“Quella delle aste a Vittoria ed in Provincia di Ragusa, è una nuova Gomorra”.
Non ha dubbi Antonio Guarascio, figlio del vittoriese Giovanni che, nel tragico pomeriggio del 14 maggio dell’anno scorso, si diede fuoco nel disperato e strenue tentativo di difendere la propria casa.
Il Signor Guarascio, un uomo tutto cuore e legatissimo alla sua famiglia, ai veri valori di un tempo – affetti, casa ed amici su tutti -, morì dopo una settimana. Venne a mancare all’affetto dei cari il 21 maggio ed oggi, alle ore 19 nella Chiesa del “Santissimo Rosario”, vi sarà una Messa in suo suffragio (LEGGI L’ARTICOLO).
Eppure, dopo un anno e più, la situazione relativamente all’abitazione del compianto Guarascio è sempre più “melmosa”.
L’immobile, nel marzo di quest’anno, era stato affidato in custodia con facoltà d’uso alla vedova, la Signora Giorgia Famà. Il decreto era stato adottato dal procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, che coordina l’inchiesta su procedura e messa all’asta della casa.
La Procura, infatti, ha riscontrato alcune irregolarità nella procedura. Tre gli indagati per turbata libertà degli incanti, estorsione e falsità ideologica.
Le indagini delle Fiamme gialle, avviate per accertare eventuali irregolarità nell’iter di aggiudicazione all’asta dell’immobile, avrebbero permesso di individuare “numerose e vistosissime anomalie nella procedura svolta dal professionista delegato dal giudice per l’esecuzione ai fini dell’aggiudicazione dell’immobile”.
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[/su_column]Il colpo di scena lo ha sancito il Tribunale del Riesame, annullando il provvedimento e restituendo l’immobile a chi l’aveva comprato all’asta, cioè Orazio Sciagura.
MA COSA C’E’ DIETRO IL SISTEMA DELLE ASTE IN PROVINCIA?
“Una vera e propria mafia, criminalità organizzata, associazione a delinquere per comprare gli immobili a pochissimo prezzo e rivenderli ad un prezzo gonfiato”.
Anche sul tema, Antonio Guarascio ha poche riserve, anzi dichiara che presto chiederà un incontro col Procuratore di Ragusa, per capire lo stato della situazione.
Effettivamente sono centinaia i casi di abitazioni all’asta, acquistate a prezzi da “paura” – per le cifre modiche. Una vera e propria associazione a delinquere sulla quale sta indagando la Procura di Ragusa, la Squadra Mobile e la Finanza.
Eppure le aste continuano, vergognosamente, con ombre che fanno temere.
Quale è la mano che c’è dietro? Chi si cela dietro “nomi di comodo”?
Sono domande che ad oggi non hanno risposta ma, fra i si dice della gente, avrebbero nomi e cognomi.
Giovanni Guarascio merita giustizia. La sua memoria non deve esser fatta cadere nel dimenticatoio.
“Noi siamo senza un padre e la nostra casa è di gente che – commenta duramente Antonio Guarascio -, in altri Stati, sarebbe in galera”.
Chi acquista è solo una pedina del sistema, è il resto che sembrerebbe tutto marcio.
“Tutto ebbe inizio quando contraemmo un debito nel 1989, un mutuo di 40 milioni. Mio padre pagò per sei anni – racconta Antonio Guarascio -, poi non riuscì più. Nel 2001, quando chiedemmo alla banca di estinguere il debito, la somma era salita a 100 mila euro. È possibile? In occasione dell’asta giudiziaria la casa venne aggiudicata per 26mila 750 euro e la nostra ultima offerta fu di 26 mila. Ma quella casa valeva dieci volte di più”.
Si parla di una casa di 180 metri, ben rifinita, che secondo alcuni tecnici della famiglia varrebbe almeno 260/300 mila euro.
“Vogliamo chiarezza. Chi erano quelle persone, semplici compratori – si domanda il giovane Guarascio – o c’era dell’altro?”.
Oggi è il giorno della memoria di Giovanni Guarascio, ma la speranza è che possa servire per rialzare l’attenzione e l’indignazione delle persone per bene, affinchè episodi del genere non abbiano a ripetersi e per consentire di far chiarezza vera su questa mafia delle aste giudiziarie!