Settembre coincide con la ripresa delle attività lavorative, scolastiche, amministrative e, come ogni anno, impone anche di mettere mano ai luoghi della nostra vita quotidiana. Nell’ambiente di lavoro, ad esempio, si tolgono le cartacce lasciate ad essiccare nel periodo vacanziero, mentre nelle case cittadine, al rientro dal mare o dalla campagna, si mette mano ad un’opera di pulizia straordinaria in conseguenza della quale molti oggetti, accumulati in modo seriale e compulsivo, finiscono per trovare la loro soluzione finale.
Talvolta la medesima sorte tocca anche a quelle cose ormai vecchie, delle quali ci si è stancati e che si preferisce eliminare per dare “nuovo smalto” all’ambiente circostante.
Anche l’amministrazione comunale, custode della grande casa di tutti i cittadini, ha ben pensato di fare una “pulizia straordinaria”, laddove un ambiente ormai stantio aveva stufato sia dal punto di vista estetico che sotto l’aspetto funzionale. Stiamo parlando della Via Silla, della Via Fabrizio e della zona di C.so Sandro Pertini, dove il buon Ignazione nostro, forse credendosi un novello Pininfarina, si è deciso di dare una nuova impronta, un nuovo look, un nuovo gusto, più aderente alle attuali declinazioni della moda.
L’intervento, dunque, si è concentrato nello sradicamento degli alberi da alto fusto che, da oltre 50 anni, ivi prosperavano e che, in poche ore, sono stati ridotti a legna da ardere.
Probabilmente il nostro previdente Sindaco ha immaginato che tale opera avrebbe fatto scatenare le “solite polemiche dei soliti detrattori”, i quali avrebbero alzato il dito contro di lui, accusandolo di non essere abbastanza sensibile alla questione ambientale, e per questo ha subito trovato la migliore delle ragioni: gli alberi vanno tagliati perché le loro radici dissestano la sede stradale, costituendo pericolo per la circolazione, e stanno danneggiando in modo critico palazzi e scuole fin dalle fondamenta. Tra le scuole più colpite, anche a causa di quelle “dannatissime radici”, c’è la Giovanni XXIII, dichiarata sicurissima nemmeno un anno fa ed oggi, miracolosamente, trasformatasi in drammatico emblema del rischio di cedimento strutturale. Alla faccia dell’efficienza!
Data questa premessa, dunque, una sola parola d’ordine imponeva l’azione dei nostri impavidi amministratori: la sicurezza dei cittadini e degli studenti prima di tutto! Nessuno avrebbe potuto dire nulla, e se lo avesse detto sarebbe stato subito tacciato di faziosità e disfattismo!
Ed infatti, appena tagliati i vecchi alberi d’alto fusto, si è sollevato un polverone di polemiche, che ha fatto sorgere due partiti: quello pro taglio e quello, invece, anch’esso a sostegno della sicurezza ma, nel contempo, a favore della sopravvivenza della vegetazione esistente.
Questi due partiti si sono scontrati per strada, nei bar, sui social, ognuno sostenendo le proprie ragioni. I primi, in verità, si sono impantanati, sul piano dialettico, puntando solo sulla questione della sicurezza, considerata l’argomento definitivo e indiscutibile e non avvedendosi che gli altri, pur sottolineando la giustezza di mettere mano alla questione e pur condividendo l’idea di sostituire gli alberi preesistenti con altri aventi radici c.d. a fittone, hanno a gran voce chiesto che quelli vecchi venissero, comunque, salvati e spostati in altro luogo, dove non avrebbero costituito alcun pericolo e avrebbero assicurato un polmone verde per la città.
L’amministrazione non sembra essersi posta alcun problema, dicendo laconicamente che questa ultima soluzione non era praticabile.
La mia sensazione, sono sincero, è che l’amministrazione comunale abbia deciso di operare sbrigativamente, sostenendo il minor costo possibile piuttosto che spendere qualcosa in più per salvaguardare il patrimonio arboreo e memoriale cittadino. Aggiungo anche che tale intervento non è stato fatto a caso con tale brutalità, proprio adesso, a settembre, in concomitanza con l’inizio delle attività scolastiche e con il rientro dei modicani dalle vacanze. Era ovvio che esso avrebbe scatenato una polemica enorme, distraendo l’attenzione da altri e più gravi problemi del Comune, come quello finanziario dell’ente, oggi vicino più che mai al dissesto economico.
Dietro la nebulosa cataratta delle polemiche post estive, resta solo il rimpianto di aver perso un altro simbolo che, nel bene e nel male, rappresentava la nostra identità collettiva, legando il nostro passato al nostro futuro. C’è il rimpianto che non si è scelto di tutelare quei testimoni di una modicanità, certamente esempio di errori amministrativi ma anche portavoce di narrazione di tante storie di vita vissuta appartenente a uomini e donne come me e come voi, deprivati, oggi, del diritto di ricordare attraverso quella testimonianza perduta.
Il post-Abbate ci restituirà un’altra città, diversa e, per ironia della sorte, senza molte delle sue radici esistenziali e culturali.
Concludo facendo un paragone.
Sono stato a casa del mio padrino, per il compleanno della sua nipotina (compagnetta di mia figlia). C’erano i panini e i dolci fatti in casa, esattamente come quando ero bambino, quando alle feste dei suoi figli. C’era lo stesso giardino dove giocavamo e la stessa veranda dove i miei genitori sedevano a chiacchierare con gli altri genitori. C’erano i tanti ricordi e una dolorosa ma piacevolissima nostalgia di un tempo che scorre senza soluzione di continuità. C’era la consapevolezza di quello che sono perché so da dove vengo e dove voglio andare. Pur cambiando siamo rimasti noi stessi. Io bambino a giocare, come mia figlia oggi, e i mie genitori, come me oggi, seduti in veranda a chiacchierare, in una bella e calda serata di settembre.
Altri non potranno provare più questa bella sensazione, una vibrazione che ti fa sentire vivo, perché i ricordi della loro vita si sono dispersi, sotto la mano di Ignazio novello Pini-in-farina, al vento di una calda settimana di settembre…