Mentre il teatrino della politica italiana metteva in scena il più indecoroso spettacolo elettorale, in un mix di contraddizioni, illogicità, mistificazioni ed ignobili semplificazioni, ad uso e consumo di un popolo inebetito che, a sua volta, nell’assecondare passivamente la scorretta faziosità dei leader politici, ha dimostrato di avere disattivato l’80% del cervello, lasciando in funzione il restante 20% solo per ricordare la password di accesso a facebook, la cronaca ci ha raccontato i fatti di Saronno.
Un medico ed una infermiera, sua compagna ed amante, hanno dato la morte, con lucida determinazione omicida, ad un numero imprecisato di ignari pazienti. Già solo questo stesso fatto dovrebbe sconvolgere tutti. Purtroppo, a margine della folle storia, emergono altri dettagli inquietanti.
In quell’ospedale tutti sapevano ma nessuno parlava. Nessuno ha saputo o voluto chiamare i carabinieri per denunciare i due assassini seriali, pur nella consapevolezza di vedere morire altre persone inermi. Perchè? Come facevano a dormire? Come facevano a guardarsi allo specchio, sapendo di avere condannato, con il loro colpevole silenzio, i futuri poveri malcapitati?
E non è ancora tutto, perché, tra i tanti dipendenti del nosocomio, una dottoressa, in servizio con contratto a termine, ha ben pensato di andare dal primario, minacciando di spifferare tutto e di far saltare tutto e tutti se lui, il primario appunto, non si fosse attivato per farla assumere con contratto a tempo indeterminato.
Ecco il punto di non ritorno. Una persona “normale”, un medico, che ha giurato di agire sempre per la tutela e la salvaguardia della vita umana, usa l’omicidio altrui come strumento della propria realizzazione professionale, noncurante della crudeltà e della riprovevolezza del suo comportamento.
L’abbandono di ogni riferimento etico, la caduta dei valori collanti di una società progredita, ci spingono verso un baratro di violenza reciproca, dove prevale la logica di chi è più forte e più cinico.
Per salvaguardare un contratto di lavoro, per tutelare uno stipendio, per garantirsi il mantenimento della macchina, dello smartphone, della casetta, dei vestiti, della tanto agognata vita piccolo borghese, oggi si decide consapevolmente di fingere o, peggio, di dare un prezzo al proprio silenzio.
Siamo alla fine di un percorso? Siamo all’inizio di un nuovo ciclo? Possiamo ancora coltivare il sentimento della fiducia? Possiamo ancora fare ricorso al concetto dell’amicizia, della solidarietà e dell’altruismo? I fatti di Saronno sono solo un caso limite o il sintomo di qualcosa di più grave ed allarmante e che riguarda tutti noi e il nostro modo di intendere la vita e il rapporto di convivenza reciproca?
Sembra che la nostra società non sia poi tanto lontana da certe storie di McCarthy. E’ la realtà spietata, terrificante, già vissuta prima e durante il secondo conflitto mondiale, dura come un muro di cemento armato, in direzione del quale sembriamo correre, immemori, ad occhi chiusi e a velocità disumana.