Riceviamo e pubblichiamo, da Renato Scalia, un “allarme” che si può leggere anche sul blog “Quannomepare“.
“Il 50% del personale della Questura di Roma non ha mai sparato nell’ultimo anno. I dati dell’aggiornamento e dell’addestramento professionale svolto nei principali uffici della Capitale”.
Mentre il Viminale e i vertici delle Forze dell’ordine stanno studiando strategie di emergenza per ogni obiettivo sensibile in caso di attentato, sembra che i poliziotti romani non sparino nemmeno una cartuccia.
Un’assurdità, questa, se pensiamo che proprio in questi giorni il Ministero dell’Interno sta valutando la sostituzione della vecchia “mitraglietta” Beretta PM 12, in dotazione alla Polizia di Stato, con armamento più moderno e funzionale.
“È una buona notizia – afferma l’on. Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza per il Pd – va avanti il piano di ammodernamento delle forze dell’ordine, sommato al lavoro complessivo di ottimizzazione che stiamo conducendo insieme a Palazzo Chigi”. Non una parola, però, sulla formazione e l’addestramento del personale, risorsa fondamentale per l’efficienza di un Corpo di polizia.
Più di un borbottio è giunto però da coloro che dovrebbero beneficiare di questo cambiamento. Molti poliziotti, infatti, si chiedono: “cambiando l’arma, migliorerà la nostra operatività?”
La risposta è nuda e cruda: “se le cose continuano a funzionare come ora, è un secco NO!”
Gli operatori della Polizia di Stato si dovranno sobbarcare gli impegni straordinari del Giubileo, in piena emergenza terrorismo, oltre a quelli, già onerosi, che svolgono quotidianamente, con la vana speranza di poter addestrarsi in poligono – considerando l’evento voluto da Papa Francesco – solo grazie ad un miracolo.
Gli agenti non ci stanno e snocciolano dati che sembrano inquietanti.
Delle circa 100 mila giornate di addestramento previste dal contratto per il personale della Polizia di Stato in servizio a Roma – 12 giorni all’anno per ogni operatore, di cui 3 da passare in poligono – ne sarebbero state svolte poco più di 37 mila, quindi solo il 37%.
Vediamo nel dettaglio lo stato dell’aggiornamento e dell’addestramento professionale svolto nei principali uffici della Capitale, su cui ricadranno i maggiori oneri dell’evento.
Nella sola questura di Roma, nel periodo che va da maggio 2014 a maggio 2015, circa il 50% del personale non ha mai sparato, con punte dell’80% al Commissariato di Ostia e del Casilino, del 75% a quello di Colombo ed esposizione, del 63% al Reparto scorte della Questura di Roma, di oltre il 50 % al Reparto scorte dell’Ispettorato Viminale (scorte di politici e personalità di spicco), del 38% alla Digos e del 59% alla Squadra mobile.
Fortunatamente va molto meglio al Reparto volanti di Roma, dove sparano tutti grazie alla presenza di un poligono in loco.
Tornando alla questione della mitraglietta, a causa della mancanza di poligoni abilitati all’uso dell’arma lunga, da oltre tre anni molti poliziotti non hanno più imbracciato e sparato con laBeretta PM 12.
Nulla di segreto, sono dati che si trovano tranquillamente in rete, considerato che sono stati consegnati alle organizzazioni sindacali di polizia.
Qualcuno, anche qualche sindacato, attribuisce la causa di questo deficit alla mancanza di fondi.
Ciò sembrerebbe strano, per il semplice fatto che ogni ufficio è strutturato con un proprio ufficio addestramento al cui interno ci sono tutti gli istruttori necessari per l’uopo. Oltretutto, se c’è una cosa che non manca nelle armerie della Polizia sono proprio le munizioni.
Sembra, inoltre, che anche la questione poligoni sarebbe un non problema. Da oltre 3 anni, infatti, è stato stipulato un accordo tra le varie Forze di polizia per l’utilizzo in comune dei poligoni su tutto il territorio nazionale.
Anche nelle esercitazioni delle tecniche operative i dati non non sono certo del tutto rassicuranti. Sono attività formative che hanno rilevanti ripercussioni sul lavoro quotidiano, eppure, molti neanche le prendono in considerazione.
Si tratta di tecniche di protezione e osservazione, del fermo e ammanettamento, insomma, di tutto quello che dovrebbe essere patrimonio professionale di un operatore di polizia.
Il paradosso di tutto ciò è rappresentato dall’esistenza di pubblicazioni, guarda caso proprio a cura di medici della Polizia di Stato, dove si mette in relazione “l’insufficiente formazione /aggiornamento in tema di tecniche operative ” con i ” fattori organizzativi ed individuali identificabili quali potenziali elementi concasuali di eventi infortunistici” (“Causa di servizio e rischi lavorativi nelle forze di polizia” di Fabrizio Ciprani, Dirigente medico della polizia, edito da Laurus Robuffo – febbraio 2012 – capitolo 5 paragrafo 5.1 tabella 3, pagina 75).
Ci troviamo, quindi, davanti ad un grave problema dovuto non solo alla scarsa importanza che viene data alle attività addestrative, ma causata anche da un numero abnorme di servizi di ordine e sicurezza pubblica che devono essere assicurati, con una forza organica ormai ridotta ai minimi termini.
Tornando alla “buona notizia” del responsabile Sicurezza per il Pd, on. Emanuele Fiano, un poliziotto, dopo aver letto quella dichiarazione, si è sfogato così: “puoi cambiare le armi che vuoi ma se non ci fai addestrare il risultato non cambia. Non confondiamo la professionalità con una sfilata di moda”.
Renato Scalia