La task force che dà la caccia a Matteo Messina Denaro, la stessa che fa ogni giorno di più terra bruciata attorno al più ricercato dei latitanti di Cosa nostra, capta le intercettazioni di alcuni suoi fiancheggiatori e scopre i due assassini di un «cold case», un delitto a colpi di lupara avvenuto nel 2009. Non solo, ma coglie l’insofferenza di alcuni boss nei confronti dello stesso padrino alla macchia, ritenuto debole: «Questo non fa niente, anche se gli arrestano fratelli e sorelle… Forse qualche giorno si ritira e altri andranno a fare cose a nome suo…».
Allerta reparti speciali
Uno scenario inquietante nella Sicilia dove si temono sempre attentati eccellenti. Una ragione in più per l’allerta dei maggiori esperti del Ros, il reparto speciale dei carabinieri, e dello Sco, l’anticrimine della polizia, impegnati nella ricerca della primula di una mafia attraversata da insofferenze tutte da monitorizzare. Intanto, fra decine e decine di arresti e sequestri di beni contro parenti, complici e patrimoni dell’impero mafioso in provincia di Trapani, le indagini consentono di fare luce sull’omicidio di Salvatore Lombardo, un pregiudicato freddato il 21 maggio del 2009 con un fucile «calibro 12» davanti allo «Smart Caffè» di Partanna.
Lo «sgarro» alla famiglia
Ucciso per uno «sgarro», come emergerebbe dal colloquio intercettato fra due soggetti da tempo seguiti e ascoltati. Un’offesa al superlatitante perché Lombardo si sarebbe permesso di rubare un camion carico di merce, dal magazzino di una catena di supermercati frattanto sequestrasti ai fiancheggiatori di Messina Denaro. La svolta dopo l’arresto del titolare del supermercato, Giovanni Scimonelli, adesso indicato come prestanome e protettore della latitanza di Matteo Messina Denaro. In contatto con i due presunti assassini arrestati nell’ultimo giorno di novembre, Nicolò Nicolosi, nato a Calatafimi e Attilio Fogazza, entrambi 44 anni. Indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato e dai sostituti Carlo Marzella e Francesco Grassi.
Il necrologio del padrino
Alla svolta si arriva casualmente lo stesso giorno dell’anniversario della morte del padre di Messina Denaro, Francesco, il padrino stroncato da un infarto nel 1998 da latitante, mentre tutti lo cercavano come adesso accade con il figlio, fatto ritrovare a Castelvetrano vestito di tutto punto, pronto per il funerale. E oggi, come ogni anno, la famiglia pubblica sul Giornale di Sicilia la necrologia firmata «i tuoi cari».
Il segugio di Mafia Capitale
Una svolta e uno scenario sul quale sono impegnati a tempo pieno investigatori di primo piano. A cominciare dal colonnello Stefano Russo, 44 anni, da poco tempo arrivato alla guida dei carabinieri di Trapani dal comando del Ros di Roma, dopo i successi nella maxi inchiesta su Mafia Capitale. Per la polizia in prima fila il capo della Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti con il questore Guido Longo. Sono i loro uomini, i loro funzionari a controllare soprattutto quello scenario sovraccarico di insofferenza nei confronti del padrino del quale alcuni boss si lamenterebbero.
L’insofferenza dei boss
Smania e impazienza emergono dalle battute di due protagonisti con nomi top secret intercettati nel quadro delle indagini che hanno portato alla scoperta del «cold case». Sequenza inquietante. Il primo interlocutore si sfoga parlando del superlatitante: «Ti fanno fare lo sciacquino, tutte cose senza mangiare né bere, ti arrestano… te la mettono in c… loro si fanno i c… loro e tu l’hai presa solo in c…? Ma per cosa…?». E l’altro: «Ma questo (Matteo Messina Denaro ndr) che m… fa? Un c… Si fa solo i fatti suoi e ‘scrusciu (rumore, attentati ndr) non ce ne deve essere…». Replica: «Arrestano i tuoi fratelli, le tue sorelle, i tuoi cognati e tu non ti muovi?». Ed ancora: «Ma fai bordello! Svita a tutti… Dici: ‘Se avete i… uscite tutti fuori, sennò vi faccio saltare’…». Commento finale: «Io sono del parere che questo qualche giorno, a meno che non lo abbia già fatto, si ritira… e gli altri vanno a fare cose a nome suo, quando lui oramai non c’è più qua… e sa dove m… se ne è andato… Cioè, tu un movimento, dico… un accenno che sei presente… O no? Niente!».
(FONTE: CORRIERE.IT)