17.01.14
Bingo, 19,35
– Ennesima sveglia presto, oggi all’alba. Questa volta si va in un settore che raccoglieva altre piccole comunità più piccole. La chiesa, se così si può dire, era in una sala piccolissima, fango e legno e tetto in lamiera. La gente del posto però si era preparata ad accoglierci e addirittura ci omaggia coi canti in italiano. Riconosco tra i musicisti con il basso, il giovane tuttofare Paluco, sorride tanto e non se la cava male. Alla fine della celebrazione un “vecchietto” quasi in lacrime a capo di tutta la comunità ci ringrazia per l’onore che gli facevamo con la nostra visita, anche nonostante le turbolenze politiche degli ultimi tempi. Nonostante fosse una piccola chiesa non mi sono trattenuto a definirla una cattedrale della fratellanza.
– Prova fortissima oggi pomeriggio. Visita al carcere di Beni. Avere la sensibilità di fare carità nei carceri non è facile mai, farlo in Africa lo è stato ancora di più. Da premettere che non essendoci nessun tipo di assistenza per i condannati, questi vivono davvero di ristrettezze. Il cibo infatti lo devono portare da fuori i parenti, capite bene che spesso però non ne hanno molto nemmeno per loro, così letteralmente capita che muoiano di fame. Esperienza fortissima essere in mezzo a questi giovani, alcuni di loro condannati per i reati più efferati, altri magari per fatti molto banali, ma costretti a condividerne le stesse pene e sostanzialmente lo stesso trattamento. Ancora più tosta per Chiara, Alessandra e Daniela (le ragazze che sono con noi a Bingo). la visita del carcere non è stata semplice per loro, che avevano addosso gli occhi non proprio docili e amichevoli di centinaia di giovani galeotti. E’ stata una prova fin dall’ingresso (c’era stata tensione fra il direttore del carcere entusiasta della nostra visita e il capo del presidio militare, io credo perché voleva se era possibile guadagnarci qualche dollaro anche lui; in più il cappellano del carcere ci aveva consigliato vivamente di non portare dentro né telefonino né macchina fotografica, poi per stare più sul sicuro niente di nessun genere!), dentro non eravamo rilassati come sempre, anche se i canti e i balli non mancano nemmeno qui. Inquietante il capo spirituale tra i carcerati, che ogni tanto balbettava rendendo tutta la situazione ancora più nervosa. Ma la prova l’abbiamo superata ed anche qui abbiamo portato una speranza sotto forma di sacchi di riso e di fagioli. Mai regalo fu più gradito.
– Sono riuscito a dividere i ragazzini in 6 squadre da 11 giocatori. E da oggi il piccolo torneo può avere luogo. Non è stato semplice, innanzitutto perché volevano giocare tutti anche i piccolissimi, e senza distinzione di età era davvero complicato, poi per i miei evidenti problemi di comunicazione. Per fortuna, grazie alla perspicacia e alle motivazioni di due ragazzini in particolare, che in qualche modo riuscivano a capirmi, ho avuto due traduttori. In qualche modo con loro due riuscivo a farmi intendere e poi loro con naturalezza e autorevolezza “diffondevano il verbo” verso gli altri. Senza Aureliè e Girlasse non avrei saputo come fare, davvero grazie, piccoli amici!

#tresonolecosesottounalunametallo
ps. oggi è luna piena e vista da qui sotto e senza illuminazione che interferisce è uno spettacolo vero!