Mi sono chiesto, in queste ore, come avrei dovuto impostare questo Tazebao a commento del risultato elettorale amministrativo. Il dubbio era se usare un tono politicamente corretto ma palesemente ipocrita, cioè facendo i migliori auguri all’amministrazione Abbate e al nuovo consiglio comunale oppure scatenare un fuoco di critiche e invettive, con ciò lasciando alla componente più istintiva e più irrazionale del mio animo di sovrastare ogni altro comportamento.
Ebbene, non farò né l’una né l’altra cosa, perché ho scelto di mettermi a nudo, di scrivere cioè quello che penso realmente e, soprattutto, quello che sento realmente in questo momento, perché ho deciso di rendervi partecipi del contrasto delle emozioni che provo e che mi stanno molto travagliando, ritenendo tale processo di condivisione empatica l’unico strumento per rimettere in ordine i pensieri e comprendere, insieme a voi, cosa fare dell’immediato futuro.
Ecco, dunque, i miei sentimenti.
Serenità, per essere tornato alla mia vita e all’affetto di mia moglie Giannina, di mia figlia Chiara e della mia piccolissima Marta, nata il 4 marzo scorso, dopo essermi reso latitante per oltre tre mesi.
Rabbia, perché il risultato delle urne mi ha dato l’impressione di una accettazione e condivisione, da parte dei modicani, di un modo di amministrare che, a mio parere, produce ingiustizia, iniquità, comprime la dignità umana e la libertà individuale, rafforza il potere di pochi, genera inefficienza e, la cosa peggiore in assoluto, abbassa la qualità complessiva dell’azione politica, riducendo al nulla la sia pur minima visione di medio e lungo termine.
Sconforto e tentazione di mollare la politica attiva, per il solo stesso fatto di avere mancato il bersaglio, per il solo fatto di non potere portare in consiglio comunale il pensiero e l’azione che ritengo più giusta per la città.
Reazione, cioè voglia di ricominciare fin da subito, nella convinzione che, prima o poi, una maggioranza condividerà i miei stessi principi e le ispirazioni di un progetto alternativo, un progetto basato sulla buona pratica amministrativa, che rifiuta la logica del favore e della subordinazione politica, che rifiuta la prassi del ringraziamento rinculante, che mette al centro la tutela ambientale, l’aggregazione umana, la riqualificazione del centro urbano, la cultura intesa non già come intrattenimento goliardico quanto piuttosto esperienza reale e di arricchimento personale, oltre che di crescita collettiva.
Razionalmente, mi rendo conto che sul risultato definitivo hanno inciso molti fattori, tra i quali: l’enorme massa di candidati a sostegno di Ignazio Abbate e la sua scientifica costruzione delle liste, tale da “occupare” tutte le categorie di cui è costruito il tessuto sociale (e mai come oggi sembra avere inciso, nella competizione elettorale, la logica dell’appartenenza lobbistica, intesa nella sua accezione positiva), l’azione politica costante messa in atto dal sindaco negli ultimi anni e di cui abbiamo visto un’accelerazione (a dire il vero molto discutibile) nelle ore precedenti il voto, la debolezza delle altre forze politiche concorrenti, gli errori da noi commessi durante la campagna elettorale, come la mancanza di un coordinamento nel centro sinistra e l’assenza di un guida capace di aggregare dentro la coalizione (e verso la città), la scarsità delle risorse a nostra disposizione, gli ostacoli (a volte, al limite della legittimità) posti da ambienti vicini ad Abbate ma anche quelli interni, quelli prodotti da logiche di rivalità individuale, da invidie, da rancori personali e dalla plateale incapacità di rinnovamento della classe dirigente (cicilìu né tu né iu), manifestatisi soprattutto nell’area della sinistra più radicale (questi ultimi fattori, in particolare, hanno danneggiato la mia lista).
Razionalmente, mi rendo conto che l’elettorato è stato orientato fin da subito, confermando con il voto il giudizio formatosi nell’arco di questi cinque anni (cfr.il risultato per il sindaco ma anche quello per i consiglieri, tra i quali ricordo Ivana Castello), con ciò dimostrando che non esistono assunti in materia di costruzione del consenso e che, a dispetto dei finti buonismi, non solo la presunta operosità ma anche la critica serrata può produrre la fiducia dell’elettorato, se tale critica viene espressa da persone credibili e in modo credibile.
Adesso bisogna tirare le fila e stabilire cosa fare nel futuro.
Per quello che mi riguarda, mi impegnerò nella costruzione di una classe dirigente nella sinistra radicale, che oggi manca e che, alle prossime elezioni, sappia assumersi il compito di governare la città. Continuerò, non solo da questa sede, a dire quello che penso e a dare le mie valutazioni, allargando però il mio orizzonte, fino ad oggi costretto nell’asfittico giudizio dell’azione abbatiana.
In conclusione di questo (troppo) lungo Tazebao, voglio ringraziare le 280 persone che hanno scritto il mio nome sulla scheda elettorale, rendendomi il secondo candidato più votato tra quelli in corsa nella coalizione di Salvatore Poidomani. Voglio ringraziare, poi, Giovanni Di Rosa, Concetto Scivoletto, Franco Di Martino, mio padre, mia moglie, mia madre, mio fratello e mia cognata Simona, la carissima amica Arianna Salemi e tutti gli amici della lista #100passiperModica, per l’affetto e la stima che mi hanno manifestato durante tutta la campagna elettorale e che continuano a dimostrare con la loro rabbia per la mia mancata elezione.
Ringrazio anche Ignazio Abbate, perché apprendendo il contenuto di alcune sue “battute” di spirito, fatte durante il comizio di lunedì sera, ho compreso una volta di più, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il mo giudizio su di lui e sulla sua cultura politica (da bulletto di periferia) non è poi lontanissimo dalla verità e che, quindi, oltre 18.000 mila voti di preferenza, se da un lato sono un risultato straordinario da rispettare (prima di tutto da chi ne è beneficiato), dall’altro lato possono anche essere paragonati, a certe condizioni, ai vestiti nuovi dell’imperatore.