Nel 2012 il Comune di Modica ha presentato il piano di riequilibrio finanziario, evitando il dissesto economico.
Nel 2013 e poi ancora a gennaio e settembre 2014, su impulso dell’attuale amministrazione, l’Ente ha apportato modifiche sostanziali a quel piano.
Tra il 2015 e il 2016, la Corte dei Conti ha accertato l’inadeguatezza di quelle modifiche, invitando l’amministrazione a formulare una più coerente rimodulazione, che avrebbe dovuto essere adottata, da parte del Consiglio, entro il termine perentorio del 30 settembre 2016. A tale data, però, l’assise cittadina non aveva nemmeno ricevuto la proposta di deliberazione formulata dalla Giunta. Oggi scopriamo, perché lo si legge nel provvedimento 70/2017 della Corte dei Conti, che l’amministrazione ha commesso gravi (colpevoli) ritardi nell’elaborazione di questo documento. In conseguenza di questo fatto la stessa Corte dei Conti, dopo avere chiaramente censurato il comportamento della Giunta, ha dichiarato il Comune di Modica decaduto dalla possibilità di apportare modifiche al piano di riequilibrio ed ha invitato l’Ente ad assumere le conseguenti determinazioni .
Questi i fatti, dai quali emerge, con grande chiarezza, il fallimento di un progetto politico-amministrativo incompatibile con la situazione economica del Comune. Per tre lunghi anni, da più parti è stato chiesto al Sindaco di fermarsi in questa sua pazza corsa verso il dissesto economico, ma lui non ha sentito ragioni ed è andato avanti a testa bassa, sostenendo spese maggiori di quanto fosse possibile, ricorrendo ad un uso abnorme delle anticipazioni di cassa, investendo i danari del Comune ed alimentando il debito dell’Ente al solo scopo di creare un’immagine, l’apparenza di una città che, per quanto sta emergendo, nasconde la sua sporcizia sotto il tappeto.
Di fronte all’evidenza della falla, prodotta dall’iceberg economico allo scafo della nave amministrativa, il primo cittadino non accetta che l’impatto è avvenuto per le sue debolezze. Già! Debolezze, giustificabili nel fanciullo ma non certo nell’uomo maturo e vaccinato, debolezze che emergono platealmente quando egli cerca di scrollarsi di dosso ogni responsabilità e di addossare tutte le colpe alle precedenti amministrazioni, al Consiglio Comunale, alla cripticità delle norme di legge, finanche alla mancanza di professionalità del personale. Un comportamento, questo, che assume anche i connotati della tenerezza, se non altro per l’evidente disperazione che lo alimenta.
La stessa disperazione spinge il Sindaco a sostenere che a Modica ci sarebbero persone pronte a festeggiare il dissesto economico, pur di vedere il male della sua amministrazione e della sua persona. Comprendo il momento difficile. Capisco che egli non sa quel che si dice.
Ciò premesso, cosa succederà adesso? Secondo alcuni autorevoli commentatori, il Consiglio Comunale dovrebbe deliberare, al più presto, il dissesto economico dell’Ente, a pena di una grave corresponsabilità, di natura omissiva, degli stessi consiglieri comunali.
Tenuto conto, però, delle gravissime conseguenze che deriverebbero dal default, si potrebbe fare un ultimo tentativo per evitare l’inevitabile. Facendo uno sforzo di umiltà, si potrebbe abbandonare ogni discussione, ogni polemica, ogni contrasto, mettendo al centro il futuro di Modica, proponendo a tutte le forze politiche di collaborare, chiamando in giunta le rappresentanze di tutti gli schieramenti, di elaborare un percorso unanime e condiviso, da qui al giugno 2018, per il risanamento reale delle finanze comunali.
Il primo cittadino, dal canto suo, dovrebbe accettare l’idea di una amministrazione condivisa e non più unilaterale ma questo, credo, non lo farà mai.
L’unica soluzione, quindi, è quella di elaborare, per la prossima legislatura, un progetto veramente innovativo e diverso, per il riscatto di questa nostra città, un progetto capace di coinvolgere le migliori idee e le più volenterose risorse umane, uomini e donne provenienti dalla società, dal mondo imprenditoriale, dall’associazionismo, dal mondo della politica, uomini e donne animati dal medesimo desiderio: bandire le arroganze, l’autoreferenzialità, le prepotenze, le esclusioni, l’isolamento, per aprire una nuova stagione del dialogo, di inclusione, di apertura verso il comprensorio, di cooperazione con gli altri Comuni per migliorare i servizi, di tutela dei diritti, di tutela del territorio e ripensamento della struttura urbanistica cittadina, di valorizzazione e crescita comune, di rispetto dell’ambiente e di misure volte a migliorare, in generale, la qualità della vita di tutti i cittadini.
Basta con le prime donne! Modica ha bisogno di una visione comune e di un’azione collettiva, non solo perché tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile, ma anche perché, come ci ha insegnato la storia, anche quella attuale, l’uno e uno solo al comando non è mai la più giusta soluzione alla legittima richiesta del Buon Governo.