“Cocaina come se nevicasse”, oltre 200 anni di condanne al Processo “Puerto Liberado”. Venti anni ai fratelli Brandimarte

Cocaina come se nevicasse costano oltre 200 anni di carcere alla famiglia Brandimarte ed ai soci.

E’ questa la conclusione del troncone abbreviato del processo “Puerto Liberado” che riguarda i traffici di droga al Porto di Gioia Tauro ed i narcos, su tutti i fratelli Brandimarte.

18 condanne ed un’assoluzione sono il risultato finale.

Ieri il gup Barbara Bennato ha inflitto oltre 200 anni di carcere, così come richiesto in sede di requisitoria dal pm antimafia Luca Miceli.

Ammonta a 20 anni di carcere la condanna inflitta ai fratelli Alfonso e Giuseppe Brandimarte, 16 anni e 30 mila euro di multa è la pena comminata ad Antonio Calabrò, 14 anni  e 30 mila euro di quella a Vinicio Cambrea e 14  anni quella ad Antonio Campanella.

Dovrà passare invece 12 anni dietro le sbarre Vincenzo Caratozzolo, mentre 16 anni  e 30 mila euro di multa sono stati inflitti a Vincenzo Crisafi.

Per il collaboratore di giustizia, Antonio Femia, alias “Titta” il gup ha comminato una condanna a 10 anni di carcere.

Femia, per cui l’accusa aveva richiesto una condanna a 8 anni e 2 mesi di reclusione, dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta “Puerto Liberado” e in quella denominata “Santa Fè”, ha deciso di collaborare con il pm Miceli e il sostituto procuratore Paolo Sirleo, adesso trasferito a Roma.

Agli inquirenti ha riferito sui traffici di droga all’interno del porto di Gioia Tauro e soprattutto ha fatto nomi e cognomi dei presunti appartenenti all’organizzazione criminale.

Tutta l’indagine infatti, gira intorno alla figura dei Brandimarte e nello specifico le redini dell’organizzazione sarebbero state tenute da Giuseppe Brandimarte quello che le Fiamme Gialle considerano il vero e proprio “inventore” delle “squadre”, ossia quei gruppi di presunti dipendenti infedeli che nello scalo di Gioia Tauro, come negli altri porti del mondo, si occupano di imbottire i container di cocaina che altri colleghi, altrettanto presunti infedeli, si occupano di svuotare quando la nave madre arriva a destinazione.

Pene severissime quelle inflitte quindi dal gup Bennato anche agli altri presunti appartenenti all’organizzazione dedita al traffico di droga. 10 anni di carcere sono stati comminati a Giuseppe Galluccio, Davide Gentile e Antonio Giovanni Staiti mentre per Rocco Gagliostro oltre ai dieci anni di carcere è stata inflitta una multa di 30 mila uero.

Stessa multa per Mario Ietto, punito a 12 anni di carcere, per Francesco Nirta, a cui sono stati comminati 6 anni, Gianpietro Sgambaterra, a cui sono stati inflitti 8 anni, e Francesco Siviglia punito però a 12 anni di carcere. Infine ammonta a 4 anni di carcere la pena comminata a Vincenzo Trimarchi mentre l’unica assoluzione è quella rimediata, così come richiesto dal pm Miceli, a Giuseppe Condello. L’inchiesta “Puerto Liberado”, alla luce della sentneza emessa dal gup, ha retto quindi nel primo troncone processuale. Anche se si dovrà attendere 90 giorni per conoscere le motivazioni, sicuramente Femia è risultato essere un collaboratore “credibile”. .

«Ho conosciuto Alfonso e Giuseppe Brandimarte nel 2008-2009, ha messo a verbale “Titta”, presentatimi da mio cugino Giuseppe Pronestì che lavorava al porto. Siccome Nicodemo Fuda ( coinvolto nell’operazione “Santa Fe” ndr) aveva avuto dei problemi con chi in precedenza si occupava dello scarico per lui, omissis, chiesi a mio cugini di presentarmi qualcuno al porto in grado di fare lo scarico e lui mi portò da Brandimarte. Il gruppo dei Brandimarte era composto da Alfonso Brandimarte, Giuseppe, Davide Gentile, Francesco Siviglia e Vincenzo Trimarchi che si occupava di cambiare i turni e portare la roba fuori dal porto. Fu Alfonso Brandimarte a dirmi che nel caso dell’arresto in flagranza di Vincenzo Trimarchi la droga era destinata ad Giuseppe Alvaro che molte volte si serviva dei Brandimarte per gli scarichi della droga. Anche Giuseppe Alvaro mi ha confermato questa circostanza. Anche Giuseppe Alvaro mi ha confermato questa circostanza», così dirà Femia agli inquirenti.

Il tutto michele brandimartea quasi un anno dalla morte di Michele Brandimarte a Vittoria. Fratello dei narcos Giuseppe ed Alfonso, padre di Damiana Brandimarte, ex moglie del defunto Vincenzo Priolo, ucciso dal cugino, Vincenzo Perri. Episodi e fatti ancora oggetto di giudizio nel corso del Processo d’appello sulla faida che ha insanguinato la Piana di Gioia Tauro.

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