Forconi: “O chiudiamo noi, o chiudiamo le frontiere: scelga il Governo!”

“Purtroppo funziona così: siamo obbligati a fine mese a tornare sulle strade per chiedere ancora una  volta al Governo di questo paese di difenderci con provvedimenti concreti e controlli serrati dalla concorrenza SLEALE voluta dagli accordi col Nord-Africa ed ai quali accordi poco o nulla interessa della sorte di centinaia migliaia di aziende. QUESTA E’ L’ITALIA DI OGGI.  Si fa un gran parlare di disoccupazione e di lavoro e si lascia morire quello che abbiamo,per inerzia, incompetenza e distrazione. Per noi agricoltori le fabbriche sono la nostra terra e le nostre aziende e non si può pensare che farci chiudere possa passare in silenzio senza colpo ferire. E non esiste fabbrica in Italia che possa reggere alla concorrenza cinese se PER VENDERE LA SUA PRODUZIONE E’ COSTRETTA A FARLO SOTTOCOSTO”.

Mariano-Ferro-Movimento-ForconiE’ quanto si legge in una nota del leader dei Forconi, Mariano Ferro.

“DIFESA VERA E SERIA DEL MADE IN ITALY , CONTROLLI SERRATI DELLA MERCE IN ENTRATA E SOSPENSIONE DELLE ESECUZIONI IMMOBILIARI NELLE MORE DELLA MODIFICA ALLE NORME ATTUALI INGIUSTE E DISUMANE. Questi i punti che riteniamo fondamentali ed urgenti su cui a parole si dicono tutti d’accordo sul fatto che occorre intervenire con urgenza, ma che sembra complicato incardinare nelle aule parlamentari per scrivere provvedimenti che diano respiro a chi riesce a fare impresa in un contesto terremotato. Usciamo da una campagna, che comunque non è la prima, dove non uno solo dei prodotti di eccellenza ha visto prezzi di mercato soddisfacenti o superiori al costo di produzione, ed anno dopo anno non potrà che peggiorare grazie ai quantitativi sempre più importanti dei paesi emergenti. Ci salverebbe solo la qualità e la salubrità del Made in Italy ma entrambe le caratteristiche vanno strenuamente difese. Tradotto in numeri, vendere sotto costo per qualunque azienda vuol dire crescita del contenzioso con le banche e procedure esecutive, per non parlare delle liti pendenti con i fornitori. Un meccanismo di sterminio silenzioso e micidiale che non può aspettare i tempi della politica italiana.

Gli agricoltori hanno urgenza di risposte per capire quale sorte li aspetta. Se solo lo si volesse si potrebbe immediatamente lanciare un segnale facendo scattare le “norme di salvaguardia”, norme scritte nei trattati e mai attuate. O chiudiamo noi o, così come è accaduto quest’anno, nel momento in cui i prezzi nei mercati sono calati del 30% sotto la soglia del costo di produzione, per come già scritto negli accordi internazionali, si chiudano le frontiere all’ingresso di  quei prodotti. Tutto questo era prevedibile ed oggi è una gravissima realtà che deriva da una globalizzazione da far-west che deve essere obbligatoriamente contrastata rispettando regole già scritte, per non distruggere l’unica possibilità di lavoro per intere comunità. In questa vertenza non possiamo non avere a lato i nostri primi cittadini e da Vittoria (RG) come sede del mercato ortofrutticolo più grande del meridione d’Italia,siamo partiti e dove assieme ad altri Sindaci il 9 Giugno si è convenuto di stilare un documento comune a vantaggio delle economie dei territori a vocazione agricola e della salute dei cittadini consumatori. Siamo contenti che il Presidente della Regione abbia voluto riportare il grido di allarme a Bruxelles che dovrà ascoltarlo con attenzione, non rimane che organizzarci insieme per una operazione comune. Non è tempo di chiedere la luna, per cui è meglio focalizzare l’essenziale ma su questi punti la Sicilia DEVE farsi apripista nel tentativo di salvare in extremis un settore in agonia. NOI, PER NON ESSERE RIUSCITI A RASSEGNARCI, COME SEMPRE, SIAMO PRONTI A FARE LA NOSTRA PARTE” .

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