Consorzi: mantenimento delle aree provinciali o unione Ragusa – Siracusa?

Balcanizzazione amministrativa, mantenimento dello status quo o Maxi Consorzio RG-SR?

L’abolizione delle province è stata appena ratificata e prima di avere un quadro chiaro, i venti di un improvvisato campanilismo soffiano nelle rubriche locali, alimentati da comunicati stampa di partiti e onorevoli che in maniera irresponsabile puntano ad ottenere facili consensi soffiando su arcaici scontri di identità cittadine, rischiando seriamente di indebolire l’economia iblea. L’occasione è troppo ghiotta per non essere colta ai fini elettorali.

“Faremo da soli” pare essere la nuova parola d’ordine nei circoli virtuali modicani e già si parte con “il toto Consorzio”: Modica capofila del Val di Noto in un Consorzio con una strana forma, a metà tra la Diocesi di Noto e la Contea dei bei vecchi tempi. Anche il Sindaco Abbate pare aver sposato questa linea non partecipando al vertice dei Comuni iblei. Le ultime notizie sconfessano però i nuovi indipendentisti che incontrano già le prime e fatali delusioni. Piccitto ha chiamato a raccolta 10 città su 12 tra cui Scicli, Pozzallo ed Ispica che hanno firmato un documento di intenti per il potenziamento della vecchia formazione della ex provincia iblea, con l’intento di coinvolgere città come Caltagirone. A sentire la vacuità delle riflessioni finora espresse si ha l’impressione che a molti l’idea di potenziare il territorio della ex provincia non vada giù per principio di opposizione nei confronti di Ragusa, giustificando l’alternativa come “naturale spazio di convergenza turistica”, dimenticando che anche gli iblei e il siracusano ne sono parte e quindi realisticamente, anche potenziali concorrenti. E’ difficile immaginare benefici economici e sociali con la balcanizzazione amministrativa del territorio ibleo, per almeno un motivo su tutti: la dimensione dei Consorzi sarà – come lo è stata nell’iter legislativo – un parametro per valutare la redistribuzione dei fondi. La provincia di Ragusa spaccata in due Consorzi, ammesso che ciò sia praticabile, indebolirebbe entrambe le parti nell’erogazione dei servizi e nei confronti degli altri attori nazionali e intenazionali.

Un Maxi Consorzio della Sicilia Sud Orientale RG-SR

Se un mini consorzio sarebbe controproducente e un consorzio che ricalchi i vecchi confini della provincia una riconferma dello status quo, seppure con tante buone intensioni, la vera sfida è invece agganciare a livello regionale le aree economiche prossime alle metropoli notoriamente più dinamiche come Palermo e Catania, rilanciando un’idea di Distretti capaci di confrontarsi sia sul livello nazionale che euro-mediterraneo. Posizionarsi nella fascia di Consorzi ad alta densità abitativa potrebbe essere un’occasione per il rilancio di tutta l’economia. Per raggiungere questo obiettivo si deve guardare alla provincia più simile alla nostra : Siracusa, e regionare su una possibile convergenza in un unico Consorzio che andrebbe a concorrere in maniera diretta come primo Consorzio in Sicilia e terza area demografica, dopo Palermo e Catania e seconda solo a Palermo per estensione territoriale. Mentre Palermo e Catania raggiungono rispettivamente un bacino di utenza di 1,2 milioni e 1 milione di abitanti, Ragusa e Siracusa insieme arriverebbero a più di 700 mila abitanti distribuiti in 33 Comuni. Obiettivo impossibile? Può darsi; sempre che si ragioni guardando agli interessi di borgata e non ai consorzi come strumento di coordinamento territoriale contro la crisi.

Considerando un’area RG-SR che andrebbe ad inglobare autostradea, porti, ferrovie, aeroporti molto vicini come Comiso e Catania, zone industriali dinamiche e un territorio tra i più grandi della Sicilia, le scale di riferimento cambiano ed è possibile incidere in maniera efficace sui mercati internazionali così come nella gestione dei servizi locali e nel contenimento degli effetti dei tagli ai fondi da parte di Stato Regione e UE dei prossimi anni. Con un bacino così ampio cambia la gestione dei servizi più economici; cambia l’aerea di contribuzione, più ampia rispetto a quella attuale; cambia il rapporto con i cittadini, che potranno rivolgersi direttamente al Comune di appartenenza senza i vecchi centralismi che caratterizzavano le province; cambiano le attrattive per gli investimenti esteri e i flussi turistici, che presenterebbero un’offerta con un patrimonio culturale e naturalistico inestimabile: dal teatro Greco a Pantalica, dal Barocco di Noto a Ragusa ibla, passando per Modica, Cava d’Ispica, includendo alcuni tra i paesaggi urbani e rurali più suggestivi della Sicilia e andando a valorizzare un marchio coerente e unico come quello della Sicilia orientale, e non soltanto di una parte di essa e non soltanto sul turismo. Con un simile accordo le porte potrebbero essere aperte a tutti i comuni limitrofi come Caltagirone e Gela rafforzando e arricchendo, di fatto, il progetto.

Oltre il campanilismo

Mentre tramontano sul nascere sogni campanilistici di mini consorzi autoreferenziali e in attesa che la transizione amministrativa si completi, ogni proposta può essere perseguita seppure alcune presentino molte criticità e proprio su questo terreno potremo tastare l’attitudine politica e diplomatica della nostra classe dirigente locale, dei mezzi di informazione e della consapevolezza dei cittadini. Il compito della politica regionale è quello di completare questa transizione quanto prima, indicando con precisione compiti e coperture certe. Ai sindaci l’onere di indicare una strategia credibile dialogando con i propri territori. Ai cittadini l’ultima parola con i referendum, ma il grande compito di ognuno di noi è informarsi sulle possibili scelte, invece di subire le consuete e improduttive manipolazioni elettoralistiche che restringono la prospettiva e, con essa, le opportunità di  tutti noi.

(Adriano Spadaro)

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