Da Ragusa a Ostia, sino a Brescello: viaggio dove la “mafia non esiste…”

Da Ragusa ad Ostia, da Vittoria ad Acilia, da Scicli a Brescello è lungo il viaggio da compiere nei territori dove la “mafia non esiste”.

Luoghi, Paesi e Regioni, da sud a nord, passando per il centro, dove la mafia è stata “smascherata” anche contro il sentire comune.

La mafia in paese? Solo maldicenze”. E’ questa la frase, anzi ancor più la convinzione, che ha fatto naufragare nella criminalità diversi territori che, nel caso di Ostia o di Brescello, si stanno destando anche grazie all’apporto fondamentale di giornalisti “coraggiosi”, come la cronista Federica Angeli o i ragazzi di “Corto Circuito”.

Si parlava dei territori. E dai territori partiamo.

Ragusa ha tre capimafia, due in galera (Franco Mormina e Filippo Ventura) ed uno in libertà, tale Mario Campailla (detto u Checco o Saponetta).

Cosa Nostra, dopo un periodo silente, è ritornata operativa nella provincia di Ragusa in “coabitazione” con il gruppo della Stidda. Da un lato la leadership della Stidda nel vittoriese è oramai riconosciuta in Filippo Ventura, dall’altro quella di Mario Campailla (detto “Mario ‘u checcu” o “Saponetta” e nuovamente tornato in libertà) che, dopo l’arresto di Emanuele Firrisi, ha assunto il comando del riorganizzato gruppo della“Stidda” comisana.

Il terzo leader indiscusso è Francesco Mormina (detto Franco u Trinchiti), che comandava a Scicli e nello sciclitano.

Nella città nota a tutti come di “Montalbano”, cioè la splendida Scicli, si è affermato il gruppo criminale capeggiato da Franco Mormina (detto u Trinchiti), nei cui confronti e di altri indagati è stata applicata il 3 giugno del 2014 la misura cautelare in carcere e sono oggi al 41 bis.

Scicli è stata recentemente sciolta per mafia e l’ex sindaco, Francesco Susino, rinviato a giudizio. A seguito di articoli di inchiesta apparsi sulla nostra testata on-line e su Repubblica, del collega Attilio Bolzoni, ci fu una “sommossa” della politica cittadina, poi smentita dai fatti.

A Vittoria, la situazione non è migliore, con le infiltrazioni nel Mercato Ortofrutticolo (delle quali abbiamo abbondantemente parlato LEGGI GLI ARTICOLI) o con le presenze criminali in città e, fra queste, la famiglia del capomafia Filippo Ventura.

Passando ad Ostia, si tocca con mano una situazione criminale assolutamente in evoluzione, con alcune  “certezze”, impersonificate da Carmine Fasciani e da Roberto Spada, considerato come il reggente dell’omonimo clan Spada. Per poi arrivare ad Ottavio Spada (detto anche Spada Jr), nipote del capoclan Carmine Spada detto “Romoletto”. 

Dal le carte processuali dell’operazione “Luna Rossa”, spunta la trimurti Fasciani-Triassi-Spada, con le loro alleanze mafiose, i loro affari in bilico tra droga, usura, concessioni balneari estorte con le minacce o comprate a prezzo di saldo, chioschetti della concorrenza che bruciano, banchetti di cocomeri devastati, parcheggiatori abusivi irreggimentati dai soliti boss.

La Direzione Nazionale Antimafia, nel Rapporto del 2014, affermava: “l’associazione capeggiata da Carmine Fasciani, operante ad Ostia, era impegnata nel traffico di stupefacenti, nelle attività di usura ed estorsione, ma soprattutto nel controllo di numerose attività commerciali e nella gestione degli stabilimenti balneari sul litorale”. E non va dimenticato che a fine dello scorso gennaio il Tribunale ha inflitto pesanti condanne, per un totale di oltre duecento anni, per alcuni affiliati al clan Fasciani nel primo processo per associazione per delinquere di stampo mafioso alla cosiddetta Mafia di Ostia. Quattordici le condanne e cinque assoluzioni. Pena maggiore di 28 anni inflitta al capoclan Carmine Fasciani. I giudici della decima sezione penale hanno, inoltre, condannato a 25 anni e dieci mesi di reclusione Sabrina Fasciani e a 26 anni Alessandro, entrambi figli del capoclan, così come Azzurra che è stata condannata a 11 anni e Terenzio a 17 anni. Pena pesante anche per la moglie del boss, Silvia Bartoli, a cui sono stati inflitti 16 anni e 9 mesi. Assolto, con la formula «per non avere commesso il fatto», Nazerno, altro figlio del capofamiglia. Tra i gregari del gruppo inflitti 25 anni e tre mesi a Riccardo Sibio e 13 anni a Gilberto Colabella. Da segnalare anche le condanne a Mirko Mazzoni (12 anni), Eugenio Ferramo (10 anni), Luciano Bitti (13 anni e 3 mesi) e Danilo Anselmi (7 anni).

