Cronaca di una estate che non va dimenticata…

Mina riusciva a far canticchiare a metà degli italiani  il tormentone “tintarella di luna”. Al cinema  Vittorio De Sica portava sullo schermo  “la Ciociara” di Alberto Moravia. . . Correva l’anno 1960

           Nel mese di aprile  la Democrazia Cristiana vara il governo “Tambroni” con i voti determinanti del Msi (movimento sociale italiano formazione politica apertamente  neofascista) suscitando proteste in Parlamento e nel Paese.
Il 14 maggio il Msi decide di indire il proprio congresso nazionale a Genova, città decorata di medaglia d’oro della Resistenza e da cui era partita l’insurrezione della resistenza antifascista.
Il 2 giugno, nella ricorrenza della Festa della Repubblica, il senatore Umberto Terracini (che fu presidente dell’Assemblea Costituente) invita le forze che si rifanno ai valori della Resistenza a organizzare una riunione contro il congresso dell’MSI ritenuto una provocazione contro la città di Genova.
Il 25 giugno a Genova durante un corteo di protesta (organizzato dalle federazioni giovanili del PCI, del PSI, del PSDI, del PRI e dei radicali a cui aderirono anche i portuali) contro la celebrazione del congresso si verificano le prime repressioni della polizia. . Inoltre viene annunciata  la partecipazione  di Carlo Emanuele Basile, Prefetto della città ai tempi della Repubblica Sociale Italiana. . Basile è conosciuto a Genova per le ordinanze del marzo 1944 ( contro lo sciopero bianco) a cui succedettero nel mese di giugno le deportazioni di alcune centinaia di lavoratori nei campi di lavoro della Germania nazista. Oltre a Basile il Msi annuncia la presenza di Junio Valerio Borghese il famigerato macellaio della X mas.
Il 29 giugno la Camera del Lavoro cittadina indice per il giorno successivo uno sciopero generale contro la celebrazione in città del congresso neofascista. In questa situazione di tensione si aggiunsero alcune decisioni . Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri ‘ispeziona la città e contemporaneamente  viene sostituito il questore con Giuseppe Lutri ben noto per la sua attività anti-resistenziale a Torino durante la dittatura fascista.
Il 30 giugno la manifestazione si svolge senza particolari incidenti. Alla fine del comizio i manifestanti si spostano verso piazza De Ferrari e vengono dispersi dalle cariche della polizia. Gli scontri si spostano anche nei vicoli del centro storico dove la popolazione residente reagisce  contro le forze dell’ordine che inseguono i manifestanti. Gli scontri proseguono e gli organizzatori della manifestazione temono che venga ordinato alle forze dell’ordine di aprire il fuoco sulla folla. A quel punto il presidente dell’ANPI si accorda con alcuni ex-partigiani, tra cui un funzionario di polizia, per impegnare gli aderenti a  fermare gli scontri, avendo in cambio l’assicurazione che le forze dell’ordine si sarebbero ritirare senza effettuare nessun arresto. Al termine degli scontri si registrano circa 200 feriti tra polizia e manifestanti.
Il 1º luglio si registrano diversi scontri tra forze dell’ordine e manifestanti in molte città d’Italia. La Camera del Lavoro di Genova indice un nuovo sciopero  generale .

             Il 2 luglio ,primo giorno del congresso del Msi,  la riunione  si sarebbe dovuto tenere a circa 50 metri dal Sacrario dei Caduti. Per   impedire l’afflusso dei manifestanti verso  il centro città.alle forze dell’ordine vengono affiancati alcun reparti dell’esercito. Alla fine della giornata si raggiunge un accordo per evitare ulteriori scontri : il Msi rinuncia alla celebrazione del congresso e la Cgil revoca lo sciopero generale previsto per il giorno dopo.
Per tutti i giorni seguenti si susseguono in tutta Italia le manifestazioni contro il governo sostenuto dai neofascisti e si commemorano gli avvenimenti della Resistenza . Al contrario di Genova, in queste occasioni si registrerà un uso frequente delle armi da fuoco da parte delle forze dell’ordine, con diversi morti e numerosi feriti tra i manifestanti.

            Il 5 luglio a Licata gli scontri a seguito di una manifestazione di protesta sindacale vedranno un morto e 24 feriti. A Milano viene distrutta la sede del Partito Radicale, a Roma alcuni ordigni esplosivi vengono gettati contro una sede locale del PCI, mentre a Ravenna, durante le ore notturne, un gruppo di neofascisti incendia l’abitazione di Arrigo Boldrini, segretario nazionale dell’ANPI.
Il 6 luglio a Roma presso la Porta San Paolo è indetta una nuova manifestazione contro il governo, che prevede la deposizione di alcune corone di fiori presso la lapide in ricordo degli scontri del settembre 1943. La manifestazione, vietata all’ultimo momento, viene ugualmente organizzata. La testa del corteo è costituita da cinquanta parlamentari del PCI, PSI e PRI che vengono  caricati dai reparti a cavallo della polizia.
Il 7 luglio a Reggio Emilia una manifestazione sindacale con 20.000 partecipanti (contro i soli 600 posti della sala concessa dalla questura) finisce in tragedia quando la polizia e i carabinieri sparano sulla folla in rivolta, provocando 5 morti. Cadono uno dopo l’altro Afro Tondelli operaio di 35 anni, Lauro Farioli di 22 anni, Ovidio Franchi 19 anni, Emilio Reverberi 39 anni, Marino Serri 41 anni. In totale le forze dell’ordine esploderanno 500 colpi durante gli scontri.
L’8 luglio il presidente del Senato, propone una “tregua” di due settimane, chiedendo che vengano sospese tutte le manifestazioni di protesta e che nel frattempo vengano ritirate nelle caserme le forze di polizia. La proposta viene accettata dal PCI, PSI, PSDI, PRI e dal Partito radicale, con riserva dalla DC, e vede l’opposizione dei partiti di destra.

           Nelle stesse ore avvengono nuovi scontri a Palermo. A piazza Politeama Giuseppe Malleo (16 anni) è il primo ad essere colpito da una pallottola di moschetto al torace, subito dopo cadono Andrea Cangitano (19 anni) ucciso a colpi di mitra insieme a Francesco Vella (operaio di 42 anni). Rosa La Barbera è la quarta vittima (53 anni) raggiunta da un colpo di arma da fuoco mentre chiude la finestra di casa. La giornata vede anche 36 feriti, 370 fermati e 71 arresti.

           A Catania in piazza Stesicoro l’operaio edile Salvatore Novembre di 21 anni è ferito gravemente ma ne viene impedito il soccorso. E’ raccolto dopo alcune ore ormai morto.
Il 13 luglio la direzione della DC emette un documento in cui dichiara esaurito il compito del governo.

           Il 19 luglio  a seguito delle proteste e delle stragi il Governo Tambroni si dimette .

Gianfranco Motta

Condividi
Ha ricoperto per quattordici anni l’incarico di segretario provinciale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Ragusa . Dal 1993 al 2000 presidente della Camera di Commercio e successivamente, fino al 2010, presidente del Consorzio dell’area Industriale. Nel 1994 è stato il primo presidente di una Camera di Commercio in Italia a costituirsi parte civile in un processo di mafia. Nel 2000 ha sottoscritto il primo protocollo di legalità sugli appalti in Sicilia. E’ tra i fondatori dell’associazione antiracket di Ragusa. Attualmente dirige il dipartimento sviluppo territoriale della CGIL di Ragusa. E’ volontario della Protezione Civile.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO

Aggiungi una immagine