la base. Sta in giro con noi. Parla con ognuno di noi, soprattutto ci ascolta. Ci da coraggio. Come fosse un amico.

Un leader diverso, uno di quelli che ti invita a prendere un caffè per discutere di ciò che accade nei territori, di come possiamo costruire insieme il futuro del nostro partito. La sua disponibilità e il suo essere umile non ti fanno sentire “diverso” e “di poco conto” rispetto a chi è dirigente. Rispetto a chi ha una marcia in più. Con lui ci sentiamo tutti “uguali” e all’altezza dei nostri sogni.

Dopo il mio primo tour in Sicilia (ricomincio a settembre) che mi ha permesso di conoscere nuove persone e tante storie significative, sono ritornata a casa stanchissima ma con una forte speranza e tanta voglia di iniziare questo nuovo percorso politico di “ricostruzione” del Partito Democratico. Perchè come ha sottolineato tante volte Civati, noi vogliamo un partito che sia il “chiostro” delle idee e del confronto. Un partito aperto anche a chi, da fuori, ci guarda con entusiasmo e speranza. Un Pd che favorisce la partecipazione e che insieme a Sel ricostruisca LA SINISTRA in Italia. Come

E l’idea di partito che noi abbiamo non è quella delle correnti perchè queste “non hanno senso. Non si capisce se sono correnti di pensieri o correnti di seggiole“. Noi vogliamo un Pd che si “occupi di tutto il resto” e dei problemi seri del Paese. Un pd che decide di scegliere e che lo faccia con coraggio perchè il coraggio è contagioso. Un pd che sia portatore dei principi di legalità, pace, etica morale, giustizia sociale… non solo a parole ma con il coraggio delle scelte. E, nel mio tour in Sicilia, ho visto quella parte del Pd coraggiosa che ha tanta voglia di ricominciare perchè ancora crede nella salvezza del nostro partito. Ho visto un Civati che è l’esempio della buona politica perchè non siamo tutti uguali. Un esempio soprattutto per le nuove generazioni che spesso sono più pensionate dei grandi “big”. Un esempio della buona politica, di quella che con coraggio fa sentire la voce critica ma che allo stesso tempo diventa propositiva e costruttiva. Pippo è uno di noi. Uno dei tanti dirigenti-militanti che con semplicità, affetto, voglia di confronto e di ascolto si è confrontato con la base. Ecco, io voglio una classe dirigente che come Pippo ritorni ad avere il contatto con i militanti e con tutti i territori perchè la politica nasce da questi luoghi lontani che devono essere la spinta propulsiva per un modus operandi diverso da quello che abbiamo vissuto fino ad oggi.

Siamo pronti per creare una nuova stagione di interpreti, una giovane classe dirigente che sia in grado di affrontare una sana discussione interna per fare una battaglia politica all’interno del Partito Democratico.

Serve una classe dirigente che inizia a parlare del proprio modo di vedere la società italiana, di come diminuire le diseguaglianze e di come ricostruire il nostro Paese. Un lavoro lungo, pensato, meditato, che vada oltre una candidatura, ma che arrivi anche ad una candidatura come quella di Civati. Noi siamo pronti e lo faremo tutti insieme, anche in Sicilia. Ciò che Civati chiede è l’iscrizione ad un’idea non ad un partito per un congresso. E presto sarà lui stesso, che verrà in Sicilia e anche a Ragusa, a parlarci della sua idea di politica, di partito e di Paese.

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