“Ovunque arrivo mi chiamano: è arrivato il siciliano in Calabria! Tutti mi chiedono: ‘stai prendendo l’eredità di Concetto (ovvero Concetto Giuseppe Errigo)?’ Io non sono nessuno, c’è quello dietro di me e comanda quello. Le mie parole sono la bocca di Concetto, basta!”.
E’ uno degli arrestati, Carmelo Battaglia che, parlando con Ambra Errigo (anch’ella arrestata), chiarisce chi sia il “leader” di ‘cosa nostra’ nella zona: Concetto Giuseppe Errigo.
E’ una delle contestazioni più importanti (quella dell’associazione mafiosa) che la Procura Distrettuale Antimafia di Catania (con il procuratore aggiunto Carmelo Petralia ed il sostituto, Valentina Sincero), fa nell’operazione “Proelio”, condotta dai Carabinieri di Ragusa e che ha portato all’arresto di 19 persone per svariati reati.
E sull’appartenenza a ‘cosa nostra’ spesso sono gli stessi arrestati a vantarsi, come nel caso sempre di Carmelo Battaglia che spiega come “la mia famiglia è tutta cosa nostra” non Stidda sulla quale anzi spiega che “non sia mai con questi, siamo in guerra con questi”.
Insieme a Concetto Giuseppe Errigo l’attuale collaboratore di Giustizia, Rosario Avila, il quale nei fatti si autoaccusa e racconta come sia stato il capomafia Ciccio La Rocca ad affidargli il compito di riorganizzare i ranghi di cosa nostra nella zona. Lo stesso Avila li riorganizzerà ricorrendo ad Errigo.
Errigo Concetto Giuseppe era già stato condannato per mafia ed operava da tempo nella provincia ragusana, in particolare tra le città di Comiso, Vittoria e Scicli, gestendo un’articolata attività di narcotraffico.
La stessa organizzazione che, come emerge dalle numerose intercettazioni, era anche in possesso di armi e pronte ad usarle.
Il Battaglia parlando con Avila raccontava che Errigo Concetto “
L’altro ieri si è permesso di tirare fuori e ha detto« io ti sparo!». Spara gli ho detto io. Spara.
spara! spara! Gli ho detto. coglione che sei. (riferito ad ERRIGO Concetto n.d.r.)
Io un pazzo sono! Spara. Adesso mi devi sparare. merda! ma per davvero me Io stai dicendo? si Line… spara dai che ti stava scherzando in quel momento!
IL GRUPPO OPERANTE NEL RAGUSANO
Il gruppo che operava, con ruoli di “dirigenza”, nella zona del ragusano era formato, oltre che da Errigo Concetto Giuseppe e Rosario Avila, da Battaglia Carmelo, addetto insieme alla moglie Saraceno Stefania, ai rifornimenti presso i fornitori calabresi, Errigo Concetto (classe 1959 e cugino di Concetto Giuseppe) ed Ignaccolo Raffaele.
Ruolo importante esercitava la figlia di Concetto Giuseppe Errigo, Ambra. All’indomani dell’arresto del padre Ambra Errigo subentrava nella conduzione del gruppo che continuava, facendosi anche portavoce delle direttive del padre detenuto, a dirigere l’attività di narcotraffico.
Con ruoli di secondaria importanza vi erano altri soggetti del ragusani, fra questi gli acquirenti e rivenditori al dettaglio, tra cui Piazza Giuseppe, Vitale Salvatore, Piccione Matteo e Occhipinti Biagio.
Biagio Occhipinti è il titolare di due negozi di abbigliamento a Comiso ed è risultato essere uno dei rivenditori al dettaglio più attivi. Era lui che rivendeva la droga tra i clienti dei suoi esercizi commerciali, assicurando ingenti proventi al gruppo. A tale circostanza vi è il riscontro dell’arresto, il 2 luglio del 2013 di Letizia Cascone che si era appena rifornita di cocaina presso il negozio di Occhipinti.
Rosario Avila, invece, rivendeva la droga del gruppo nella città di Vittoria, servendosi di alcuni collaboratori tra i quali spicca Benenati Mario.
