Le carceri di Siracusa, Cavadonna e Augusta, come due grandi hotel, con qualsiasi tipo di comfort (abusivo) per i detenuti.
E’ questa l’immagine che arriva delle carceri del Siracusano, nelle quali entrano tranquillamente droga, cellulari e tanti altri “confort” assolutamente vietati.
CAVADONNA, L’AGENTE PENITENZIARIO E PAOLO ZUPPARDO
A Cavadonna accade l’incredibile: Paolo Zuppardo (del quale più volte ci siamo occupati – LEGGI ARTICOLO), particolarmente vicino al clan Trigila, pericoloso delinquete di Avola che non si è mai sottratto a feroci atti di violenza, mesi fa finì in galera (il giorno prima del suo matrimonio).

Zuppardo entrò da subito nel carcere di Cavadonna a Siracusa e, da allora, è riuscito, con l’assidua connivenza di un agente penitenziario dalla comune provenienza (Avola, appunto), a far entrare droga in abbondanza nell’istituto penitenziario.
Quello che dovrebbe essere un carcere è diventato una “piazza di spaccio”, con ras della situazione proprio il detenuto Paolo Zuppardo. E proprio tale opportunità, ovvero quella di ricevere droga (oltre a diversi altri “beni” vietati), ha fatto diventare Zuppardo il ‘gestore’ della sezione nella quale è “ospite” all’interno del carcere di Cavadonna.
E secondo i “bene informati” il caso di Paolo Zuppardo non sarebbe l’unico nel carcere di Cavadonna, sarebbero diversi i detenuti che riescono, con stratagemmi molto simili a quello descritto, a introdurre droga e materiali vietatissimi.
Insomma, un grand hotel, più che un carcere.
AUGUSTA, I PERMESSI PREMIO E LA DROGA
Nel carcere di Augusta, fra i più grandi del sud Italia, sono reclusi i cosiddetti “definitivi”, ovvero i detenuti che hanno la pena già passata in giudicato (con sentenza definitiva).
Ed è proprio nell’Istituto penitenziario di Augusta che, di ritorno dai permessi premio, alcuni detenuti introducono droga nel carcere.
“E’ un malcostume, un malaffare diffuso. Io sono stato recluso fino alla primavera del 2017, nella mia sezione c’erano in particolare i catanesi e, ricordo perfettamente, lo spaccio a cielo aperto”.
E’ quanto rivela un ex detenuto, del quale per ovvie ragioni tuteliamo l’identità, proprio nel carcere di Augusta.
Ma come funziona il meccanismo?
“Funziona con i permessi premio, con la possibilità di uscire liberi per 3-4-5 giorni al mese: con questo meccanismo al rientro dal permesso, entra tutto quello che deve entrare. Droga di ogni tipo: cocaina, extasy, marijuana.
All’interno del carcere – spiega – non circolano soldi, ma solo i libretti. Il controvalore della droga viene pagato in valori bollati, spesso sigarette. Basti pensare che, nel periodo in cui sono stato recluso, accadeva che un detenuto in una settimana si comprava 200 euro di sigarette di Malboro. E’ ovvio che in una settimana non se le potesse fumare, e questo è il controvalore della droga.
E lo spettacolo è davvero schifoso: le sezioni sono aperte dalla mattina al tardo pomeriggio – conclude -, così è tutto alla luce del sole: fumano, si fanno le piste di cocaina, bevono”.
PRECISAZIONE CASA RECLUSIONE DI AUGUSTA:
Con riferimento all’articolo pubblicato in data odierna riguardante in parte anche la Casa Reclusione di Augusta inoltro, a tutela dell’onorabilita dell’istituto e delle persone che vi lavorano la seguente comunicazione :
Premesso che in una comunità ristretta ( ma non solo in essa) il rischio di circolazione oggi diffusissima di sostanze vietate , e sempre presente, tengo a sottolineare che I’azione di controllo viene svolta in modo diuturno ed efficace da parte del personale di Polizia Penitenziaria operante presso questo Istituto e non risulta in alcuna maniera il verificarsi del fenomeno segnalato nell’articolo il cui titolo peraltro riecheggia tristi stereopiti.
Owiamente nei casi in cui si verificano anche nello stadio di tentativo singoli episodi questi vengono tempestivamente individuati e segnalati all’Autorita Giudiziaria competente.
Va aggiunto pur nei doveroso rispetto nella liberta di stampa che assai opportunamente affermazioni fatte sotto la copertura dell’anonimato andrebbero in primo luogo circostanziate e poi indirizzate verso I’Autorita Giudiziaria competente al fine di consentire verifiche ed accertamenti .
Ciò a sommesso parere di questa Direzione scoraggerebbe con tutta probability affermazioni tanto roboanti quanto vaghe.
Il Direttore, dottor Antonio Gelardi