“Il sacrificio di mio padre è stato vano per i politici”. La tragedia Guarascio sei mesi dopo

“Il sacrificio di mio padre non è stato vano per le persone comuni e per l’attenzione nazionale che si è finalmente accesa sul caso. È stato totalmente vano, invece, per la politica. Chi ci rappresenta continua ad essere totalmente sordo ed insensibile, verso questi problemi drammatici della gente comune”. Antonio Guarascio, figlio del vittoriese Giovanni che nel tragico pomeriggio del 14 maggio scorso, si diede fuoco nel disperato e strenue tentativo di difendere la propria casa, torna a parlare e lo fa con “forza e coraggio”, le stesse virtù dimostrate dal padre. “Per prima cosa voglio mostrarmi solidale con Angelo Giacchi, in una battaglia che ancora oggi continua ad essere la nostra. La gente deve capire che bisogna metterci la faccia – commenta Antonio Guarascio -, perché è l’unione che fa la forza. Bisogna coalizzarsi e lottare, ma tutti insieme. Capisco che ci sia la vergogna, ma vergognarsi vuol dire darla vinta a chi lucra su questi problemi”. Da Guarascio una “spietata”, ma veritiera analisi sulla odierna situazione “più di 800, ad oggi, sono le persone in Provincia di Ragusa colpite da sfratto e vendita della propria casa all’asta. Si potrebbe dire, insomma, che stiamo parlando di una provincia all’asta. Ci rendiamo conto del problema? Si rischia la rivoluzione ma io, nonostante tutto, spero sia una rivoluzione pacifica”. Ed ecco il primo affondo dell’imprenditore Guarascio, alla politica ed alle Istituzioni. “Dov’è la politica? Dove sono i politici? Io ricordo come, il giorno prima della tragedia che colpì mio padre, andai personalmente a bussare alla porta di un noto politico ragusano, il quale mi disse “signor Guarascio, la politica e noi, non possiamo occuparci di queste cose. Non si può far niente”. Io non volevo chiedere aiuti economici – racconta -, ma soltanto capire come si potesse affrontare il problema. Da quel giorno quel politico, non ha più avuto la dignità di fare neanche una telefonata”. Ma il problema “politico” per Guarascio è notevole e largamente diffuso. “Dov’è il sindaco di Vittoria che, nei giorni della nostra tragedia, disse pubblicamente che ci avrebbe ricomprato la casa? Solo proclami. Ad oggi non solo il problema non è stato risolto, per di più chi ci vorrebbe aiutare è convinto che la stessa casa sia stata ricomprata per noi dal sindaco. La verità è che il sindaco e tanti altri non li abbiamo più sentiti”. Dai rappresentanti provinciali, al presidente della Regione, Rosario Crocetta. “Anche Crocetta nell’immediatezza dei fatti, fece dichiarazioni in nostro favore, successivamente non ci mostrò la propria vicinanza, né interessandosi alla questione, né tantomeno facendoci gesto di attenzione. I nostri rappresentanti politici sono bravi con le parole, ma non mantengono gli impegni. Mai. Questa è la dura realtà. Si fanno eleggere e poi non fanno niente, se non i propri interessi. Si parla tanto di un provvedimento sulla impignorabilità della prima casa. Che fine ha fatto – si chiede Guarascio?”. Infine il concetto di mafia. “Smettiamola di pensare che la mafia sia quella di una volta, dei morti ammazzati. Io ho vissuto quel periodo a Vittoria e mi ricordo – racconta il 37enne – che la mafia non colpiva le povere famiglie, i poveri disgraziati, che avevano a malapena una piccola abitazione. La mafia odierna, invece, è quella che colpisce proprio i più deboli, quella dei cosiddetti colletti bianchi, quella che c’è nelle aste giudiziarie, quella connivente fra politica, banche e sciacalli, la mafia oggi sono i politici che non intervengono per risolvere queste piaghe sociali. Oggi secondo me la mafia sta dentro ad interessi nuovi. E finiamola, diciamo la verità, sento parlare tanti politici di antimafia, invece tanti di loro parlano di lotta alla mafia proprio per crearsi una sorta di copertura. La mafia spesso sono loro. Oggi chi combatte davvero la mafia – conclude Guarascio -, sono le forze dell’Ordine, spesso sottopagate ed i magistrati che rischiano la vita, non i politicanti dell’antimafia”.

LA TRAGEDIA GUARASCIO, PERCHE’?

“Tutto ebbe inizio quando contraemmo un debito nel 1989, un mutuo di 40 milioni. Mio padre pagò per sei anni – racconta Giovanni Guarascio -, poi non riuscì più. Nel 2001, quando chiedemmo alla banca di estinguere il debito, la somma era salita a 100 mila euro. È possibile? In occasione dell’asta giudiziaria la casa venne aggiudicata per 26mila 750 euro e la nostra ultima offerta fu di 25 mila. Ma quella casa valeva dieci volte di più. Ad oggi ci sono ancora le indagini in corso, ma posso dire che dieci giorni fa ci è arrivata una lettera degli avvocati di controparte, per darci un tot di tempo per uscire da casa. Lo posso dire a fronte alta, noi da lì non usciremo, sia questa l’ultima cosa che farò per la memoria di mio padre”.

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Nato a Ragusa il Primo febbraio del 1983 ma orgogliosamente Modicano! Studia al Liceo Classico "Tommaso Campailla" di Modica prima, per poi laurearsi in Giurisprudenza. Tre grandi passioni: Affetti, Scrittura e Giornalismo. "Il 29 marzo del 2009, con una emozione che mai dimenticherò, pubblico il mio primo romanzo: “Ti amo 1 in più dell’infinito…”. A fine 2012, il 22 dicembre, ho pubblicato il mio secondo libro: "Passaggio a Sud Est". Mentre il 27 gennaio ho l’immenso piacere di presentare all’Auditorium “Pietro Floridia” di Modica, il mio terzo lavoro: “Blu Maya”. Oggi collaboro con: l'Agenzia Giornalistica "AGI" ed altre testate giornalistiche".

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