Sei colpi di pistola. Venne ucciso così il giovane giornalista Giovanni Spampinato. Sono passati 51 anni da quel 27 ottobre del 1972, giorno dell’uccisione.
Giovanni era solo un ragazzo e, facendo il proprio dovere, ha svelato trame che nessuno ammetteva nella cosiddetta “Provincia babba”: Ragusa.
Una provincia stretta fra mafie e massoneria, interessi economici di pochi – spesso colletti bianchi – in cui investì un certo Tognoli, ricercato da Giovanni Falcone in “Pizza connection”.
Per molti è meglio commentare e liquidare la tragica vicenda di Spampinato, quasi giustificando l’omicida, affermando “se l’è cercata”.
No, Giovanni ha fatto ciò che tanti altri non hanno fatto: solo il proprio dovere, in una Terra dove ancora oggi ricordare fa male, perché riapre ferite mai chiuse.
Ricordare, appunto, spesso è scomodo. Quindi meglio dimenticare.
Giovanni è il vero martire del nostro silenzio.