Un anno è già trascorso dacché l’Associazione Luca Coscioni ha depositato le firme necessarie affinché venga discussa in Parlamento la proposta di legge per rendere possibile l’eutanasia e il rifiuto dei trattamenti sanitari, ma dal Parlamento nessuna notizia al riguardo. Per far pressioni in tal senso e per spiegare l’importanza di una legge siffatta, da giorno 11 a giorno 13 settembre sono state organizzate manifestazioni in diverse città d’Italia.
L’associazione MoVIS, sabato 13 settembre ha tenuto un convegno-dibattito sull’importanza dell’eutanasia e del testamento biologico, quest’ultimo argomento trattato dal professor Luciano Di Natale, da anni impegnato su questo fronte delle libertà civili. Inoltre, lo stesso giorno sono state consegnate le firme necessarie affinché gli organi comunali competenti si pronuncino sulla proposta di delibera comunale di MoVIS di iniziativa popolare che stabilisce l’istituzione del registro DAT (disposizioni anticipate di trattamento).
Vittoria è l’unica città della Sicilia che ha organizzato un evento in uno dei tre giorni della mobilitazione nazionale per chiedere al parlamento di discutere la proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia e il rifiuto dei trattamenti sanitari.
Un convegno interessantissimo quello tenuto sabato 13 settembre a Vittoria realizzato da MoVIS.
Luca Genovese introduce i lavori: “Argomenti particolarmente significativi ed impegnativi che hanno visto l’associazione MoVIS in prima linea sin dalla scorsa primavera nella lotta all’istituzione del testamento biologico secondo un percorso di raccolta di firme per la realizzazione di un registro comunale. In particolare, il tema -in collaborazione con l’associazione Luca Coscioni- dell’eutanasia, richiede profonda delicatezza e difficile disponibilità nel trattarlo.
Argomenti poco conosciuti ed affrontati se non con una certa ritrosia, come ad esempio il testamento biologico rappresenta un tema preso poco in considerazione anche se è pura espressione di libertà individuale.
“Quando si parla di testamento biologico non s’intende la sospensione di un trattamento. E’ una libera volontà di esigere cure, di essere assistito, di disporre anticipatamente, quando si ha coscienza, di quello che dovrà essere il proprio destino. A volte si ha un approccio sbagliato sull’identificazione del testamento come altra cosa è l’eutanasia, il cui approccio risulta essere più complesso dal punto di vista cristiano, cattolico.” Una testimonianza toccante quella del professore Luciano Di Natale, dalla tragica esperienza che gli ha segnato la vita, papà di Sara, una ragazza ragusana che da 10 anni “vive” in uno stato di coma vegetativo permanente per avere ingerito, nel 2005, della carne trattata con solfiti, subendo un arresto dell’attività cerebrale, che l’ha portata allo stato vegetativo.
“Mia figlia è vittima due volte: primo per essere finita nelle mani di quel delinquente che l’ha strappata alla vita, secondo perché non ha potuto impedire l’accanimento terapeutico. Si tratta di pezzi di vita relegati in un tunnel senza fine. Non ha potuto dire: “No grazie. Questa vita artificiale non la voglio!”. Sara viene nutrita ed idratata artificialmente per mezzo di un sondino. Un mio amico dice “è come mettere benzina in una macchina solo che, questo capita ai nostri figli.”
Una nutrizione fatta esclusivamente da sostanze chimiche. Purtroppo ci sono state due tifoserie contrapposte che si sono dibattute tralasciando un aspetto molto importante: si trattava di una vita di una persona.
Lo stato vegetativo è uno stato che è peggio della morte. Le persone in stato vegetativo sono vittime di una medicina troppo invasiva. Queste persone sono prive di morte ed orfane di vita. Una barbarie provocata da una medicina che sceglie il possibile tralasciando l’impossibile, consegnando le persone a un limbo orrendo. Se il caso Englaro fosse scoppiato prima, sicuramente mia figlia, attivista sul sociale, avrebbe manifestato la sua volontà al limite tra la vita e la morte e sicuramente io avrei fatto rispettare la sua volontà. Grazie alla sentenza del novembre del 2008, mediante la quale è stata accolta l’istanza congiunto del tutore (il padre) e del curatore speciale di Englaro si ottenne l’autorizzazione a disporre l’interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale realizzato mediante alimentazione con sondino nasogastrico. Nessuno ha il diritto di impormi una cura se io non la voglio. Che senso ha, sottoporsi a delle cure che continueranno a farmi vivere una vita artificiale, e quindi non dignitosa?
Questa sentenza parla di consenso informato che darebbe “una più esplicita percezione dei diritti spettanti alle persone malate, rendendo più chiara la loro posizione di controllo e selezione sulla mole delle variegate terapie diagnostiche, terapeutiche e palliative, e permettendo di maturare i propri convincimenti sulla base delle aspettative di vita”.
