Ecco chi sono Campailla e soci: “ti ammazzo, poi mi siedo sul tuo corpo”. Comiso si ribella, in galera grazie alle denunce

Una “rivolta” in pieno stile Bagheria. C’è questo e molto altro dietro l’arresto del mafioso Mario Campailla (detto Mario u Checco o Saponetta), per estorsioni e minacce, insieme ai sodali Salvatore Servo (di Palagonia ma già arrestato per mafia a Comiso) e Ayed Salah (tunisino e da tempo in pianta stabile a Comiso, già arrestato anch’egli per precedenti specifici).

Ma fra questi, pur non in carcere, risulta esserci anche Salvatore Gentilini, cognato di Mario Campailla, poiché Campailla convice con tale Lucia Gentilini. Lo stesso Gentilini, come vedremo, sarà uno dei sodali di Campailla.

Insomma, dopo tante denunce, tanti articoli, anche per Comiso, come a Bagheria e Caltanissetta, importante e’ stata la collaborazione delle vittime delle estorsioni per mettere a segno il blitz della Polizia di Stato che ha arrestato tre pericolosi uomini del pizzo.

Più volte avevamo indicato in Mario Campailla il referente della Stidda, della mafia locale e denunciato le sue scorribande estorsive. Richieste di pizzo, atti di spacconeria che dovevano sfociare nelle denunce di chi non ce la faceva più e così è stato.

Si, le denunce. Partiamo proprio da queste per svelare alcuni retroscena delle indagini della Polizia.

L’INIZIO DELL’INDAGINE

Il tutto ha inizio il 5 aprile del 2014 quando personale della squadra mobile della Questura di Ragusa vedeva la presenza di quattro persone a bordo di un’autovettura Rover di colore verde che dialogavano con un procacciatore di affari attivo nel settore delle agenzie di onoranze funebri.

Le dichiarazioni rese dallo stesso consentivano di comprendere la richiesta di tipo estorsivo della quale era stato vittima in quella occasione.

Tutto partire proprio da quelle dichiarazioni che furono sufficienti a raccogliere elementi indiziari sufficienti a comprovare una continua e grave attività estorsiva posta in essere dai tre. 

LE ESTORSIONI E LE MINACCE DI MORTE DI MARIO CAMPAILLA

Fra le più gravi estorisioni risulta quella in data 10.06.2014 nei confronti (…), titolare del negozio (…) di Comiso che denunciava presso il Commissariato.

L’uomo raccontava che Mario Campailla si fosse presentato presso la sua attività commerciale per acquistare dei vasi per arredare il proprio. Successivamente il Campailla non pagava ed anzi gli diceva: “Io e te dobbiamo farci due conti…vieni al bar che ti offro un paio di caffè”.

Poi Campailla rilanciava, non contento delle prime estorsioni e minacce di morte, affermando che il soggetto denunciante fosse genero di tale (…) il quale aveva fatto fare dei lavori a Salvatore Gentilini, suo attuale cognato (la convivente di Campailla è Lucia Gentilini) ma non avesse corrisposto il denaro. Tale circostanza, assolutamente falsa, diede spunto a Campailla per nuove richieste di denaro e minacce. Campailla gli chiedeva ben 5 mila euro e se lui non avesse corrisposto il denaro, se entro tre giorni non saldi il debito – afferma Campailla – ci saranno ritorsioni contro di te, il negozio ed i tuoi cognati e se non paghi ti distruggo la casa, anche utilizzando una pala meccanica“.

Altra estorsione è quella che Mario Campailla (u checco) e il cognato, Salvatore Gentilini, compiono ai danni di (…).

I due, mediante violenza consistita nel picchiare la vittima e con la minaccia consistita nel prospettare gravi ritorsioni, costringevano il soggetto (…) a concedergli in locazione l’immobile di sua proprietà, da utilizzare per la conduzione di un esercizio commerciale, senza pagare i canoni di locazione.

Ma l’uomo ha avuto il coraggio di denunciare e raccontare tutto.

Il locale di (…) era stato ceduto in affitto a Gentilini Salvatore al prezzo pattuito, pari ad 700,00 euro mensili. Durante i lavori di risistemazione dei locali il proprietario notava la presenza di Campailla Mario ed appurava che lo stesso fosse convivente della sorella del Gentilini.

Sin dal primo mese di affitto, il Gentilini iniziava a chiedere di soprassedere al canone di locazione.

Alle legittime proteste del proprietario del locale, la risposta era un chiaro diniego (“per malandrineria ora non ti pago”), ed il tentativo di aggressione fisica.