I LEGAMI CON COSA NOSTRA AGRIGENTINA
L’indagine ha anche permesso di ricostruire i legami tra gli esponenti di “cosa nostra” vittoriese e i clan della medesima organizzazione criminale operanti nella provincia di Agrigento, nello specifico appartenenti al clan Fragapane, il cui capo clan Fragapane Salvatore, rappresentante di “cosa nostra” per la provincia di Agrigento, è attualmente detenuto in quanto condannato all’ergastolo per la scomparsa e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del noto collaboratore di giustizia.
I legami tra coloro che occupano posizioni di vertice, quali Errigo Concetto Giuseppe e Fragapane Francesco, sono risalenti nel tempo e hanno origine nella comune affiliazione mafiosa a Cosa Nostra.
Oltre alla contestazione del 416bis (associazione mafiosa) c’è pure, da parte della Procura di Catania, l’aggravante di cui all’articolo 7 (metodo mafioso).
Va detto, infatti, che i rapporti fra i due gruppi (quello di Errigo e quello di Fragapane) si sono consolidate nella cogestione dell’attività di narco traffico, che ha avuto la sua massima espressione nel supporto economico fornito dal gruppo dell’Errigo, dapprima alla latitanza di Fragapane Francesco e poi alla spese legali affrontate a seguito della sua detenzione.
L’8 ottobre del 2013 la Corte di Cassazione confermava definitivamente la condanna di Fragapane per il delitto di associazione mafiosa ad anni 6, mesi 4 e giorni 3 di reclusione.
All’indomani dell’inizio della latitanza e poi della cattura di Francesco Fragapane il ruolo sarebbe passato nelle mani di Giuseppe Quaranta, netturbino presso il Comune di Agrigento, che emerge essere incaricato di recuperare le somme di denaro corrispettivo delle cessioni di droga che il Battaglia doveva al Fragapane, mostrando così di essere “compartecipe e diretto interessato di quelle transazioni per le quali possedeva anche l’autorevolezza per trattare delle dilazioni nei pagamenti”
Nelle intercettazioni infatti Giuseppe Quaranta viene indicato come:
“Il referente di Francesco. Lui comanda oramai! Tutta la provincia di Agrigento”.
Lo stesso Quaranta, poi, avrebbe collaborato col Battaglia acquistando insieme a lui in Calabria sia marijuana che cocaina.
Gli altri tre arrestati ad Agrigento sono: Roberto Lampasona, Antonino Mangione e Girolamo Campione.
I RAPPORTI CON I CALABRESI
La droga dalla Calabria (sponda ‘ndrangheta) alla Sicilia Orientale, per conto sia di ‘cosa nostra’ che della ‘stidda’ non è una novità.
Già pochi giorni prima dell’uccisione del boss della ‘ndrangheta, Michele Brandimarte (ucciso a Vittoria il 14 dicembre del 2014) scrivevamo delle “piste della droga” dalla Calabria al ragusano (LEGGI ARTICOLO).
Nell’operazione dei carabinieri troviamo l’ennesima conferma del forte patto fra cosche e ndrine: emerge, infatti, che il gruppo di Errigo Concetto Giuseppe aveva anche rapporti stabili e continuativi con alcuni soggetti calabresi quali Piccolo Giuseppe e Napoli Saverio, operanti nella zona di Polistena, dove il Battaglia e la moglie si recavano spesso per rifornirsi di droga (per conto del sodalizio).
La coppia Battaglia – Saraceno non ha esitato a servirsi anche dei figli minori, costretti a seguire i genitori nei viaggi in Calabria. Ai ragazzi, inoltre, venivano fornite precise indicazioni su come dovevano comportarsi in caso di controllo da parte delle Forze dell’Ordine.
Nei rapporti con i calabresi, poi, entrava anche Fragapane Francesco, servendosi dell’operato del suo uomo di fiducia Quaranta Giuseppe che si recava, unitamente a Battaglia Carmelo, a Polistena da Piccolo Giuseppe per concludere acquisti di sostanza stupefacente.
Vincenzo Politanò, infine, aveva il ruolo di intermediario per organizzare i trasporti della droga dalla Calabria a Comiso.