15.01.14
Bingo, 20:51
– il gallo prima, la campana subito dopo ci svegliano alle 5,20. Vale la pena di descrivere il campanaccio, altro non è che un vecchio cerchione sbattuto con dovizia e puntualità, e richiama alla messa della mattina. La prima notte è andata bene, e già alle 7 ci aspettano in un distretto esterno al villaggio: Somucar. Messa (sarà la prima di una lunga serie direi che sto apposto per qualche tempo!), e poi visita nelle scuole. Gli insediamenti si assomigliano tutti un po’, vicino alla chiesa o ai saloni parrocchiali dove si è potuto realizzarle, c’è la scuola, oppure saloni per il catechismo, che in Congo spesso ha funzioni anche scolastiche in quanto esistono dei corsi di catechismo per analfabeti. Realizziamo il nostro primo progetto concreto, portando il nostro aiuto. Grazie alla solidarietà della famiglia di Marco Carpenzano che ci teneva a ricordare il congiunto con una opera di viva generosità e con il primo vero sostegno di tutto il gruppo ospite a Bingo adesso, abbiamo stanziato i soldi per ultimare tre classi di una scuola primaria che ospita circa 800 allievi. Ancora una volta sperimento in questo viaggio che da un fatto tragico può rilanciarsi la speranza.
– “il catechista che votava pannella” cit. ODP. Lunga chiacchierata notturna con Giovanni il seminarista che divide la stanza con me. Mi ha raccontato della sua esperienza di vita, della sua conversione, di come è stato salvato dal baratro, e di come le vie del Signore, che sono davvero infinite lo abbiano portato in Africa. Davvero una gran persona Giovanni, gli auguro di cuore di trovare tutte le risposte e mi auguro che possa diventare un buon prete, di certo per le cose che ha vissuto potrebbe essere una risorsa per molti ragazzi, spesso troppo distratti.
– Nel pomeriggio abbiamo fatto visita alla CASA DEL FANCIULLO di Bingo. Un presidio ospedaliero con un reparto di pediatria realizzato con gli sforzi e l’interessamento della parrocchia Sacro Cuore di Modica e la tabella all’ingresso dice “per iniziativa di” e di sotto elenca i nomi di persone che fanno parte della mia adolescenza , della mia famiglia.L’ospedale funziona già, anche se ha bisogno di un ulteriore spinta in avanti, perchè manca ancora di un medico a presidio permanente. Speriamo che nei prossimi mesi si possa “ingaggiare” un dottore per far esprimere al meglio questa struttura dal potenziale ancora nascosto, ma di certo molto utile in quella comunità. Ancora una volta una conferma ulteriore che Bingo è casa, e che tutti gli sforzi e gli aiuti che negli anni sono stati dati non debbano disperdersi, ma anzi debbano essere rinforzati con nuovi gesti, nuove risorse, nuove attenzioni.
#tresonolecosediBingocheèCasa
16.01.14
Bingo, 19:15
– Ancora una messa mattutina, ancora canti e balli. Le nostre presentazioni alla fine delle celebrazioni sono il momento clou per i locali, e noi cerchiamo di renderci simpatici partecipando ai loro balli e stringendo più mani possibili dai più piccoli ai più anziani. Sembriamo politici ai mercati cittadini, ma almeno non chiediamo niente in cambio! Alla scuola elementare di Bunji (è questo il nome del settore di stamattina) per ricambiare alla nostra visita ci regalano tre conigli, che sommati alla capretta e ai polli del giorno prima, ci mettono già nelle condizioni ipotetiche di aprire una fattoria. E’ qui che io e Daniela, notiamo una ragazzina con un sorriso dolcissimo, particolarmente mal vestita, e in qualche modo stranita. Daniela scoprirà che la ragazzina in questione era sordomuta, così decide di farle fare un vestito nuovo e sopratutto subito dopo Alessandra decide di pagarle la scuola speciale, che non aveva modo di poter frequentare. Anche io allora decido di fare qualcosa per due fratellini, conosciuti nel pomeriggio precedente in parrocchia, Naomi ed Elia, gli “donerò” un anno di scuola. Prendo accordi con il parroco e con la madre che affettuosa mi ha ringraziato più volte. Le solite goccie…
– Rientrando verso Bingo, ci fermiamo alla FARM NINO BAGLIERI, un progetto interessantissimo, di grande utilità e sensibilizzazione, che sta portando avanti la diocesi in questi ultimi mesi. In pratica in un appezzamento di terreno si sono stanziate 100 famiglie , cui si permette di apprendere le tecniche agricole, anche quelle basi tipo la rotazione dei raccolti, o si insegna a macinare attraverso l’utilizzo di un piccolo mulino. Insomma non sono un esperto, ma ho capito che spesso qui in Congo non è tanto la mancanza di risorse il problema, quanto mancanza di organizzazione, di tecniche di produzione, incapacità di rendere più efficace il lavoro. Questo progetto ha innanzitutto questa pretesa e questa speranza, fornire esperienze in un mondo, che per ragioni antiche(la foresta che è madre ha da subito soddisfatto tutti i bisogni primari di questi popoli) e per vicende più moderne(di cui noi europei in qualche modo ci sentiamo in colpa), queste esperienze le ha sempre negate, rigettate. E’ per questo che questa fattoria è una scuola, perché oltre alla tecnica sprona all’uso più consapevole delle energie e delle risorse disponibili. Un’altra goccia, in un oceano; ma questa lo è un po’ di più.
– Stasera le ragazze hanno vestito un bimbo con degli abiti che mi aveva dato una mia amica, che erano stati del nipote (a proposito il piccolo Arturo a cui hanno spiegato quella foto del bambino nero coi suoi vestiti, pare sia stato entusiasta, NDR) . Il piccolo mi ha stretto fortissimo e quasi baciato, fatto raro perché non fa parte della loro cultura. qualcuno sa perché…
#tresonolecosechefannostarebene