“Quando sono sfuggito poi hanno acchiappato Maria Concetta, e l’hanno riempita di botte, le hanno fatto cadere due denti, a una donna. Ma perchè non si vergognano? Questi sono i Ventura”.
Che i Ventura fossero pericolosi malacarne lo si era capito da tempo, ma quello che sta emergendo dal processo a carico di Angelo (Elvis), di suo Fratello Jerry e del cognato Marco Di Martino va ben oltre l’immaginazione.
Il collaboratore di Giustizia, Rosario Avila, già nelle dichiarazioni rese nel periodo dei “sei mesi” era stato molto duro e preciso (“Bastardi” teste calde che “per spaventare qualcuno sparavano” senza pensarci e che facevano capo ad un unico gruppo, il “cui reggente è Giambattista Ventura“ – LEGGI ARTICOLO) ma nel processo in corso ai Ventura ha raccontato molti particolari importanti, che fanno comprendere come il clan sia spietato e senza freni. Le decisioni venivano assunte senza passare permessi eccessivi (d’altronde parliamo della Stidda), con a disposizione armi in abbondanza.
Jerry e Angelo (Elvis) sono i figli del capomafia del clan Carbonaro-Dominante, Filippo Ventura oltre ad essere nipoti del reggente del clan, Giombattista Ventura. Mentre Marco Di Martino è il genero di Filippo Ventura.
Oggi ci dedicheremo agli episodi di violenza, nel prossimo articolo riferiremo su droga, estorsioni, liberi professionisti a servizio del clan ed i locali d’incontro. Oltre ai nomi dei componenti del clan.
VOLEVANO UCCIDERE AVILA, MA MANDANO IN OSPEDALE LA FIGLIA
“Quando sono sfuggito poi hanno acchiappato Maria Concetta, e 1’hanno riempita di botte, le hanno fatto cadere due denti, a una donna. Ma perchè non si vergognano? Questi sono i Ventura”.
A parlare è sempre il collaboratore di Giustizia, Rosario Avila che racconta come i Ventura volessero ucciderlo a seguito della relazione (ancora in corso) con la figlia di Giambattista, Maria Concetta Ventura.
Avila aveva iniziato la sua relazione con Maria Concetta Ventura, osteggiata innanzitutto perché le due famiglie appartenevano a due famiglie mafiose diverse (i Ventura, al clan della stidda “Carbonaro-Dominante”, Avila ai Piscopo di cosa nostra).
Dovevo andare al bar “Pit Stop” per appacificare la situazione. “Maria Concetta mi ha detto si, Rosario, chiudiamo questa cosa e cerchiamo di appacificarla, perche loro erano tutti presenti al Pit Stop quando loro sono partiti, Giambattista Ventura con Favata. C’era jerry, c’era Elvis, erano tutti presenti ad organizzare quello che dovevano fare a me quel giorno”.
Un’amica lo avvertì “mi ha detto non ti fidare, vattene a casa. Mi ci faccio trovare io qua. Io da uomo gli volevo parlare, da uomo a uomo, di chiarirci. Lui Ventura cosa ha fatto invece? A traino mi ha portato il Favata, l’ha fatto nascondere dietro un muretto ed e venuto sotto casa di Bergagem Sonia”.
Così Giambattista Ventura gli dice “Rosario scendi che chiariamo”. Ma l’amica lo avvisò di non scendere perché “sono armati e ti vogliono ammazzare”.
Avila a quel punto “scappò dalla finestra” – racconta – mentre la figlia di Giambattista Ventura
“Quando sono sfuggito poi hanno acchiappato Maria Concetta, e 1’hanno riempita di botte, le hanno fatto cadere due denti, a una donna”.
Il Pm, la dottoressa Valentina Sincero, domanda ad Avila se la compagna “ha mai denunciato questa cosa”.
Avila è netto:
“Maria Concetta disse all’ospedale che era caduta” perché “è stata minacciata. Hanno detto che se diceva qualcosa la ammazzavano”.
Poi grazie all’intervento di mafiosi di “spessore” che parlarono con il padre Giambattista Ventura la relazione venne accettata. E le minacce passarono all’ex marito di Maria Concetta Ventura, Massimo Favata, che secondo il racconto di Avila venne minacciato con le armi a disposizione del clan.
“L’ex marito di Ventura Maria Concetta, Favata Massimo ha detto qualcosa, una frase, ha mandato a dire al signor Ventura Giambattista, non lo so, qualcosa sicuramente di offensivo, e se l’e presa cosi tanto che Ventura Giambattista ci andò a casa, ci andò pure armato con Marco Papa e ci andò pure con lo spazzino, con Francesco Giliberto. Perche Favata Massimo voleva che io dovevo lasciare la Ventura, non ci dovevo stare. Invece il padre mi acconsenti a questa relazione”.
Avila poi precisa che ancora oggi “la mia convivente subisce umiliazioni e minacce dalla famiglia Ventura”.
IL TENTATO OMICIDIO DI GIUSEPPE OTTAVIANO
Le armi a disposizione del clan erano utilizzate per rapine ma anche per tentati omicidi, come quello a Giuseppe Ottaviano, messo in atto (per Avila) da Giambattista Ventura e da suo nipote, Angelo Elvis Ventura.
“E’ stato eseguito da Elvis Ventura” nel “2014”.
Il motivo lo spiega Avila molto bene:
“perchè il socio, il socio di Giuseppe Ottaviano, era un certo Elio Mangione. Si, perchè si lamentava questo Elio Mangione perchè Giuseppe Ottaviano era entrato come socio occulto in questo magazzino, e comunque Giuseppe Ottaviano è una persona molto arrogante” e “voleva buttare fuori il proprietario”.
“Il signor Mangione – racconta Avila – si era rivolto alla famiglia Ventura per questa cosa”. In particolare “al signor Ventura Giambattista e al signor Elvis. A tutti e due”.
E quando il Pubblico Ministero chiede se Avila “sa indicare chi fu a sparare proprio nei confronti dell’Ottaviano?”.
Avila risponde
“a sparare dovrebbe essere Elvis Ventura. Ha sparato lui, con una delle pistole che avevate trovato a casa di Marco” Di Martino.
La confessione è dello stesso Angelo Elvis Ventura ad Avila.
“Fu proprio Elvis a dirmelo”. Che precisò come l’arma utilizzata fu “Una calibro 7,65”.