Ignazio Abbate dice che risponderà solo ai cittadini. E’ giusto! Sono d’accordo, perché lui è un politico ed in quanto tale esiste in funzione del consenso che riesce a catalizzare. D’altra parte i suoi slogan preferiti, come “decido io” o “noi lavoriamo 12 ore al giorno” o “faremo del Comune di Modica una vettura da F1” o ancora “io non mi candiderò alla Regione e chi lo dice sarà querelato” sono l’emblema stesso di una lunga campagna propagandistica iniziata due anni fa e che viene quotidianamente perpetuata al solo scopo di alimentare il consenso elettorale.
Quello che mi sfugge, però, è il motivo per il quale, secondo il nostro attuale primo cittadino, egli non debba rispondere al collegio dei revisori dei conti e alle osservazioni TECNICHE che da tale organo vengono formulate all’amministrazione in materia finanziaria e contabile.
Mi sfugge il motivo poiché è una legge, una legge dello Stato, che ha istituito questo organo di controllo, affidandogli compiti di vigilanza e funzioni consultive in ausilio e non in contrapposizione all’attività amministrativa, al fine di tutelare l’interesse collettivo di evitare danni i cui effetti e le cui conseguenze ricadrebbero sui cittadini.
Il Sindaco Abbate sembra non tenere conto che l’attività amministrativa, l’attività di governo del territorio, non coincide con il potere del comando e che governare, amministrare, significa mettere in pratica scelte (non decisioni) di gestione nell’alveo delle regole imposte dalla legge.
La concezione, singolarmente comune ad Ignazio Abbate e a Silvio Berlusconi, per la quale l’operato di chi ha vinto le elezioni sarà sottoposto, al di là delle regole e delle leggi, esclusivamente al vaglio degli elettori, sembra andare al di fuori della logica democratica, al di fuori delle norme costituzionali, che impongono limiti alla stessa sovranità popolare “esercitata nei modi stabiliti dalla legge”, come se il principio stesso dello Stato Democratico, così faticosamente strappato alla logica autoritaria della prima metà del ‘900, possa essere ridotto ad un mero rapporto di elettività, trascurando che è il rispetto di certe regole, fissate per legge, a garantire e tutelare il popolo dai danni di un “decisionismo” illimitato ed incontrollato.
Getta ombre di discredito, il Sindaco, sui revisori dei conti, descrivendoli come l’appendice di una maggioranza politica a lui avversa, piuttosto che gli occhi e le orecchie della Corte dei Conti, tecnici al sevizio del Comune e della stessa Giunta Comunale, i quali, sotto la loro personale e professionale responsabilità, hanno il compito, affidatogli per legge, di indicare il percorso più corretto per attuare le scelte amministrative nei limiti della sostenibilità finanziaria dell’Ente.
In realtà Abbate non si rende conto di screditare se stesso, lasciando senza risposta molti interrogativi su alcune spese importanti recentemente sostenute dal Comune (il finanziamento alla banda musicale è esemplificativo ma nemmeno il fatto più grave) sul Piano Triennale delle Opere Pubbliche e sul Bilancio.
Il Sindaco getta discredito su tutte le passate amministrazioni, senza fare alcuna distinzione, sulle mancanze e le omissioni di chiunque abbia amministrato prima di lui, facendosi scudo degli errori altrui pur di fuggire alle sue attuali responsabilità politiche ed amministrative.
Risponde minacciando querele a tutti coloro i quali non la pensano come lui e che chiedono conto e ragione del suo operato. Forse manca di argomenti politici, forse non ammette nemmeno l’idea stessa di essere contrastato e per questo si chiude autarchicamente nel suo decisionismo, circondandosi di “yes men” che lo riconoscono capo indiscusso.
Nega all’opposizione non solo il diritto di critica ma anche il diritto di proposta e di collaborazione, non rendendosi conto che anche l’opposizione, nel bene e nel male, rappresenta una parte consistente dei cittadini modicani e che è nel rispetto di questi ultimi che vanno rispettati i primi.
Nei fatti, poi, Abbate non risponde nemmeno ai cittadini: ricordo, solo a titolo di esempio, la mancata risposta ad una mia segnalazione sulle farraginose modalità di distribuzione dei biglietti della refezione scolastica, che hanno creato moltissimi disagi alle famiglie, la mancata risposta ai cittadini di Via Roma che hanno chiesto le motivazioni del taglio degli alberi, la mancata risposta ai cittadini di Marina di Modica che hanno sollevato, nelle scorse settimane, problemi importanti rimasti irrisolti “perchè il Sindaco, per adesso, si deve occupare di altro”.
In buona sostanza, il “Sindaco Sceriffo” ha reso chiara la sua concezione della politica, una concezione ben nota, berlusconiana fino al midollo, esempio vivente della nuova e miracolosa classe politica che la Seconda Repubblica, nata dalle ceneri di tangentopoli e finita tra le pieghe del processo Ruby, ha saputo partorire.
Ci resta la consolazione di pensare, almeno per il momento, che, come amava ripetere lui stesso in campagna elettorale, “Ignazio è uno, uno e solo”…