Piu’ di 20mila reati, 56 al giorno, 3710 denunce e 4214 sequestri per un ammontare complessivo di 586 milioni di euro. Bastano questi numeri, riferiti al 2015, per capire come l’agroalimentare italiano e, piu’ nello specifico, la ristorazione siano settori che continuano sempre di piu’ a stuzzicare gli appettiti della criminalita’.
L’aggressione al ‘made in Italy’ gastronomico, specie con riguardo al settore ittico, non perde colpi.
Lo sostiene Legambiente che ha presentato i dati sulla filiera illegale agroalimentare a Rispescia (Grossetano), nell’ambito di Festambiente, la manifestazione nazionale di Legambiente. Il quadro degli illeciti, tra infrazioni penali in diverse filiere agroalimentari, contributi irregolarmente percepiti, arresti e frodi, e’ assai preoccupante come emerge dalle verifiche effettuate da tutte le forze dell’ordine assieme all’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela e della qualita’ e repressione dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali).
E’ sempre la mafia a farla da padrone: in questi anni, presi con le mani in pasta, sono stati gli esponenti di famiglie ‘eccellenti’, dai Gambino ai Casalesi, dai Mallardo al clan che ruota attorno alla figura di Matteo Messina Denaro, dai Morabito ai Rinzivillo.
La scalata mafiosa – fa sapere Legambiente – spesso approda nella ristorazione, dove gli ingenti guadagni accumulati consentono ai clan di acquisire ristoranti, alberghi, pizzerie, bar, che anche in questo caso diventano posti ideali dove “lavare” denaro e continuare a fare affari.
“Davanti a questi numeri impressionati – ha dichiarato Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – abbiamo il dovere di impegnarci per liberare il cibo dal malaffare. Le organizzazioni criminali sono tornate forti e sono tornate alla terra. E spesso a pagare siamo noi cittadini-consumatori, in termini di salute, ma anche di denaro, perche’ in molti casi sono colletti bianchi a determinare il prezzo dei beni di prima necessita’, sia a valle che a monte delle filiere. Occorre aprire – ha concluso Muroni- una stagione nuova del cibo e dell’alimentazione perche’ l’alternativa, di fatto, gia’ esiste: sono i nostri prodotti, le nostre eccellenze gastronomiche che uniscono etica all’estetica. Prodotti di eccellenza che raccontano la bellezza del cibo, quello che non solo non danneggia l’ambiente, ma mette in relazione chi lo produce e chi ne fruisce.
Cibo che e’ espressione dei saperi, della qualita’ territoriale e della bellezza di cui l’Italia deve tornare ad essere fiera. Sta a noi assumere la responsabilita’ di informarsi e di rafforzare questi percorsi e sostenere, attraverso le nostre scelte di consumo, un diverso modo di intendere la produzione alimentare”. Ma nel settore agroalimentare non operano solo i clan della criminalita’ organizzata. Danni ingenti vengono provocati anche da imprenditori senza scrupoli che agiscono sempre con scopi truffaldini, disposti a tutto pur di guadagnarci sopra. Le cronache di ogni giorno riferiscono di un lungo campionario di contraffazioni, adulterazioni e sofisticazioni, che colpiscono soprattutto i marchi a denominazione protetta, il vanto dell’enogastronomia di qualita’.
Tra le singole voci del settore agroalimentare, il numero piu’ alto di infrazioni penali e’ stato registrato tra i prodotti ittici (pesce in genere, crostacei, novellame, molluschi, datteri, fresco, refrigerato e congelato), con ben 6.299 illegalita’ accertate, 459 persone denunciate, 800 sanzioni comminate e 991 sequestri effettuati. Anche i vini e gli alcolici hanno impegnato particolarmente le autorita’ di controllo, con il risultato di 2.752 illeciti amministrativi e 441 reati, 14 denunce, 2.103 sanzioni e 1.010 sequestri.