Dopo gli allarmi “mucca pazza” e ”aviaria” che furono devastanti poiché in 15 anni costarono all’Italia 12 miliardi per aver dimezzato i consumi, ecco arrivare un nuovo allarme alimentare che questa volta riguarda le carni rosse, i salumi e le carni lavorate.
Anche questo nuovo allarme non mancherà di provocare gravi danni all’economia poiché come si è sempre verificato, la popolazione, almeno in parte, di fronte ad una notizia diffusa da un organismo così importante, non può non avere una reazione attendista fino a quando la situazione si evolve.
Se certe notizie come quella in esame, avendo la caratteristica d’un impatto con milioni di persone, venisse diffusa con una maggiore attenzione rispetto alle particolarità riguardanti modalità quantitative d’uso ed ai controlli di filiera che non sono uguali per tutti i Paesi, sicuramente si arrecherebbero minori danni all’economia di alcuni Stati, già devastata da cause di diversa natura.
E non basterà l’ intervento del Ministro della salute volto a ricordare che la dieta mediterranea fa stare bene tutti o quello di Carmine Pinto , presidente dell’associazione italiana di oncologia medica (Aiom) che invita ad evitare gli allarmismi sulla pericolosità delle carni rosse, dei salumi e delle carni lavorate, a scongiurare danni ingenti alla nostra economia per il crollo dei consumi di tali alimenti che, secondo quanto comunicato dall’OMS, provocherebbero il tumore allo stomaco.
L’Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro, scrive che è importante sapere quali sono i dosaggi e le durate d’esposizione oltre le quali il rischio diventa reale e non solo teorico.
Quanto scritto dall’Airc sarebbe stato doveroso che lo scrivesse l’OMS !
Di fronte a comunicati di questo genere che mancano di doverose puntualizzazioni, nasce il sospetto che periodicamente alcuni potentati possano attivarsi mettendo in moto meccanismi perversi volti a penalizzare determinati settori produttivi per favorirne altri.
D’altronde,è sufficientemente chiaro quanto sia più semplice agire contro piccole e medie aziende piuttosto che nei confronti di potenti organizzazioni !
Di più, paragonare la pericolosità di carni cotte sul fuoco al fumo di sigarette , senza specificare che chi mangia una bistecca cotta sulla brace non corre lo stesso rischio di tumore di chi fuma venti o più sigarette al giorno, diventa una vera operazione di terrorismo mediatico, aggravato dal fatto che le stesse teorie di pericoli tumorali universalmente riconosciute per le sigarette non vengono additate come reali rischi di morte per cancro.
Sarà perché la produzione e commercializzazione dei tabacchi lavorati è monopolio dello Stato ?
Perché non si chiede allo Stato di eliminare la lavorazione e commercializzazione dei tabacchi ?
Qualunque sia il motivo che periodicamente riesce a condizionare stili di vita d’interi Continenti, sarebbe opportuno che certe scoperte, da qualunque parte provengano, venissero comunicate alle popolazioni con maggiore cautela ed equilibrio, auspicando al contempo che i destinatari di simili scoperte ovvero i cittadini consumatori sappiano fare un uso intelligente delle notizie apprese se non vogliono contribuire ad un nuovo peggioramento della nostra economia, così come è avvenuto per gli allarmi di “mucca pazza” e “aviaria”.