E poi ci sono le attività degli Spada l’ultima, lo scorso venerdì, una è stata chiusa. Era la scuola di ballo e palestra gestita da Elisabetta Ascani e dal compagno Roberto Spada.

“Così finalmente la scuola di danza potrà riaprire, perché Ostia Nuova ha diritto di rinascere. Ma non sarà certo il clan Spada né Ascani a gestirla. Su questo non ci piove. Poi vediamo – commenta la collega Federica Angeli – se ci tenevano tanto al bene di ragazzi e bambini o se inizieranno roghi e rogne per la nuova gestione”.

Altra similitudine fra i territori, fra Ragusa e Ostia ad esempio, è l’eroina.

Sì, perché a Ostia ed a Vittoria tutto ritorna. Anche l’eroina che si riaffaccia, insidiosa come un crotalo, tra i palazzoni popolari festonati di panni appesi ad asciugare, popolati di piccola e grande mala, spacciatori, detenuti agli arresti domiciliari (ad Ostia) e nelle piazze popolose (come quella delle scuole del vittoriese) . Realtà che riportano, implacabili, a quelle di quarant’anni fa.

Immancabili, poi, gli insulti su facebook, tratto distintivo degli Spada di Ostia ed i Ventura di Vittoria.

Gli Spada da tempo “spadroneggiano” sul noto social network, con post abbastanza eloquienti (FOTO  SOTTO).

I Ventura non sono da meno, utilizzano facebook come fosse una vetrina per insultare, minacciare e “consigliare” l’omertà (FOTO IN BASSO).

Anche loro sono una sorta di boss 2.0, dei quali diffidare e dai quali prendere le distanze.

Iniziamo con Angelo Ventura (detto Elvis) che nel proprio profilo condivide decine di link, ad iniziare dall’esplicito: “Cu li sbirri e cu l’infami nun ci viviri e nun ci mangiari”, per continuare con “i pentiti uomini di merda”, o ancora “traditori non si diventa ma si nasce”.

Per non parlare di foto di pistole, immagini inneggianti a Pablo Escobar e, da rilevare, una immagine (firmata) di Angelo con il fratello Jerry, usata anche come immagine del profilo, nel quale si legge “cu avi minchia ammutta”.

A Brescello la situazione è kafkiana.

“La criminalità organizzata? A Brescello non c’è”. Lo dice Marcello Coffrini, sindaco Pd del paese in provincia di Reggio Emilia. L’intervista venne pubblicata dalla webtv Cortocircuito ed è parte del loro documentario “La ‘ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana“. Il primo cittadino parla della realtà locale negando che ci siano “mai state denunce per estorsione o ricettazione”. E poi descrive come “una persona educata e composta” Francesco Grande Aracri, boss condannato in via definitiva per mafia nel 2008, soggetto a regime di sorveglianza speciale e considerato il punto di riferimento dell’ndrangheta in Emilia.

Francesco Grande Aracri
Francesco Grande Aracri

Ed accadde che, successivamente alle inchieste giornalistiche dei bravi colleghi, il Paese manifestò in sostegno del Sindaco e, implicitamente, del boss Francesco Grande Aracri.

Perché? Perché (anche) a Brescello, come ad Ostia ed a Ragusa, la mafia non esiste…

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Nato a Ragusa il Primo febbraio del 1983 ma orgogliosamente Modicano! Studia al Liceo Classico "Tommaso Campailla" di Modica prima, per poi laurearsi in Giurisprudenza. Tre grandi passioni: Affetti, Scrittura e Giornalismo. "Il 29 marzo del 2009, con una emozione che mai dimenticherò, pubblico il mio primo romanzo: “Ti amo 1 in più dell’infinito…”. A fine 2012, il 22 dicembre, ho pubblicato il mio secondo libro: "Passaggio a Sud Est". Mentre il 27 gennaio ho l’immenso piacere di presentare all’Auditorium “Pietro Floridia” di Modica, il mio terzo lavoro: “Blu Maya”. Oggi collaboro con: l'Agenzia Giornalistica "AGI" ed altre testate giornalistiche".

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