Il diario – nella bolla temporale: Congo.

Proverò a raccontarmi e a raccontarvi il mio primo viaggio in Congo. come l’ho definito in questi giorni, un viaggio spazio-temporale, un po’ verso un passato lontano, un po’ verso il futuro che l’Africa per il mondo occidentale ha rappresentato e rappresenta. In differita vi rimando al diario che ho scritto in quei giorni.  Avrei voluto pubblicarli già dal Congo, ma le comunicazioni, soprattutto internet erano scarse, proverò a rifarmi da qui, anche se non è la stessa cosa.

Secondo giorno, primo di Africa.

10.01.14

14.02   ora di Kampala

– Kasindi. Confine Uganda-Congo. Non conosco le leggi tra gli stati africani, ma intuisco che ci sia libera circolazione delle genti. Le persone passano il confine senza problemi o rallentamenti, si fermano solo per registrare i mezzi di trasporto. L’Uganda è certamente più organizzata, le auto hanno le targhe per esempio, non posso dire la stessa cosa del Congo, dalla prima impressione osservando la barriera. Noi bianchi siamo ovviamente in attesa che i nostri passaporti vengano controllati, insieme a noi aspettano anche due giovani nordeuropei, sorridenti e abbronzati, ma bloccati pure loro. Le procedure si dilungano in tempi biblici, per via anche dell’inconveniente capitato ad una delle ragazze che viaggia con noi, Ylenia. Il suo cane ha pensato bene proprio qualche giorno prima che partissimo di addentargli il passaporto ed utilizzarlo come stuzzicadenti. In tempi record ha rifatto il passaporto, ma non ha potuto rifare il visto. Alla fin della fiera ha dovuto rifare il suo visto, avendo subito la prima conferma del grado di corruzione militare in Congo, perché è costato 3  volte il prezzo che avevamo pagato facendolo in Italia. Piccoli inconvenienti a parte, siamo in Congo!

– la prima sensazione che ho dell’Africa è di essere in un enorme formichiere laborioso, gente che si sposta e si da da fare a migliaia, ma come se lo girasse a vuoto, in un ingranaggio che non macina. E’ una cosa strana, ma davvero sembrano tutti indaffarati e parecchio, il che stride con le condizioni delle strade, delle auto o dei loro abiti. Intere enormi città (lo è assolutamente Kampala) e comunità in movimento, in un ciclico “andirivieni” che non sembra portare da nessuna parte. La seconda cosa che ti colpisce però, sono i sorrisi. Dei bambini, appena incrociano i tuoi occhi; degli adulti appena capiscono che non devono temere. Una gioia contagiosa. E fino adesso abbiamo avuto solo un assaggio di ciò che riscalderà le nostre giornate. A proposito fino a qui, non fa quel proverbiale caldo africano, direi piuttosto che si sta benissimo. Alé. La terza cosa è la mia, la nostra incapacità di intuire delle esistenze così ai limiti del sopravvivere. Fino a quando è vissuto davvero una vita in costante regime di sopravvivenza? E’ realmente vita? Se consideriamo che sia la normalità, l’unica vita possibile, nonostante inizino a prendere coscienza degli altri modi di vivere? (indicativo per esempio quei ragazzini al confine che ci chiedevano l’amicizia su Facebook, letteralmente. i telefonini incredibilmente sono tantissimi pure qui!).

1,47 Butembo, procura diocesana.

– per raggiungere Butembo, la prima tappa del nostro viaggio, la strada (l’unica che esiste se così si può dire) ha dell’assurdo, da non crederci. in effetti dai racconti mi avevano detto che era particolarmente pesante, e dal mio ricordo degli spostamenti in Madagascar credevo di essermi fatto un’idea. Niente di più sbagliato, in confronto la tenuta del manto stradale  delle trazzere di contrada Pisciotto sono una pista di formula uno, se ho reso l’idea. Un’esperienza unica, e già qualcuno cade nello sconforto pensando al viaggio di ritorno. Una nota di colore: il momento in cui sul mio Mp3 ha suonato “A forest” dei Cure, ed il nostro pulmino attraversava la foresta è stato catartico, sublime. i nostri alloggi sono decorosissimi, facciamo una doccia rigenerante con il secchio, scaldando un po’ di acqua in un braciere che tengono acceso continuamente. Fa freddino, metto su una felpa e provo a dormire. Domani inizia l’avventura.

 

#tresonolecosedelprimoimpatto 

 

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Vivo a sudditunisi, dopo aver girato l'Italia per un po'. Sono zio di una regina degli elfi, tifo l'Inter dai tempi in cui perdevamo sempre, ma eravamo invincibili. Voto il Pd quasi per lo stesso motivo. Scrivo di pallone, ma ho un libro nel cassetto dal titolo goloso. Alè.

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