I mafiosi di Pachino, profondo Sud della Sicilia, stanno perdendo la faccia con gli articoli di Paolo Borrometi, il coraggioso direttore del giornale on line “La Spia”, collaboratore dell’Agenzia Agi. E hanno deciso di intervenire, un’intercettazione della polizia ha svelato parole agghiaccianti. Il 20 febbraio scorso, Giuseppe Vizzini dice: “Succederà l’inferno”. Sussurra le parole, accenna a una casa prendere in affitto a Pozzallo. “Picca n’avi”. Poco gli resta. “Quindici giorni, via, mattanza per tutti e se ne vanno”. È un crescendo. “Scendono, scendono, scendono una decina… cinque, sei catanesi, macchine rubate, una casa in campagna, uno qua, uno qua… la sera appena si fanno trovare, escono”. I catanesi sono i killer del clan Cappello, in contatto con il capomafia di Pachino, Salvatore Giuliano, attualmente è libero dopo aver scontato 22 anni di carcere, Vizzini è un suo fedelissimo.
I mafiosi di Pachino avevano un’idea ben precisa sul da farsi per fermare Borrometi, che da quattro anni vive sotto scorta dopo avere ricevuto ripetute minacce da parte dei boss, e anche un’aggressione fisica: “Dobbiamo colpire a quello. Bum, a terra. Devi colpire a questo, bum, a terra. E qua c’è un ioufocu (un fuoco d’artificio – ndr). Come era negli anni Novanta, in cui non si poteva camminare neanche a piedi”. I boss di Pachino sono dei pericolosi nostalgici. Il figlio di Giuseppe, Simone, rilanciava: “Così, si dovrebbe fare”. E ancora Giuseppe: “Lo sai che ti dico? Ogni tanto un murticeddu (un morto ndr) vedi che serve… per dare una calmata a tutti. Un murticeddu, c’è bisogno, così si darebbero una calmata tutti gli sbarbatelli”.
Queste parole sono finite nell’ordinanza di custodia cautelare richiesta al gip di Catania dal pm della direzione distrettuale antimafia Alessandro Sorrentino. Tre le persone arrestate dai poliziotti del commissariato di Pachino: Giuseppe Vizzini e i figli Simone e Andrea. Una quarta persona è ricercata. Sono accusati di aver fatto esplodere un ordigno per minacciare un curatore fallimentare, l’avvocato Adriana Quattropani, che doveva assegnare un distributore appartenuto alla moglie di Giuseppe Vizzini. Intanto, è in corso il processo a Salvatore Giuliano e al figlio Simone, per le minacce a Paolo Borrometi.
Paolo confesso che non ti conoscevo….ma alla cosa c’è rimedio e quindi eccomi qua per manifestarti la mia vicinanza.
Non ti posso dire quanto piansi dopo Dalla Chiesa, dopo Falcone e ancora dopo Borsellino. Ero piccola ma molto profondamente appassionata della materia. Come oggi, e ancora, e come sempre sarà, anche se la vita professionalmente (ahimè) mi ha portato da un altra parte.
Tu…..come Roberto (Saviano) ….di voi si deve parlare….non è possibile non conoscervi….siete la voce dei pochi onesti, di quelli che oramai sognano utopicamente un Italia migliore…e in questo Paese sbandato e corrotto all’inverosimile, è difficile mantenere una speranza….senza le vostre, le tue parole.
Un abbraccio dunque, per farti sentire vicino e darti ancora più coraggio.
Scrivi, scrivi, scrivi e, ti prego, non smettere mai.
Infinitamente GRAZIE
Grazie Paolo Borrometi, per il coraggio, la professionalità e la determinazione che metti con le tue inchieste giornalistiche. Porti sempre alto il senso della legalità ed aiuti i cittadini per bene che non conoscono queste realtà nascoste ed i vigliacchi che meritano solo galera e che infangano la nostra meravigliosa terra. La nostra Sicilia.
C é un clima strano…minacce a Paolo Borrometi,scorta tolta all imprenditore presidente dei testimoni di giustizia Ignazio Cutró…e la politica???Non pervenuta!Troppo impegnati a formare il nuovo governo troppo impegnati a parlare di emergenza rifiuti!!!!Giù allora qualche articolo,qualche non lasciamoli soli e poi???Borrometi e Cutrò due uomini due siciliani onesti martoriati perché cittadini onesti..La solidarietà non può più bastare serve che TUTTI soprattutto la politica smetta di fare orecchio da mercante perché solo insieme ,cittadini e una politica giusta , libera , possiamo iniziare un percorso di rinnovamento vero.Diversamente saremo qui ,nuovamente a trattate lo stesso problema.Per stare vicini a persone come Borrometi e Cutró dobbiamo prima di tutto iniziare a nominare,nei nostri piccoli centri,la parola mafia.Continuate il vostro lavoro sperando che più siciliani meritino il vostro sacrificio.
ciao Paolo, chi come noi ha deciso di schierarsi dalla parte del giusto , della verità , armandosi solo di coraggio, onestamente si può dire che siamo un pò folli, dei folli che per qualche motivo , ragione , ideale , cultura, inseguono un sogno, e si battono tutti i giorni per quello, senza nascondersi, ma affrontando a testa alta la quotidianità ,mettendo la propria faccia, il nome, la vita, senza mai risparmiarsi, ti confesso che pensare che in giro c’è qualcuno di questi balordi che in testa ha il chiodo fisso solo di eliminarmi non mi fa stare bene per niente, ed un enorme sensazione di sconforto mi assale, ma poco dopo mi passa e ” tiro avanti ” per il mio ( nostro ) percorso, Paolo Sei Forte!! E non sei SOLO!!Non mollare mai !!
ti abbraccio
Grazie da parte di mia figlia e dei figli di mia figlia perchè se un giorno potranno vivere in una terra libera sarà grazie a persone come te.
In una società come quella meridionale dove tanti fanno gli eroi solo a parole e per interessi personali(elettoralii), e poi nei fatti fanno tutt’altro, ecco un vero eroe.
Grazie Paolo
Ti meritiamo?