Dimmi come ti sposti e ti dirò chi sei…

Quando si è chiamati a svolgere il gravoso incarico di amministratore locale si profilano due modi di agire molto differenti tra loro. Si può scegliere un percorso di ordinaria amministrazione, che si limiti ad affrontare la quotidianità distraendo, in modo vario, l’attenzione dei cittadini dai veri e gravi problemi che sono e restano irrisolti. Al contrario, si può scegliere di affrontare le questioni più importanti e problematiche della città, tentando strade alternative, di modernizzazione e cambiamento delle abitudini collettive ed individuali. Ovviamente in tale ultimo caso ci si deve scontrare con la “pigrizia” di una certa parte di cittadini, spesso riottosi ad accettare le “novità”. Per evitare tale inconveniente la maggior parte dei politici tende a non assumere tutte quelle scelte che possano incidere sugli “umori” dell’elettorato, di fatto però rinunciando alla politica del cambiamento per rimanere nella paludosa prassi del “consenso”.

In una città come Modica ci sono questioni sulle quali l’amministrazione deve, con coraggio e determinazione, non solo interrogarsi ma agire tempestivamente e senza ulteriore indugio a pena di derubricare la nostra città a livello di “paesino da entroterra” isolato e senza prospettive di sviluppo. Tra queste, appare essenziale porre mano al sistema della viabilità, attraverso interventi di vario genere, alcuni dei quali richiedono costi sostenuti e tempi di realizzazione lunghi, come, ad esempio, la creazione di parcheggi, almeno uno a Modica Alta e tre alla Sorda e l’apertura del parcheggio di Viale Medaglie d’Oro, la creazione della strada alternativa al Corso Umberto (per la quale il Comune di Modica ha apprestato un progetto almeno una quindicina di anni fa), la realizzazione delle ormai famose scale mobili (anche per queste ultime c’è un progetto che attende di essere realizzato). Tali iniziative vanno inserite in un programma a medio-lungo termine ed oltre tutto offrono il pregio di creare uno sviluppo occupazionale piuttosto duraturo con effetti benefici per tutto il territorio comunale.

Altri interventi, invece, possono essere realizzati in tempi assai rapidi e con costi modesti per l’ente. Ad esempio si potrebbero creare piste ciclabili, atteso che negli ultimi tempi, grazie anche all’uso delle biciclette con pedalata assistita, è sempre più frequente constatare quanti cittadini si spostano con questo mezzo di trasporto.

Un altro intervento immediato, indispensabile e a costo zero per il Comune, è quello della rimodulazione del trasporto pubblico collettivo (autobus) che a Modica è rimasto fermo agli anni ’60 sia per quanto riguarda la tipologia di mezzi utilizzati che per il modello organizzativo offerto dall’AST.  Per prima cosa si dovrebbe chiedere all’azienda di sostituire gli attuali autobus di grandi dimensioni, che sono oggettivamente incompatibili con le nostre strade urbane,  con i c.d. “bus navetta”, mezzi che possono ospitare non più di trenta passeggeri per volta e che, per le loro dimensioni, possono raggiungere più facilmente zone del territorio urbano oggi non coperte dal servizio. In secondo luogo si dovrebbe concordare una diversa e più razionale suddivisione del territorio in zone “omogenee” e creare dei nodi di collegamento tra le stesse,  individuando i percorsi di congiunzione più idonei, tenuto conto della tipologia delle strade esistenti, delle esigenze dei fruitori del servizio e dei commercianti, della tempistica, che può variare e che di fatto varia a seconda del momento in cui il servizio viene espletato durante la giornata. A Modica, per esempio, si dovrebbero creare, per il solo centro urbano, almeno quattro/cinque linee, una per la zona Modica Alta-Modica Bassa, una per il tratto Modica Bassa-Modica Sorda e due/tre per coprire gli spostamenti interni alla Sorda, sempre secondo un orario flessibile e modulare. In questo modo ogni bus coprirebbe continuamente la stessa tratta, con tempi di percorrenza brevissimi, a tutto vantaggio della frequenza di fermata, ripetuta ogni 5/10 minuti al massimo, agevolata dall’istituzionalizzazione delle corsie preferenziali dedicate allo spostamento dei mezzi collettivi. Il modello alla base di questo sistema è quello che riesce a spostare enormi flussi di persone sfruttando tre componenti fondamentali: facilità di movimento, velocità e ciclicità.

Uno sforzo, poi, dovremmo farlo noi cittadini, abbandonando l’opinione che solo attraverso l’autovettura ci si può spostare all’interno del territorio comunale e prendendo consapevolezza che l’uso dell’automobile deve essere limitato al massimo sia per motivi legati all’inquinamento atmosferico che per ragioni strettamente legate allo stress che il traffico cittadino ogni giorno ci impone.

Naturalmente questa mia proposta deve essere approfondita, sperimentata e perfezionata, ma si basa sull’osservazione di quanto è stato già fatto, con ottimi risultati, in altre città assolutamente simili, per conformazione e struttura, alla nostra. Spero che chi di dovere legga queste poche righe e, senza farsi sopraffare dal tradizionale disfattismo che ha spesso contraddistinto la cultura politica modicana e dietro il quale si è assai più frequentemente celata una malsana mancanza di volontà ad effettuare reali scelte di innovazione, ne voglia tenere conto. A volte la Buona Amministrazione risiede non tanto nel cercare di “inventare” qualcosa di nuovo a tutti i costi ma, più semplicemente, nel fare tesoro, umilmente, delle esperienze fatte da altri. Una collettività può crescere abbandonando la gattopardiana, indolente, pessimistica immobilità che da sempre contraddistingue il nostro stesso essere siciliani, dimostrando che si può essere “mitteleuropei” anche più a sud di Tunisi.

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