Stava rientrando a casa e venne brutalmente ucciso da un killer, il 24 maggio di 16 anni fa. È la storia di Gianluca Congiusta che dentro, però, ha tante storie insieme.
Lui, Gianluca, secondo le indagini venne ucciso dalla ‘ndrangheta dopo essere venuto a conoscenza, attraverso una missiva intimidatoria, di un tentativo di estorsione perpetrato dai boss ai danni del suocero. Ma nessuno, tantomeno il boss Costa, venne condannato per la sua morte.
E dentro la storia di Gianluca c’è quella del padre Mario che, prima di morire, ha provato in ogni modo a dare un nome e un volto alla mente che avrebbe progettato l’omicidio del figlio.
C’è la storia della sorella, Roberta, che oggi ha scritto su Facebook un ricordo commosso, con dentro la richiesta: “la verità non va in prescrizione”.
C’è la storia degli ex suoceri e dell’ex compagna di Gianluca che vennero condannati per falsa testimonianza, per aver mentito durante il processo per paura di ritorsioni. Paura che Gianluca non aveva mai assecondato in vita.
C’è la storia di un Paese, il nostro, che fa poco, troppo poco, per arrivare alla verità su omicidi come quello di Gianluca Congiusta.
Sì, perché è inutile commemorare le grandi stragi, se poi si dimentica che ogni vita spezzata merita Giustizia.