La festa dei lavoratori ai tempi del J.O.B.S. ACT:
La “malaria” del J.O.B.S. Act (acronimo di Jumpstart Our Business Startups Act) sta colpendo tutte le aziende e tutti i dipendenti, ma soprattutto i disoccupati. Non esiste vaccino ne’ antidoto. I sindacati della triplice hanno dato il loro consenso(seppur tacito), la mobilitazione contro questo atto lesivo dei diritti dei lavoratori è stata blanda e inutile. Da lavoratore mi sento offeso, da sindacalista mi sento impotente, da cittadino libero mi sento offeso!
E mentre nelle città di frontiera si festeggia tra gli immigrati, anch’essi in cerca di lavoro oltreché di dignità, noi lavoratori, disoccupati e precari ci battiamo per ricercare la dignità persa a causa della insicurezza lavorativa a cui siamo stati condotti negli ultimi anni.
Ma a che serve la festa del 1° maggio se non esistono piu’ i lavoratori? A che serve festeggiare la solidarietà, se ormai la stragrande maggioranza dei cittadini delle città di frontiera sono stanchi di essere solidali, non ricevendo aiuti dalle Istituzioni nazionali ed europee? Il solito bluff all’italiana?
La ricorrenza del 1° maggio è, ormai, una passerella (forse l’ultima) dei segretari generali della triplice sindacale. Forse tentano di mitizzare la rabbia dei cittadini che non comprendono come mai vengono destinati, dalle Istituzioni, oltre 50 euro al giorno per “campare” i poveri immigrati, e ne vengono impiegati 80 (al mese!) per sostenere i lavoratori italiani. Quanto al sostegno dei disoccupati, stendiamo un velo pietoso.
Aboliamo la ricorrenza, andiamo tutti a lavorare! Magari ci fosse il lavoro..