Chi amministra oggi Modica crede nella cultura ?

Da quando a Modica si è insediata la Giunta Abbate ho scritto così tanto che io per primo mi chiedo a volte se in qualche modo non mi stia accanendo nei confronti di questa  Amministrazione ma l’unica risposta che riesca a darmi è sempre la stessa : non sono io ad infierire ma è questa Giunta a mostrare tutti i limiti nell’espletamento del proprio ruolo ed è pertanto doveroso che nel mio piccolo, per senso civico, faccia qualcosa per informare i miei concittadini su come vengono amministrati, sul disimpegno o l’ignavia mostrati concretamente nel concepire progetti che possano contribuire alla valorizzazione di beni ed alla crescita della città.

Modica ha la fortuna di avere gioielli di cui molti cittadini ne ignorano l’esistenza e non certo per propria superficialità, così come tutti i turisti che vengono a Modica per visitare i nostri Monumenti ed i nostri Musei non godono di fatto di quanto la città potrebbe offrire laddove chi è stato delegato ad amministrare la città si fosse fatto carico di predisporre un’adeguata promozione di tutti i gioielli di cui Modica dispone.

Parliamo ad esempio del Museo civico Franco Libero Belgiorno :

con delibera del Consiglio Comunale nel 1984, in un periodo segnato da una ripresa dell’interesse per le testimonianze del passato, venne formalmente istituito il Museo Civico di Modica, già accolto nei locali del Palazzo dei Tribunali a Modica. Tutto ciò grazie all’infaticabile opera e forte volontà di Franco Libero Belgiorno, il quale, tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, aveva iniziato a raccogliere materiali di varia natura, prevalentemente archeologici, rinvenuti nel territorio ibleo.  Questi reperti si aggiunsero a quello che si può considerare il nucleo più antico del Museo, la collezione di reperti archeologici, fossili e archeozoologici, formata nella seconda metà dell’Ottocento da due professori del Regio Istituto Tecnico “Archimede” di Modica, C. Stoppani e F. Margini, curatori del Gabinetto di Storia Naturale.

Questa collezione, quindi inglobata nel piccolo museo che F. L. Belgiorno andava formando, consta di rinvenimenti occasionali fatti all’interno del perimetro urbano in seguito a lavori stradali eseguiti nella parte alta della Città, in Piazza Santa Teresa e nei pressi della Fontana di San Pancrazio (1878). Confluirono al Regio Istituto anche i reperti raccolti nel 1879 da indagini di scavo condotte presso la Grotta Lazzaro (Rosolini) dai due professori sulla scorta delle esplorazioni effettuate dal barone F. Von Adrian qualche anno prima.  Negli anni compresi fra il 1950 ed il 1960 la collezione archeologica fu implementata dai recuperi occasionali provenienti da Treppiedi, contrada a forte vocazione edilizia, che era stata oggetto di indagini da parte di P. Orsi negli anni Trenta. Negli anni ’70 – ‘90 un’intensa attività di ricerca promossa dalla Soprintendenza di Siracusa, sotto la direzione di Giovanni Di Stefano, contribuisce ad incrementare il nucleo archeologico delle collezioni con i materiali di contrada Ciarciolo (Marina di Modica), del territorio di Scicli e di alcuni materiali recuperati nel corso di ricognizioni subacquee effettuate lungo il litorale di Pozzallo.  

Nel 1981, in seguito ad un furto che privò il Museo dell’intera collezione numismatica, di numerosi reperti fittili e degli inventari, le collezioni vennero trasferite in due salette dell’ex convento dei Padri Mercedari. Il Museo venne riaperto al pubblico soltanto nel giugno del 1990 per forte volontà del direttore e grazie al consenso della Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa diretta da Giuseppe Voza, che ne curò l’aspetto amministrativo. In quell’occasione il Museo venne intitolato al suo vero creatore, Franco Libero Belgiorno. Dal novembre 1996 il Museo ha avuto l’onore di ricevere in prestito dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali la preziosa statuetta in bronzo raffigurante Eracle, rinvenuta casualmente presso la sorgente Cafeo nel 1967. Dal 2005 il Museo, in seguito ai lavori di restauro intrapresi nel Palazzo dei Mercedari, è stato trasferito al primo piano dell’attuale Palazzo della Cultura, già Monastero delle Benedettine e poi sede del Tribunale di Modica e prima sede del Museo.

Questo Museo, di proprietà del Comune, non mi sembra sia stato messo nelle condizioni d’essere fruito dai modicani e dai tanti turisti che vengono a Modica per godere di arte, di cultura e di storia.

Esso è allocato al primo piano del Palazzo della Cultura, quasi nascosto o comunque non promosso come si converrebbe ad un bene così importante e che darebbe certamente impulso al turismo nel  quale si dice di voler investire per il suo sviluppo.

Chi sta amministrando Modica, crede davvero nella cultura ?

Si crede davvero nello sviluppo del turismo o siamo fermi ai soliti nauseanti proclami ?

Il giudizio ai modicani ed ai turisti !

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