Vale a dire l’espressione consapevole adesione” e “diritto della persona”, anzi “sintesi di due diritti fondamentali”: quello all’autodeterminazione e quello alla salute.
Se in piena coscienza rifiuto una cura lo posso fare grazie al consenso informato. Se, per disgrazia, per un evento traumatico, dovessi perdere la lucidità, se dovessi, per esempio, entrare in coma, allora le cose si complicano. Allora posso scrivere delle disposizioni anticipate sul trattamento mediante le quali attesto di non voler accettare terapie che mi indurranno in uno stato vegetativo, e, in quel caso i medici non potranno fare altro che accettare la mia volontà.
Il testamento biologico rappresenta un’assicurazione contro questo terribile incubo che rappresenta lo stato vegetativo. Io sono stato il primo a farlo a gennaio a Ragusa chiedendo che, in caso di malattia di non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico di idratazione ed alimentazione artificiale. Quest’ultime sono quelle terapie che inducono ad una vita artificiale come quella di mia figlia. Ci sono persone che vivono in questo limbo per decenni e decenni. Non si può far vivere la morte all’infinito a una persona!
Spero che a Vittoria come in tutti i comuni della provincia si facciano i registri di testamento biologico. L’argomento del limite tra la morte e la vita è difficile da argomentare e a tratti è doloroso. Purtroppo non se ne vuole parlare come se non fossimo mortali. Non scegliere il testamento biologico automaticamente fa decidere un’altra persona di scegliere al proprio posto. Io sono per l’autodeterminazione: la vita è mia e spetta a me, decidere!”
Carmelo Comisi, presidente MoVIS e promotore della raccolta firme: “Quando ho conosciuto il professore di Natale, nel marzo 2014, ho fatto richiesta al comune di Vittoria affinché venisse istituzionalizzato il testamento biologico. Ovviamente il comune di Vittoria ha fatto orecchie da mercante. Quindi abbiamo raccolto le firme necessarie per presentare una proposta di delibera comunale mediante la quale il comune dovrà darci una risposta. Però, come è evidente questa sera, nessuno dei consiglieri comunali tanto meno dell’amministrazione comunale è presente al nostro convegno-dibattito. La politica ha dimostrato di essere totalmente assente malgrado trattasi di problemi civili che riguardano le scelte di libertà di ognuno di noi. Il problema dell’eutanasia è un argomento che suscita profondo interesse (la metà degli italiani è interessata) fra gli italiani anche se in parlamento non si discute affatto. Come se il problema non riguardasse tutti.
Per questo ci sono associazioni come quella di Luca Coscioni e come la MoVIS che si sono impegnate nella raccolta di firme per presentare una proposta di legge da presentare in parlamento. Il testo di proposta di legge di iniziativa popolare consiste in 4 articoli molto semplici:
- Ogni cittadino può rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale e/o terapia nutrizionale. Il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente.
- Il personale medico e sanitario che non rispetti la volontà manifestata dai soggetti e nei modi indicati nell’articolo precedente è tenuto, in aggiunta ad ogni altra conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento.
- Le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale non si applicano al medico ed al personale sanitario che abbiano praticato trattamenti eutanasici.
- Ogni persona può stilare un atto scritto, con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l’applicazione dell’eutanasia per il caso in cui egli successivamente venga a trovarsi nelle condizioni previste dall’art. 3, comma 5 e sia incapace di intendere e volere o manifestare la propria volontà, nominando contemporaneamente, nel modo indicato dall’art. 1, un fiduciario, perché confermi la richiesta, ricorrendone le condizioni provocando la morte del paziente.
“L’intervento eutanasico non è mai un qualcosa di imposto ma viene scelto. Ci rendiamo conto che la stampa nazionale non ha dato risalto alla tematica e questo grazie agli atteggiamenti della chiesa, della politica e dei mezzi di comunicazione di massa, quest’ultimi occultati dal potere della chiesa quasi tendendo a esorcizzare e girare le spalle a determinati problemi che, sono problemi di tutti. Occorrono dei sentimenti più empatici e cercare di capire che chiunque si potrebbe trovare in questa situazione. Il mix esplosivo è la limitazione di libertà. Uno strumento di espressione di grande libertà individuale. Eppure c’è troppa ostilità su questa legge. Legge di ispirazione ecclesiastica che invalida il potere del testamento biologico.”
Un tema sofferto che incide sulla scelta di non protrarre a tempo indeterminato la vita terrena. Essere nelle condizioni di dire: “Io vorrei avere il diritto, se potrò ancora farlo, di decidere con la mia responsabilità il modo della mia morte”.
Questo dovrebbe essere il principio della dignità umana, dell’autodeterminazione. Siamo dunque costretti alla vita vincolati al dovere di continuare a vivere in ogni circostanza?
L’aiuto a morire deve essere considerato come estremo aiuto a vivere e a morire con dignità.