Crispino, gli Aprile e altri: “Il cannolo di ricotta fammelo trovare dietro la porta”. Polizia di Noto li scopre e denuncia: è droga

Nella giornata di ieri, al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Siracusa, Agenti della Polizia di Stato, in servizio al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Noto e coordinati dal Commissario Paolo Arena, procedevano a denunciare, ed a notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, 12 soggetti, alcuni dei quali già noti alle forze di polizia, in quanto in concorso tra loro,  in tempi diversi ed in esecuzione del medesimo disegno criminoso, detenevano ai fini della cessione a terzi sostanze stupefacenti del tipo hashish e marijuana, con la recidiva reiterata ed infra-quinquennale per diversi di loro.

Si tratta di: Giuseppe Crispino, G.E. di anni 41 netino; M.C. di anni 33 netino, Rosario Montesano, P.D. di anni 27 netino, P.M. di anni 27 netino, V.C. di anni 29 netino, Francesco D’Agata, B.C. di anni 32 netino, Claudio Aprile, Giovanni Aprile e G.V. di anni 26 netino.

L’indagine, avviata con la Procura Distrettuale Antimafia di Catania, poi trasmigrata a quella ordinaria di Siracusa, espletata dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Noto e supportata da attività tecnica di intercettazione sia telefonica che ambientale, permetteva di acquisire riscontri oggettivi inequivocabili a carico di 12 soggetti gravitanti nel settore dello spaccio di stupefacenti.

Più nel dettaglio, nell’ottobre 2010, personale di Polizia dipendente, apprendeva della proficua attività di spaccio di droga da parte del Giuseppe Crispino e del cognato Rosario Montesano per la quale si avvalevano di giovani pusher che erano soliti frequentare specifici luoghi di concentramento giovanile. L’attività tradizionale di appostamento, osservazione e pedinamento, confermava i sospetti e la situazione di spaccio esistente in piazza Mazzini ed in pieno centro storico netino ovvero nell’area limitrofa al corso Vittorio Emanuele, sul sagrato della Basilica del Santissimo Salvatore.

Ciò originava l’attività di intercettazione che si rivelava fruttuosa nell’acquisizione di gravi elementi di responsabilità, svelando il fine ultimo degli indagati, ovvero quello di pianificare e concretizzare le procedure di compravendita dello stupefacente con collegamenti con la mala catanese. Circa 10 i sequestri di droga effettuati in sequenza dal personale di Polizia, tra il 2010 ed il 2012, oltre ad alcuni deferimenti in stato di arresto e di libertà, in riscontro all’attività di detenzione finalizzata allo spaccio sia di marijuana (per complessivi grammi 250,00) che di hashish (per complessivi grammi 110) destinata ai più giovani.

Nelle conversazioni telefoniche, nel corso delle quali vengono concordati i numerosi appuntamenti tra gli indagati e gli assuntori di droga, gli interlocutori utilizzavano volutamente un linguaggio criptico finalizzato ad eludere i controlli delle forze di Polizia del tipo “Portami i jeans”…. “L’hai portati i documenti?”…”Vai a prender due schede”…Il cannolo di ricotta fammelo trovare dietro la porta”…Il Cornetto e le chiavi della camera sono tra la persiana e la porta bianca “Sto andando a Catania a prendermi un caffè…Se dobbiamo giocare alla play station devi prendere il joystik”.

Tra tutti emerge la figura del Rosario Montesano quale vero e proprio organizzatore e controllore dell’attività di spaccio e di Giuseppe Crispino, noto pregiudicato netino vicino al clan Trigila come acclarato in altre indagini di Polizia e attualmente ristretto nella casa circondariale di Cavadonna, che M.G. chiama con altro nome fittizio, segno di familiarità dovuta a pregressi accordi, dei fratelli Giuseppe e Claudio Aprile, questi ultimi di Portopalo con numerosi precedenti penali per reati contro la persona ed il patrimonio nonché di G.E., tra tutti il più accorto nelle conversazioni con gli altri indagati utilizzando sempre utenze cellulari intestate a persone non direttamente riconducibili a lui.

Nella giornata di ieri, pertanto, gli indagati convocati in Commissariato, venivano deferiti per i reati di detenzione ai fin i di spaccio di stupefacenti come disposto dall’Autorità giudiziaria competente con la notifica degli avvisi conclusione indagini, stante il lasso di tempo trascorso. Per Giuseppe Crispino il Francesco D’Agata e i fratelli Giovanni e Claudio Aprile si procedeva a notificare gli avvisi direttamente nella casa circondariale di Cavadonna, ove sono tuttora ristretti per altri procedimenti penali sempre a seguito di recenti operazioni della Polizia di Stato coordinate dalla Dda.

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