Chvrches ep. 1: tresonolecose della notte di Santo Stefano

Cosa metti al  primo posto dei pochi aspetti negativi di essere tornato a vivere in Sicilia? A chi me lo chiede di tanto in tanto rispondo sempre: ” a sud di Tunisi se c’è una cosa che paghiamo più che un’altra è la PERIFERIA “.  La prima cosa  il respiro internazionale. Ieri sera la neonata associazione Closer ci ha offerto una serata davvero fuori dai soliti schemi dei party o degli eventi della zona. Appena entrati nella piccola ex chiesa sconsacrata di San Michele (quartiere  Castello, nel cuore di quella che era la contea di Modica), venivi catapultato, in un gioco di luci su colonne barocche e di spore sonore nel silenzio  della sacralità violata, in un’atmosfera nuova, europea, degna più raffinati club di Berlino, quelli che io non riesco che a definire altro che “posti”, non percependone luogo, nazionalità, riferimenti. Per un attimo quindi, pur confortato da tante facce amiche, ti sentivi spaesato, di una curiosità viva, sacra senza essere eccessivo. Ti sentivi neutro, pronto ad assorbire sensazioni nuove, che sapientemente dj Paul Pacci, ci trasmetteva dal suo archivio musicale.

 

La seconda cosa è l’intimità. Quasi in contrasto con quanto provato al primo impatto è arrivato il concerto di Erlend Oye, delicato e gentile, che subito ha saputo creare una certa sintonia con il pubblico, rapito dal percorso che le chitarre e la sua voce stavano progettando. Davvero intenso nel riproporre anche alcuni pezzi in italiano in cui tradiva un  accento nordico che lo rendeva ancora più tenero e melodico. L’esibizione, in acustico, vola via veloce forse troppo che si sarebbe benissimo potuti andare avanti per ore di come si stava bene, coccolati nonostante la serata piuttosto fredda. In questo frangente le video proiezioni lasciano spazio alla musica, e la supportano da lontano solo con piccoli spunti, senza voler distogliere l’attenzione dal cuore dello show. Intimo come un abbraccio, arrivederci Erlend, alla prossima occasione.

 

La terza cosa è la vertigine. Come su un’altalena di emozioni, l’ultima parte della serata viene accompagnata delle ricerche di Hetan e Noiseimpera, che oltre ad essersi prodigati tra gli organizzatori ed ideatori dell’evento, hanno chiuso la serata riportando di nuovo l’ambientazione verso confini più nordici, in un mix perfetto tra ambientazione, combinazioni visive e suggestioni musicali. Se non fosse stato per il buon vino Nero d’Avola e per l’aperitivo nostrano, davvero saremmo potuti essere in un qualsiasi indefinito luogo tra Monaco e Oslo. Ma di certe cose andiamo fieri, e ed è sempre bene riconoscere il valore delle buone cose che si hanno.

 

Concludo dicendo che non troppo spesso si assistono a serate come quelle di ieri, e che lo spirito con cui questi ragazzi l’hanno creata è proprio la speranza concreta che il “mal di periferia” che per motivi geografici, storici anche culturali che a volte viviamo, si possa superare e far emergere le potenzialità di un territorio, di una storia, che è fatta di uomini e di pietre, di sogni e di suoni.

Davvero grazie ai ragazzi di Closer, al prossimo episodio.

 

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Vivo a sudditunisi, dopo aver girato l'Italia per un po'. Sono zio di una regina degli elfi, tifo l'Inter dai tempi in cui perdevamo sempre, ma eravamo invincibili. Voto il Pd quasi per lo stesso motivo. Scrivo di pallone, ma ho un libro nel cassetto dal titolo goloso. Alè.

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