Delegittimazione…

Era mia intenzione scrivere qualcosa sull’argomento “Cera una volta il controllo del territorio”, quello strumento info – investigativo, fatto dagli uomini, che permetteva alle FF.OO. di conoscere la realtà del luogo dove operavano e di comprendere gli sviluppi sociali della zona di competenza, sia sul piano personale (rapporti interpersonali tra i cittadini e frequentazioni) sia sul piano economico – imprenditoriale (esercizio di attività commerciali, vecchie e nuove); tutto questo era supportato dall’acquisizione di notizie informative da parte di gente che si fidavano del comandante del posto di polizia del luogo (informatori). Oggi tutto questo non c’è più, ma avremo modo di parlare più approfonditamente in seguito.
Poi ho visto e letto il post e i relativi commenti, dove viene pubblicato un attestato di merito rilasciato dal U.S. Department of Jiustice a Giuseppe Giordano, che mi ha molto colpito, perché faceva riferimento a una certa campagna di delegittimazione e denigrazione nei confronti di quest’ultimo. In particolare mi colpiva il commento di C. S. dove affermava: “la calunnia è mafia”.
Sono pienamente d’accordo: la calunnia, cioè la denigrazione e la delegittimazione è mafia. Perché? Perché la delegittimazione, la calunnia, la denigrazione da parte della mafia nei confronti di rappresentanti delle istituzioni, soprattutto nei verso magistrati e poliziotti, è l’arma più efficace, subdola, potente e meschina di cui l’organizzazione dispone e mette in pratica con successo.
Perché si arriva ad essa? Semplice: perché si temono la professionalità, la competenza, l’esperienza e le conoscenze del magistrato e/o del poliziotto che indagano e prima di passare all’estremo atto, l’eliminazione fisica, si cerca di distruggerlo sotto il profilo, morale, umano e professionale. Essa rappresenta una vera e propria esecuzione di morte etico morale, che ammazza lentamente colui che la subisce ed avrà fine, il più delle volte, solo con la morte fisica.
Attraverso la delegittimazione si raggiungono due risultati:
1. infangare l’onorabilità e la rettitudine del magistrato o poliziotto di cui si temono le iniziative e la competenza professionale, seminando ombre sulla sua correttezza professionale ed istituzionale al punto da fargli mancare la fiducia da parte di chi prima lo elogiava e lo teneva in grande considerazione (superiori, colleghi, amici, conoscenti);
2. estromissione da indagini importanti e relegazione verso mansioni di poco conto, facendo venire meno, in tale ambito, professionalità, conoscenze, iniziativa e attività di analisi e di collegamenti di fatti, circostanze e persone, apparentemente distanti tra di loro ma, in realtà, più vicine e connesse che mai.
La delegittimazione, sotto il profilo umano, porta ad afflizioni inaudite, lacerano dentro, non danno pace; creano un vuoto interiore tanto da non apprezzare più il senso e il valore della vita stessa. Notti in bianco a porsi mille domande che non trovano risposta; quelli che prima ti apprezzavano e consideravi amici fidati prendono le distanze e ti guardano con sospetto; inizi a dubitare di tutto e di tutti anche di ciò in cui hai sempre creduto e per cui hai combattuto. Un calunniato, anche se a posto con la coscienza, ripercorre tutto il tuo passato alla ricerca di un solo motivo per cui deve sopportare tutto questo e, per quanto cerca, non trova nulla che giustifichi tutto ciò; e così aumenta lo stato di malessere e di frustrazione interno che, prima, porta all’isolamento e, dopo, alla rassegnazione se non alla follia, obiettivo principe del denigratori.
Ti calunniano perché:
  • credi nelle istituzioni e osservi i suoi principi;
  • sei testardo e non ti lasci guidare in modo bovino da chi crede di sapere più di te, per ignoranza o per fini oscuri;
  • vai in profondità in ogni cosa che fai e non ti fermi all’apparenza, all’ovvio ovvero alla soluzione più facile e o congeniale per tutti;
  • hai il coraggio di manifestare i tuoi dubbi e le tue idee e perseguirle fino in fondo ma anche ad ammettere l’errore se qualcuno te lo dimostra, ritornando sui tuoi passi;
  • perché riconosci nella legge il tuo unico Dio e a questo manifesti tutta la tua fede, qualsiasi sia il rischio che devi correre.
Ma il processo di delegittimazione non è figlio solo della mafia criminale ma di tutti coloro che la cavalcano: per incapacità di giudizio, paura di schierarsi contro i poteri forti, convenienza personale, pura e semplice cattiveria verso il collega bravo e preparato, ubbidienza verso chi l’ha posta in essere al fine di avere un ritorno personale. Quante carriere sono state costruite sulle disavventure altrui: un’infinità. Quante indagini sono state bloccate o archiviate perché si è delegittimato l’autore delle stesse: una marea.
Una persona, qualsiasi professione svolga, pubblica o privata, non può cambiare condotta di vita dalla sera alla mattina; i suoi valori etico – morali non possono dissolversi, improvvisamente come neve al sole; il senso del dovere e dello Stato non si possono dimenticare o rinnegare in un attimo; la voglia di verità e giustizia non si annullano di fronte a niente e a nessuno. Non si può cambiare giudizio e considerazione di una persona che conosci da anni, con la quale hai condiviso esperienze importanti, passato giorni e notti a lavorare, con la quale hai gioito e pianto per ciò che hai fatto e per ciò che non è stato possibile fare ma si poteva fare. Tutto questo, naturalmente, se non vi sono prove inconfutabili che dimostrino le notizie infamanti, oggetto del processo di delegittimazione.
Io non conosco Giuseppe Giordano personalmente, ma so che è stato un collega molto stimato e altamente preparato che ha avuto esperienze lavorative di prestigio, portate a termine con successo ed ammirazione da parte di chi lo collaborava e dirigeva. Per quanto mi è dato sapere ha collaborato con i giudici Falcone e Borsellino, che sicuramente non erano degli sprovveduti nel giudicare le persone e soprattutto quelle a cui affidare incarichi delicati, anzi proprio il contrario.
Pertanto dico a Giuseppe Giordano, non ti avvilire, sii forte e vai avanti a testa alta per la tua strada, la gente onesta, colleghi e non, sta dalla tua parte; tutti quelli che hanno fatto parte di un passato recente, oggi non sono troppo ben visti, nonostante si sono prodigati per l’affermazione della giustizia e della verità, senza mai tirarsi indietro, in nessuna circostanza; non so perché, ma è cosi.
Che altro dire se non che hai tutta la mia solidarietà e comprensione se oggi sei avvilito e incazzato. La tua coscienza (la tua e quella di chi ti ha conosciuto profondamente), sa come sono andate e stanno le cose e, nonostante tutte le cattiverie dette sul tuo conto rimarrai sempre un uomo che ha speso parte della sua vita per l’affermazione del bene e della legalità. Non devi dimostrare niente a nessuno, il tuo passato parla per te, semmai sono gli altri (i denigratori) a dover dimostrare che tutto ciò è falso.
Tanti auguri e in bocca al lupo, per quanto sarà possibile non sarai totalmente solo; la tua battaglia è identica a quella di tutta la gente onesta e moralmente ineccepibile, seppure ognuno di noi qualche peccato veniale l’ha commesso, ma mai per dolo e/o per fini illeciti.

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