Salvatore Raiti era un ragazzo che amava la Sicilia, la nostra Terra ed amava il suo lavoro. Faceva il carabiniere ed aveva la divisa cucita addosso.
Morì a soli 20 anni. Il 16 giugno del 1982, nella cosiddetta “strage della circonvallazione” organizzata da cosa nostra, in viale della Regione Siciliana a Palermo.
Nella strage rimasero vittime, oltre a Salvatore Raiti: l’Appuntato Silvano Franzolin, nato a Pettorazza (Rovigo) il 3 aprile 1941 (sposato con due figli), il Carabiniere Luigi Di Barca, nato a Valguarnera (Enna) il 10 aprile 1957 (che lasciò la moglie incinta della figlia), tutti in servizio presso la Stazione Carabinieri di Enna.
L’agguato disposto da “cosa nostra”, fu compiuto da alcuni mafiosi a bordo di un’auto da cui esplosero numerosi colpi di mitra. Oltre ai Carabinieri rimase colpito anche Giuseppe Di Lavore, 27enne autista giudiziario del mezzo con cui i tre stavano eseguendo la traduzione da Enna a Trapani del detenuto Alfio Ferlito, anch’egli rimasto ucciso, vero obiettivo dell’attentato.
Il mandante della strage era Nitto Santapaola, che da anni combatteva contro Ferlito una guerra per il predominio sul territorio etneo.
Salvatore, come Silvano e Luigi, erano ragazzi, carabinieri, uomini.
Vi prego di non dimenticare i veri eroi di questo nostro Paese. Riempiamo le nostre bacheche con la sua foto, facciamo comprendere ai loro familiari che a ricordarli ci siamo tutti noi!
Perché la memoria va coltivata ogni giorno.