Cantieri si, cantieri no…

Questa settimana sono state pubblicate le graduatorie di accesso ai 19 cantieri di servizio, finanziati dalla Regione Siciliana, Ovviamente non potevano mancare le polemiche sulle modalità con le quali queste graduatorie sono state realizzate dal Comune. Ho letto molti commenti negativi, sui blog e sui social network, dove sono state avanzate presunte “illegittimità”. Qualcuno ha anche avanzato l’ipotesi che siano stati deliberatamente favoriti lavoratori che non possiedono i requisiti di legge per accedere al beneficio. Personalmente non ho elementi concreti per confermare quanto viene scritto su internet, per cui non posso che prenderne le distanze, non senza però puntualizzare (mi si passi la deformazione professionale) che le presunte illegittimità o i possibili abusi, se veramente ritenuti esistenti, dovrebbero essere denunciati nelle sedi competenti. Invocare l’intervento del Giudice, qualora si ritenga di avere ricevuto un pregiudizio, è sempre la strada più corretta e più efficace di un commento polemico in rete.

Sul piano politico non posso non considerare il grande fallimento del Governo Crocetta, che in totale continuità con i i precedenti governi regionali, ha omesso di realizzare la grande Rivoluzione annunciata durante la campagna elettorale regionale. Se la Regione Sicilia, infatti, ritiene ancora oggi che la lotta alla disoccupazione possa essere condotta solo con i cantieri di lavoro o i cantieri di servizio, attraverso cui viene alimentato un sistema di precariato che rende molti cittadini siciliani sempre più dipendenti da una classe politica mediocre e ingorda, allora possiamo concludere che tra Crocetta e Lombardo o tra Crocetta e Cuffaro non c’è poi tutta questa enorme differenza culturale.

A livello locale la grande “rivoluzione abbatiana” sembra, almeno per il momento, limitarsi alle cose che fanno solo rumore e clamore, come le chocosagre con annesse panchine “tutte da mordere”, le “asinelliadi” estive, le “cavalliadi” invernali, le palle che “incuriosiscono i passanti”, la neve “che ci deve essere per forza altrimenti non è Natale!!!”.

Sul piano sociale ed economico l’amministrazione comunale sembra sguazzare felicemente in questo mare magnum del precariato di Stato, dimostrandosi solerte ed efficiente nella procedura di formazione della graduatoria, quasi a volersi intestare il merito di un intervento che restituisce lavoro, anche se per poco, a tanti disoccupati modicani.

Partendo da un ragionamento apparentemente impeccabile (ormai che i finanziamenti ci sono perché non sfruttarli?) ci si adegua in questo gioco al ribasso in cui a guadagnarci c’è sempre un politico di turno al quale invocare l’intervento taumaturgico che garantisce una posizione utile in graduatoria.

Ma cosa ci guadagnano i cittadini?

Coloro che ottengono il contratto trimestrale guadagnano una parvente boccata d’ossigeno economico, peraltro nemmeno così sostanziosa. Lavoreranno per tre mesi e poi torneranno nel limbo del “tirare a campare” in attesa di un altro bando, di una nuova domanda da presentare.

Coloro che rimangono esclusi dal contratto ci guadagnano la “speranza” che prima o poi i nuovi signori di Palermo, magari in prossimità delle elezioni, decidano di finanziare un “nuovo grande progetto di sviluppo” per la Sicilia, ovviamente un progetto a tempo determinato, magari in settori particolarmente cari ai siciliani, come quello della forestale, sicuramente per quel poco che basta per poter dire che “tutto sommato qualcosa si sta facendo e che, anche se poco, comunque sempre meglio di niente!”.

Tutti gli altri non ci guadagnano nulla, visto che, come nel caso di specie, molti di questi servizi vengono già eseguiti dal Comune con stanziamenti di bilancio a volte molto sostanziosi e finanziati con le nostre tasse.

Mi chiedo, a questo punto, se mai in Sicilia riusciremo a liberarci di questa cultura del tampone clientelare, una cultura che, lo sappiamo tutti e dobbiamo anche avere il coraggio di dirlo, serve solo ad una classe politica fallimentare, capace in questo modo di garantirsi la dipendenza politico elettorale di tanti cittadini siciliani che vivono in condizioni di difficoltà economica.

Mi chiedo se mai in Sicilia riusciremo ad avere la cultura dei diritti e quindi la cultura del DIRITTO AL LAVORO, che deve essere un lavoro dignitoso per tutti e soprattutto deve essere sicuro, stabile e duraturo, perché solo con un lavoro VERO si possono fare progetti di una vita, si può garantire un futuro migliore ai propri figli, si garantisce il progresso individuale e collettivo.

Invito il Sindaco Abbate a darsi una mossa, tralasciando le iniziative degne di book fotografici ma insignificanti sul piano economico e sociale, per dedicarsi ad attività di più ampio respiro, come ad esempio la realizzazione della via alternativa al Corso Umberto, peraltro già individuata negli anni ’90 e di cui dovrebbe esserci anche un progetto pronto negli archivi del Comune, attraverso cui aprire un grande cantiere di lavoro dai tempi certamente più lunghi e con effetti economici sicuramente più duraturi dei modesti tre mesi oggi garantiti dal bando regionale.

Questo è solo un esempio banale di quello che si potrebbe e dovrebbe fare per creare sviluppo, per incentivare gli investimenti, per mettere in circolo liquidità, per rendere appetibile Modica sul piano turistico, per dare alla città un respiro diverso.

Sono tanti gli ambiti e i settori in cui intervenire, partendo dal PRG di cui oggi nessuno parla e che invece dovrebbe essere al centro dell’azione amministrativa.

In attesa che qualche decisione decisionista veramente utile venga assunta a Palazzo S. Domenico, godiamoci questo Natale modicano, sperando che l’apparente briosità dell’atmosfera creata dalle luci e dagli addobbi sia preludio di qualcosa di concretamente positivo e non solo un fascinoso, attraente, effimero trucco…

Auguri Modica!

 

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