I “Liberi Consorzi” in Sicilia: ecco come la penso io…

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: il contributo e l’opinione di Vanni Iacono sui “Liberi Consorzi”, a seguito del Consiglio Comunale aperto a Modica.

La Legge Regionale del 24 marzo 2014, n. 8 istituisce i liberi Consorzi comunali e le Città metropolitane. Il dibattito è aperto. Ieri (29 aprile), a distanza di un mese, un consiglio comunale aperto nella città di Modica ha posto le basi per aprire un confronto sulle reali opportunità che si prospettano all’orizzonte. Un orizzonte che tuttavia appare ancora poco limpido, a causa di una legge che al giorno d’oggi non sembra ancora sufficiente, per capire quale sia la migliore strada da seguire e i criteri sui quali impostare una reale logica di ipotesi di piano consortile. Partendo da questa constatazione pertanto, non si può che fare un ragionamento che parte dagli unici dati certi che al momento si possono mettere sul tavolo del dibattito: il limite minimo di 180.000 abitanti e la continuità territoriale fra i territori comunali appartenenti al libero consorzio. Ovviamente non basta ipotizzare perimetrazioni mettendo al centro questo o quel comune a seconda dei casi, ma bisogna guardare ciò che accade intorno e quali sono i reali numeri (in questo caso la popolazione) messi in gioco. Se guardiamo il sistema SUD-EST della Sicilia ci possiamo facilmente rende conto come questo sia contraddistinto da polarità di livelli differenti, alcune internazionali (Catania), altre nazionali (Siracua-Gela) altre ancora Regionali (Ragusa-Modica-Vittoria-Noto-Avola-Caltagirone) che a loro volta sono punti di riferimento per una serie di città più piccole a carattere provinciale. Queste polarità ovviamente costituiscono la base di partenza sulla quale impostare un’analisi. Catania, diventando città metropolitana lascerà fuori un territorio a sud di circa 70.000 abitanti che avrà in Caltagirone il punto di riferimento. Gela, che conta già 75.000 abitanti, avrà la possibilità di istituire un nuovo consorzio con i comuni limitrofi, guardando principalmente a Licata ma anche a Caltagirone. Siracusa invece ha già un sistema forte basato sull’asse Siracusa-Priolo-Melilli-Augusta e comuni pedemontani e non avrà sicuramente problemi a raggiungere la quota minima. Ciò che resta, è l’unica area che non ha polarità forti, ma piuttosto una serie di città che insieme ad altre creano micro-sistemi e relazioni (vedi sistemi locali del lavoro). All’interno di quest’area, che conta circa 400.000 abitanti, esiste un sistema di piccoli paesi montani delle ex province di Ragusa e Siracusa, per un totale di circa 80.000 abitanti, un sistema lineare Ragusa-Comiso-Vittoria-Acate, e un sistema policentrico che ha in Modica il comune più popoloso 54.000 abitanti. Noto e Avola fanno sistema a se, ma come Vittoria-Acate-Comiso non possono loro malgrado che considerare l’ipotesi di aggregarsi (ovest o est) a un comune più grande, non avendo la possibilità di istituirne uno proprio. Questa analisi, serve principalmente a mettere in evidenza come al di la delle possibili scelte, di questo o quel comune, le dinamiche territoriali sono sotto gli occhi di tutti, basta guardare GOOGLE EARTH per rendersi conto come ormai da decenni il sistema MODICA-SCICLI-ISPICA-POZZALLO-ROSOLINI orientato ovviamente a SUD tende a consolidarsi, così come il comune di Ragusa è orientato a OVEST pianificando in quella direzione la sua espansione, individuando aree commerciali e dei servizi (pensiamo al nuovo ospedale) che diventano baricentriche rispetto al sistema prima citato e a una parte dei comuni montani del ragusano. Allo stato attuale delle cose credo, che se c’è realmente la volontà di fare una scelta “NUOVA e LIBERA” di mettersi in gioco non solo a livello regionale, ma anche nazionale e internazionale, diventando il primo esempio di “PROGRAMMAZIONE CONDIVISA”, bisogna prima di tutto evitare polemiche sterili figlie di una politica ormai superata, e capire che il vero ostacolo da superare non si trova all’interno del territorio della nostra ex provincia, che comunque rimane fortemente omogeneo così come lo è rispetto a tutto i territorio degli iblei, ma piuttosto nei palazzi del potere di Palermo, dove piuttosto che offrire occasioni concrete per un reale sviluppo del territorio, si pensa a creare nuovi facili bacini elettorali. Se i politici e la classe dirigente tutta vogliono davvero il cambiamento è a questo che bisogna guardare, giocando d’anticipo rispetto ai tempi della politica, perché i confini sono semplici linee immaginarie che nella realtà non esistono, il nostro territorio invece rappresenta la nostra ricchezza una ricchezza che tutti abbiamo sotto gli occhi e per la quale vale la pena lottare.

Vanni Iacono

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