Sono stato in silenzio, con il mio dolore e la mia paura, per tanto tempo, continuando a fare solo il mio lavoro. Ho pensato che il silenzio fosse la migliore delle strade, ma davanti alla falsificazione della realtà non posso che reagire pubblicamente.
Non ho replicato alle parole di chi, difendendo il capomafia Salvatore Giuliano (quello che per gli Inquirenti avrebbe ordinato il mio attentato), mi insultava e tentava di farlo passare come vittima.
Peccato che si dimenticava di dire come Giuliano sia stato condannato per mafia, oltre che per tanti altri reati, e sia stato in galera per oltre venti anni (e che ha un processo per minacce di morte nei miei confronti, tentata violenza privata, aggravata dal metodo mafioso).
Sono stato in silenzio quando un giornale online siracusano (il cui direttore è uscito da poco dagli arresti domiciliari) mi attaccava, pubblicando scritti di un capomafia, Alessio Attanasio, al carcere duro ed in isolamento (come fanno ad averli prima loro dei diretti interessati?).
Sono stato in silenzio, perché io ho fiducia nella Giustizia.
È questo un difetto?
Se fidarmi degli inquirenti e dei magistrati è un difetto, mi accuso: ho questo grande difetto.
Oggi, però, non posso più rimanere in silenzio.
L’ennesimo comunicato stampa di avvocati di pregiudicati, tenta di stravolgere la realtà.
Il Tribunale de Riesame di Catania ha, purtroppo, confermato il tentativo del gravissimo attentato con un’autobomba nei miei confronti e nei confronti della mia scorta.
Addirittura, cito testualmente, si dice che “sono accertati i contatti tra Giuliano ed il clan Cappello” per la realizzazione dell’attentato.
Forse per qualcuno il vero problema è che io non sia ancora morto, che sono vivo e continuo a scrivere.
Non rimango in silenzio questa volta, visto che parliamo non della mia (sola) vita, ma di quella di 5 persone della mia scorta, delle loro famiglie, dei nostri affetti, e non accetto che qualcuno continui con questo “mascariamento”.
Adesso basta.
I boss mi vogliono morto, e qualcuno vorrebbe aiutarli, isolandomi.
Mi affido, ancora una volta, a Voi.
Aiutatemi, aiutiamoci: solo facendo squadra potremo uscire da questo inferno, perché nella nostra Terra i simboli sono tutto e non si può più rimanere in silenzio.
Carissimo Borrometi la seguo con passione e condivido il suo impegno e il suo coraggio di denuncia e di contrasto nei confronti della criminalità organizzata
Scrivo dalla regione marche terra isola felice per la massomafia, denuncio corruzione da 17 anni e non ho mai visto protezione anzi sono stata stalkerizzata più volte nell’arco temporale di 17 anni, ne ho 44, mi dissero che c’era una pistola pronta per spararmi durante un equipe di lavoro e nessuno ha mai preso provvedimenti nei confronti della massoneria maceratese. Mi vogliono morta da tanti anni perché odiano a morte le donne determinate, hanno usato molti complotti contro la mia vita calunnie e diffamazioni fatte circolare volutamente per screditare ogni mia parola chiara e netta, hanno molta paura di me, mi minacciarono, ho depositato esposti in questura macerata, mi hanno bucato uno pneumatico con una vite, mi spararono petardi sotto al terrazzo della mia camera nelle prime h del mattino, usarono la vita del mio ex convivente per arrivare a me e quella dei suoi due figliminorenni. Si fa occhio per occhio e dente per dente perché ci sono tanti cani sciolti. Il web è un arma potente