Il soggetto (…) veniva trasportato presso il bar della sorella del Gentilini, dove lavorava Campailla Mario.

Campailla immediatamente minacciava (…), dicendogli “io ti sparo, io ti ammazzo e poi salgo sul tuo corpo e mi ci siedo sopra. Per poi cercare anche di colpirlo fisicamente.

Dopo qualche ora il soggetto veniva contattato sul cellulare dal Gentilini , il quale manifestava lo stato d’ira del Campailla ed il suo risentimento. Passato l’apparecchio al Campailla, costui minacciava di morte la persona offesa (“ti sparo, ti ammazzo”).

Pieno riscontro di quanto denunciato proveniva dalle intercettazioni telefoniche attivate sulle utenze in uso al Campailla ed al Gentilini, in particolare nella conversazione in cui Campailla Mario chiamava il figlio della convivente, per chiedergli di raggiungerlo, specificando che Gentilini Salvatore, dopo aver malmenato (…), era giunto al bar che Campailla gestiva.

LE ESTORSIONI DI SERVO E AYED

Fra le tante estorsioni e le diverse denunce, c’è quella presentata il 28 maggio 2014 da un altro soggetto consentiva di individuare le due persone che il 24 febbraio 2014. Si presentavano a casa sua ed erano tale Servo Salvatore e tale Ayed, intenso Salvatore.

Ayed, affermando di essere il vero proprietario dell’immobile, minacciava il soggetto, affermando “a dari a mia i soldi dell’affitto, a casa ri ora è mia e se nun mi pai l ‘affittu ‘ammazzu” e Servo Salvatore la seguente frase: “se nun pai, t’innagghiri”.

Successivamente, sempre Ayed, pronunciava frasi del tipo “Ma dari i soldi sennò ti ni vai”. E poi ancora, alla affermazione del denunciante che voleva raccontare tutto alla Polizia, Ayed affermava: “chiama a Polizia, io mi ni futtu ra Polizia, anzi ci pisciu a Polizia…tu si muottu”.

Altra estorsione è quella ad un altro soggetto, scoperta dalla Polizia durante l’ascolto di una telefonata fra Salvatore Servo e un amico, tale Andrea Di Martino, nella quale Servo affermava a Di Martino di chiedere “del denaro ad una non meglio specificata persona che gli aveva danneggiato il Fiat Fiorino, per un importo superiore al valore del mezzo stesso”. Dalle successive telefonate si capiva che il “soggetto” a cui si chiedeva l’estorsione fosse (…).

In alcune telefonate intercettate dalla Polizia, si vedeva come Salvatore Servo parlasse con lo stesso soggetto (…).

Servo faceva riferimento ad una richiesta di denaro di 300,00 euro, giustificata dal fatto che stava acquistando un altro Fiat Fiorino (per una somma complessiva di E 2.000,00) e voleva che il soggetto (…) contribuisse con la cifra sopra indicata.

Che l’acquisto del Fiorino fosse una scusa per estorcere denaro a (…) emerge anche dalla serie di sms intercorsi tra i due il giorno successivo, quando Servo Salvatore chiedeva la somma di ulteriori 350 euro.

Il 5 gennaio 2015 Servo Salvatore chiedeva ulteriore denaro a (…), in particolare la somma di Euro 100,00, che la persona offesa consegnava per non incorrere in ritorsioni.

Tuttavia, subito dopo essersi accordati per la somma di Euro 100,00, Servo contattava nuovamente (…) per chiedergli di prestargliene 200,00.

In relazione a queste richieste Servo si vantava più volte con degli amici, riferendo di aver trovato una persona alla quale chiedeva continuamente del denaro.

Insomma, dopo tante denunce, tanti articoli, anche per Comiso, come a Bagheria e Caltanissetta, importante e’ stata la collaborazione delle vittime delle estorsioni per mettere a segno il blitz della Polizia di Stato che ha arrestato tre pericolosi uomini del pizzo.

E’ il Capo della Mobile di Ragusa, Antonino Ciavola, che a seguito dell’operazione di qualche giorno fa (LEGGI ARTICOLO) commentò: “La Polizia, grazie anche alla collaborazione di onesti cittadini e a accurate e delicatissime indagini ha permesso di liberare la citta’ di Comiso da tre delinquenti che erano diventati il terrore di molti commercianti e non solo. E’ auspicabile che altre vittime possano recarsi presso gli uffici della Squadra mobile o del commissariato per denunciare fatti subiti e mai denunciati“.

In conclusione, come sempre: denunciare conviene! Mafiosetti del calibro di Mario Campailla, Salvatore Servo e tanti altri non avranno futuro se le denunce saranno sempre di più! 

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