Non a caso il presidente Crocetta ha scelto il 21 maggio per incontrare Paolo Borrometi il giornalista aggredito lo scorso 16 aprile da due ignoti incappucciati. La sua decisione è scaturita dal riferimento al 23 maggio vale a dire alla ricorrenza della strage di Capaci.
La sua venuta a Ragusa e la sua volontà di organizzare una conferenza stampa è dettata non tanto dalla dimostrazione di solidarietà nei confronti di Paolo ma dall’esigenza di trasmettere le sensazioni che si provano in una situazione del genere. “Ho sentito Paolo il 25 aprile, il giorno della liberazione perché reputo sia fondamentale la libertà di espressione violata da questi soggetti che vogliono tappare la bocca alla stampa con l’intimidazione e con la violenza.
Non è casuale il mio incontro di oggi con Paolo alla vigilia della strage di Capaci. La mia solidarietà non è fine a se stessa perché non esiste cosa peggiore al mondo che sentirsi soli con il proprio dolore. Il dolore provocato ed alimentato dalla solitudine.”
Uno degli aspetti più terribili del dolore non è semplicemente il dolore in sé, ma il fatto che sia impossibile fuggirlo. A volte una ferita può essere così profonda da infettarsi, e il dolore non ha più un nome che possa definirlo…diventa una fessura dalla quale emerge il fermento verso una spinta diversa. La spinta a reagire con più ostinazione di prima.
“La mia vicinanza va all’uomo e all’umiliazione subita. E’ indescrivibile ritrovarsi impossibilitati ad esprimere il proprio pensiero perché qualcuno ti impone il silenzio e lo fa brutalmente aggredendoti. E’ una sofferenza insopportabile che supera quella fisica nonostante le ripercussioni sul suo braccio. E Paolo è stato picchiato, minacciato a farsi i fatti propri. Un vigliacco tentativo di far tacere un uomo che stava collaborando alle indagini di Ivano Inglese che lavorava in un distributore di benzina, dunque in una zona di passaggio associabile alla strage del ’99 avvenuta sempre a Vittoria in un altro distributore di benzina; responsabili: il clan dei Piscopo consegnati alla giustizia. Ivano ucciso in modo efferato, crivellato da tredici colpi, tipico assassinio di matrice mafiosa e ancora senza un responsabile. Un delitto irrisolto dai lati oscuri. Ancora alla ricerca della verità. Per questo ammiro Paolo per il suo lavoro temperamento e per la sua voglia di giustizia. Voglio lasciarlo oggi abbracciandolo, dimostrandogli il mio profondo affetto e stima.”
La chiosa finale è di Paolo Borrometi: “Non posso, né voglio legare la mia aggressione ad un fatto in particolare. Sta di fatto che io ero lì, a terra, con dolori che rimangono non solo fisici. Colgo l’occasione per dire che ringrazio il Presidente per le sue parole di affetto e vicinanza. Sono diversi i delitti irrisolti a Vittoria, tante le sparizioni misteriose. Ricordiamo non solo la scomparsa di Ivano Inglese ma Alessio Amodei, Salvatore Giannone. Molte persone sconoscono questi nomi, non hanno la benché minima idea di chi siano…eppure sono persone che meritano giustizia. Il mio pensiero e la voglia di continuare vanno oltre il muro del silenzio affinché queste persone non vengano dimenticate e soprattutto non vengano cancellate dalla memoria della collettività vittoriese. Il girarsi dall’altra parte, il rimanere in silenzio non fa altro che rendersi complici di un allarmismo spietato. Non ci si rende conto che dietro un omicidio senza un colpevole, dietro una scomparsa irrisolta ci sono famiglie che soffrono terribilmente.
Il Presidente parlava di solitudine riferendosi alla mia vicenda. In effetti non si tratta solo di dolore fisico lancinante, insopportabile, ma quello morale supera la sofferenza del corpo il cui processo di cicatrizzazione e di guarigione richiede tempo e molta fatica. Un lavoro intenso per poter tornare a vivere una vita sicuramente molto diversa da quella di prima. E’ qualcosa che ti segna nel profondo ma ciò che mi spinge è la forza di volontà a non lasciarsi intimorire ma continuare in nome dei valori di giustizia, onestà e libertà.” Piero Gurrieri vice Presidente Nazionale di Avviso Pubblico: “ il Presidente Crocetta ha deciso. Paolo Borrometi non posso non salutarlo con affetto. Oggi è una giornata di tristezza per i vittoriesi e Paolo lo ha messo in risalto sul giornale. Un anno fa un nostro Concittadino è stato sopraffatto dalle lesioni riportate nel tentativo disperato di salvare se stesso e i propri cari dalla perdita della casa. Voglio in questa occasione ricordare lui e quanti, come lui, sono stati strappati all’affetto dei propri familiari da un sistema che sta alimentando ingiustizia e disgregazione. Andrò a trovare la famiglia Guarascio e come uomo, urlo il mio sdegno più profondo nei confronti di un sistema politico come quello che abbiamo di fronte, quasi del tutto degenerato e criminale, forte con i deboli, debole con i forti e spesso compiacente con chi delinque! Incredibile come in un anno due Governi e una pletora di ministri siano riusciti ad occuparsi di tutto ma non abbiano trovato due minuti per approvare una norma che gli abbiamo pure scritto, non onorando gli impegni assunti.”