Le province siciliane sono state soppresse. Al loro posto ci saranno altrettanti liberi consorzi legati a tre città metropolitane, Palermo, Catania e Messina. L´Assemblea Regionale Siciliana ha approvato, quindi, la legge che abolisce le province con 62 voti favorevoli (la maggioranza di Crocetta più il M5S), 14 contrari e due astenuti. Entro sei mesi, stabilisce la legge, dovranno esser creati i liberi consorzi, purché i comuni di ciascun consorzio raggruppino almeno una popolazione di 180mila abitanti, mentre quelli coincidenti con gli enti soppressi non abbiano una popolazione inferiore a 150mila abitanti. Gli organismi dei liberi consorzi saranno eletti dalle assemblee dei consorzi e non dal popolo.
C’e’ chi ovviamente vorrebbe comprendere come verranno risparmiati quei 100 milioni di euro presunti, atteso che i dipendenti delle attuali province non potranno esser licenziati (fortunatamente, n.d.r.) e che i liberi consorzi dovranno pur essere amministrati da qualcuno, certamente non a titolo gratuito.
Ma oltre alla questione squisitamente politica, vi è un’altra voce, fondata e attendibile, che grida all’illegittimità della riforma definita storica dal Governatore Crocetta, ovvero quella dell’ex deputato regionale Pippo Gennuso (in quota MPA-MPS). Gennuso afferma che non solo la riforma delle province è illegittima, ma anche tutti gli altri atti approvati dal Parlamento Regionale dopo il 5 febbraio 2014, data della sentenza del CGA di Palermo che ha annullato la proclamazione dei deputati eletti in provincia di Siracusa ad ottobre del 2012. Difatti è vero che dopo detta sentenza, si dovrà andare al voto in sei sezioni di Pachino e tre di Rosolini, poiché viziate e quindi nulle. Quindi le affermazioni di Gennuso potrebbero davvero insidiare la strada della già difficoltosa “rivoluzione” dell’ex Sindaco di Gela.