18.01.14
Bingo, 21,10
– Stamattina dopo il solito giro in un settore di periferia dal nome impronunciabile, e dopo il solito bagno di folla, una bambina che avevo accarezzato durante la messa, mi ha preso la mano e stretta fortissimo. Non ha voluto lasciarla più, fino a quando sono dovuto ripartire salendo sul bus. Le ho scippato prima di andare via qualche sorriso, un paio di foto ed il nome: ESTELLA. Lei era quasi in lacrime, io poco ci mancava. Commosso.
– POLICE qui, MILITAIRE no. cit. Alessandra T. Dopo quella del carcere di ieri, oggi facciamo un’altra grande trasferta. Più importante in termini di chilometri, e altrettanto forte e adrenalinica per i nostri nervi. Facciamo visita a Biakato, quartiere estremo della diocesi di Butembo, villaggio dove è stanziata una comunità di pigmei. Per raggiungere questo villaggio, ai margini della foresta in uno scenario da libro della giungla, siamo costretti a cambiare regione. Questo sconfinamento in Congo, comporta una sorta di passaggio doganale, e ci pone di fronte a tutta una schiera di funzionari governativi e militari che “hanno premure nei nostri confronti ed hanno a cura la nostra sicurezza”. La scorta si compone così di due poliziotti saliti sul bus a Bingo, direttamente prelevati alla caserma di polizia del nostro villaggio, due militari saliti alla dogana regionale, un funzionario del ministero dell’immigrazione, che non si sa mai. In realtà penso per tutto il viaggio che la nostra scorta più che proteggerci, ci mette nelle condizioni di essere diventati un obiettivo ancora più sensibile con 4 kalashnikov al seguito, ma per fortuna arriviamo a destinazione. Il capo villaggio ci accoglie senza problemi e con cordialità, questo ometto di 7o anni che pare averne 120, che crede di avere 21 figli, ma non ne è del tutto certo. Le condizioni di vita di questo insediamento sono ancora più arretrate della media del Congo, letteralmente all’età delle frecce avvelenate per cacciare. L’insediamento missionario (chiesa , scuola) al momento è abbandonato perché i pigmei hanno avuto una lite coi missionari e così per adesso la situazione è sospesa. Noi comunque regaliamo caramelle e t-shirt e il copione è simile a quello delle altre visite. I bambini quando stiamo per andare via, ci inseguono, si tuffano in un laghetto e iniziano a sbattere sull’acqua facendo una vera e propria melodia , il loro saluto(che all’inizio non avevamo compreso, ma che poi è stato emozionante). Tornando alla nostra scorta, definisco “mangiatari” questi individui, in particolare quel funzionario in borghese, pronto ad approfittarsi della situazione politica instabile per arrotondare un po’. In realtà, scopro che il servizio di leva obbligatorio dura tre anni, e ovviamente non prevede una paga, quindi è spiegato perché per i militari sia un’occasione di grattare qualche dollaro qualsiasi situazione oltre la norma, in particolare se ci sono di mezzo gli europei. Però i poliziotti che sono saliti a Bingo ci mettono al sicuro da ulteriori perdite di tempo e di denaro, il funzionario è sceso senza salutarci, i militari invece lo hanno fatto senza sorridere, ma alla fine siamo rientrati e in fin dei conti anche questa è stata un’esperienza interessante.
– lo spettacolo della giungla. Imperdibile. Ci siamo spinti molto in dentro verso il centro del Congo e il paesaggio è cambiato notevolmente. Sono anche diminuiti gli insediamenti di capanne e case, quindi la natura ha mostrato la sua forza e il suo sopravvento. Ragionando un po’, attribuisco a questa forza della foresta di essere “MADRE”, una delle cause se non la principale, del fatto che l’uomo non si sia industriato in questa parte di mondo. Come racconto da settimane, il problema principale non è la mancanza di risorse, quanto l’organizzazione, la mancanza di una classe dirigente, se è possibile di una coscienza e di una consapevolezza, che non si accontenti di soddisfare i minimi bisogni così come si è sempre fatto. Insomma la base di quello che potrei definire il progresso.
#tresonolecosedell’africavera

19.01.14
Bingo 19,40
– Domenica del villaggio. Oggi rimaniamo a Bingo senza i soliti spostamenti mattutini. Ci saranno dei battesimi, e noi faremo da co-padrini ai piccoli battezzati. Non nascondo di aver scelto la piccola da battezzare, più per l’avvenenza della madre che per altro, però nel momento in cui tenevo la candela e la piccola veniva presentata alla comunità dei cristiani, una certa emozione c’è stata. Dopo il battesimo, abbiamo regalato a tutti i bambini della parrocchia, e sottolineo a tutti e non erano pochi, dei braccialetti colorati. Io e qualcun altro abbiamo passato circa le successiva 3 ore della mattina ad allacciare piccoli pezzetti di lana intrecciati su quei polsi minuscoli. Prima di pranzo ho avuto il piacere di conoscere il medico di Bingo, mio omonimo Raphael, dott. Pili Pili, che potendoci dialogare in inglese mi ha chiarito su alcuni punti di domanda che con gli altri “francofoni” mi era difficile approfondire. Il primo problema in quella zona rimane la malaria. Anche quei ragazzini che spesso ci appaiono come raffreddati, altro non sono che affetti da una malaria in forma lieve, nei casi più gravi invece arriva una febbre che può anche portarli alla morte. I modi per curarli ci sono, ma tra i costi e la difficile reperibilità dei medicinali, spesso non vengono prese le giuste contromisure. Abbiamo provato pure ad allargare la nostra conversazione, sulla politica, sulla mentalità arcaica da combattere, ma si è finiti per discutere di connessioni internet 4G e di i-phone. In fondo tutto il mondo è paese!
– Domenica di chiesa certo, ma anche di calcio. Anche qui a Bingo il pallone ha la sua giusta parte. Ci metto del mio, visto che sono il promotore nonché l’arbitro della sfida della domenica del villaggio. Davvero interessante arbitrare così lontano dagli schemi soliti e con le grandi difficoltà linguistiche. Nonostante tutto siamo riusciti a capirci, in fondo il calcio è davvero un linguaggio universale, e ho portato egregiamente a termine la gara. Ad un certo punto uno dei due capitani, mi ha pregato tra inglese e francese di arbitrare in maniera più permissiva, all’inglese. Insomma in poche parole volevano darsele di santa ragione e io stavo ostacolando il loro divertimento. Ho fischiato meno, anno vinto i ragazzi del 5° anno su quelli del 6°, e gli abbiamo regalato dei completi nuovi per l’occasione. Alla fine foto e sorrisi con tutti.
– La grande festa della domenica preparata in nostro onore. Mix di emozioni ad ogni ballo e canto, ad ogni sorriso regalato ai bambini, ad ogni stretta di mano. I gruppi che danzano e cantano si alternano, la domenica è caldissima e sotto quel sole penso con rammarico che proprio adesso che prendiamo confidenza con il luogo e le persone, saremo fra poco costretti a ripartire. Ma sono pensieri che durano poco, fino a quando i più piccoli che avevano visto la partita dei “fratelli maggiori” non mi costringono ad armarmi di fischietto e di buona volontà per tornare a giocare.
#tresonolecosediunadomenicaspeciale
