Catania, blitz antimafia: 19 arresti nel clan Laudani

Si ispirava alla vecchia mafia anni Ottanta, il gruppo che faceva capo a Salvatore Rapisarda, dominante a Paternò, legato a doppia mandata con i Laudani di Catania. In carcere, il boss impartiva le regole da seguire per tutti gli affiliati, e ripreso dalle telecamere si vede mentre bacia in bocca un emergente utilizzando un gesto eclatante che tutti dovevano notare per per suggellare la forza del suo clan contro lo zio di quel picciotto che aveva deciso di collaborare con la giustizia. Si chiama “En Plein 2” l’operazione che a distanza di tre anni – aprile 2015 – azzera il gruppo malavitoso dedito allo spaccio di droga, cocaina e marijuana con solide amicizie con i narcotrafficanti calabresi. Sono in tutto 19 le persone arrestate nel blitz scattato all’alba.

Le indagini sull’omicidio di Salvatore Lenza “paredda” del 2014 e del ferimento di Antonino Giamblanco “’u sciallarese” sempre di quell’anno, hanno permesso di ricostruire l’organigramma del clan con a capo Salvatore Rapisarsa capace di reggere le fila del gruppo mafioso grazie ad un suo fedelissimo, Alessandro Giuseppe Farina che pur essendo detenuto utilizzava i suoi più stretti familiari, la moglie Vanessa Mazzaglia, il suocero Nino e il nipote Emanuele Lucio Farina per veicolare direttive e ordini agli affiliati.
Sul campo era Vincenzo Marano incaricato responsabile ad interim per tutto il paese di Paternò a gestire le piazze di spaccio sino a Santa Maria di Licodia e Belpasso e la cassa comune assicurando un sostentamento alle famiglie dei gregari detenuti.

Curioso un fatto registrato all’interno del clan: il pentimento di uno dei fratelli Farina, Orazio aveva creato fibrillazioni tanto che gli altri due fratelli Angelino e Alessandro avevano preso le distanze dicendosi disposti a pubblicare un necrologio. Di tutto questo se ne parla in carcere ed è il capomafia Rapisarda a baciare in bocca Emanuele Lucio Farina per consacrare la sua affiliazione contro il pentimento infame di suo zio.

Fatta luce anche su una tentata rapina a mano armata consumata il 30 dicembre dell’anno scorso a Paternò in danno di un distributore di carburante, nel corso della quale i due malviventi intervenuti, identificati negli arrestati Emanuele Lucio Farina e Samuele Cannavò, esplodevano anche un colpo d’arma da fuoco a fini intimidatori.

(FONTE: LA REPUBBLICA)

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