Non conosco personalmente la signora Adriana Faranda e non ho interesse alla polemica fine a se stessa. Sono stato tirato in questo polverone mediatico da altri , con un sistema semplice, collaudato, ma scorretto. Funziona così : sul mio profilo privato di Face Book comunico alla cerchia dei miei amici un pensiero, un’ impressione, in questo caso le mie perplessità sulla mostra fotografica presentata a Modica dalla Faranda, ex- brigatista del delitto Moro. Scatta però la trappola. A mia insaputa, un “bravo/a ” giornalista preleva il mio post e lo pubblica sul giornale on-line “Ragusa TG”. Qualcuno avrebbe dovuto chiedermi il permesso, ma non si usa. Viene lanciata subito una dichiarazione congiunta di Paolo Borrometi e di Patrizia Terranova che assumono la prima difesa ad oltranza della Faranda, ritenuta ingiustamente vittima delle mie riserve. Francamente mi sembra eccessivo, trovo il modo di dirlo a Paolo. Mi limito perciò ad una breve replica sempre su FB, ricordando fatti e non opinioni. Apriti cielo! Compare subito sullo stesso giornale on line un “generoso” articolo di Concetta Bonini che mi accusa delle peggiori nefandezze, di essere arrogante e reazionario. Comincio a sospettare di avere quasi compiuto un femminicidio. D’altra parte, sentendosi attaccata, la Faranda entra in scena dicendo la sua, chiamando in causa gli storici che dovrebbero studiare meglio quel periodo storico. Ormai e’ scoppiato il “caso”. Missione compiuta. Intervergono i giornali, le televisioni locali, altre interviste, un putiferio. Medito di cancellarmi da FB . Tutta pubblicità gratuita per la signora, le cui fotografie andranno sicuramente a ruba.
Vengo al merito. La storia del terrorismo italiano , rosso e nero, da tempo e’ stato consegnato alla Storia. Gli studi e le ricerche sulla “galassia” degli opposti estremismi sono numerosi, documentati sugli atti giudiziari. Le Brigate Rosse con l’assassinio del Presidente della DC e della sua scorta cercarono di colpire al cuore lo Stato democratico. Seminarono morte, odio e violenza per dieci anni, praticarono senza scrupoli la lotta armata . Adriana Faranda fu tra le maggiori protagoniste di quella terribile stagione. Proviene dal gruppo estremista di “Potere Operaio”, nel 1976 entra nella Direzione strategica delle BR. Nel gennaio 1977 , quando a Genova viene sequestrato l’industriale Pietro Costa, fu lei insieme a Valerio Morucci a ritirare le valige con i soldi del riscatto ( 1.300.000.000 di lire) che servivano a finanziare il movimento eversivo. Fu lei ad acquistare nel 1978 le false divise che servirono al commando BR per assaltare l’auto di Moro e uccidere i poliziotti della scorta. Fu lei a fare da “postina” ed a diffondere i comunicati ufficiali dei brigatisti. Fu ancora lei con Morucci , mentre Moro era ancora prigioniero, ad attaccare con mitra e bombe a mano la casema dei Carabinieri “Talamo” a Roma. Sulla decisione di uccidere Moro, e’ vero, Faranda e Morucci non furono d’accordo, ma non certo per cristiana pietà. Si aprì allora uno scontro drammatico all’ interno delle BR tra chi ( Moretti, Gallinari,ecc. ) impose la soluzione estrema e chi riteneva che liberando Moro le BR avrebbero acquisito un maggior consenso politico. E in ogni caso, uscita dalle BR, la Faranda continuo’ la lotta armata partecipando ad azioni stragiste, come le gambizzazioni” del direttore del TG1 Emilio Rossi, del prof. Cacciaguerra e il ferimento di due agenti di polizia, fino al suo arresto nel maggio 1979. Sarà condannata a 30 anni di carcere, ma non collabora con la giustizia fino al 1984. Quando finalmente si dissocia, può usufruire del generoso sconto di pena previsto dalla “legge Cossiga” per i terroristi pentiti ed esce di prigione nel 1994.
Grazie ai “condoni” di pena, i brigatisti “pentiti” sono tornati tutti liberi. Mario Moretti, leader carismatico, condannato a 6 ergastoli, oggi lavora da consulente informatico e scrive libri di successo. Anche Valerio Morucci. Alberto Fraceschini, Prospero Gallinari, Renato Curcio, lavorano, scrivono , vincono premi letterari . Maurizio Iannelli, condannato all’ergastolo per aver fatto parte del commando di via Fani, oggi lavora in RAI. Giovanni Senzani, criminologo e “grande vecchio” del delitto Moro, dalla cella dell’ergastolo è passato alla collaborazione con il Centro della documentazione della Legalità della Regione Toscana. Anche le donne BR sono pefettamente reinserite : Nadia Mantovani, Maria Petricola , Adriana Faranda. Ciascuno con la sua storia, ma tutti e tutte riabilitati, talvolta vezzeggiati, corteggiati, spesso nuovi eroi di questa società “liquida”. Le vittime del terrorismo e le loro famiglie sono invece cadute nell’oblio, il sangue innocente non ha titolo per accendere i riflettori dei mass media. E se qualcuno di loro ha protestato , come è avvenuto quando la Faranda ha partecipato al Salone del Libro di Torino o è stata invitata con le sue foto da Sgarbi, è stato subito zittito malamente. Si arriva all’assurdo : il gruppo Rizzoli- Corriere della Sera pubblica il volume della Faranda, “Il volo delle Farfalle”, immemore del suo giornalista , Walter Tobagi, assassinato dal fuoco terrorista. Quelle farfalle non possono volare , sono di piombo.
In questa vicenda mi colpiscono soprattutto due cose. La prima è l’amnesia tutta italiana della nostra storia . Nessuno ricorda, la memoria collettiva va cancellata, soprattutto se riguarda fatti dolorosi e terribili. Gli anni di piombo, le stragi, i tentati colpi di Stato, i depistaggi dei servizi segreti e la P2 , vanno cestinati, rimossi dalla coscienza civica. La seconda è il diffuso “perdonismo” di una certa opinione pubblica, favorevole ad una sorta di indulgenza plenaria per terroristi e stragisti di casa nostra. Si sente dire : “hanno pagato il debito con la giustizia”, oppure “si sono pentiti “, “hanno diritto a rifarsi una vita”. Non mi stupisco. In un paese ormai disfatto dal lassismo morale, con una classe politica in parte corrotta, perdonare e dimenticare fa tutt’uno. Ma non è così. Lo confermano le sagge parole del giudice Santiapichi ( oportunamente intervistato da Borrometi ) , quando afferma che il debito pagato verso la giustizia ( in realtà largamente condonato ) non estingue il debito verso le vittime innocenti delle stragi. La responsabilità verso la Storia resta intatta. Più che alla signora Faranda , che dichiara di aver voltato pagina, io chiederei ai giornalisti di non esasperare la visibilità di questi personaggi scomodi. Più discrezione e prudenza. E riflettori spenti, please.