“Dalla approfondita analisi della documentazione operata dalla Commissione emerge con evidenza come il Comune di Vittoria, in oltre quarant’anni, non abbia mai portato a compimento una sola procedura ad evidenza pubblica, con cio’ facilitando il condizionamento da parte della criminalita’ organizzata che puo’ rapportarsi sempre con i medesimi e ben conosciuti soggetti”.
E’ giusto partire da queste parole, scritte nella Relazione dei commissari prefettizi che hanno portato allo scioglimento del Comune di Vittoria, per comprendere come – ancora oggi dopo mesi dal decreto di scioglimento firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella -, qualcuno tenta di “buttare il pallone in tribuna” per spostare l’argomento della discussione e, volgarmente, buttarla in gazzarra.
Ero in studio ieri mattina, ad Uno Mattina, con il Prefetto Filippo Dispenza, coordinatore della commissione che regge il comune di Vittoria. Dispenza, con la solita chiarezza ed onestà intellettuale che lo contraddistingue, ha ribadito le motivazioni dello scioglimento dell’ente, partendo dallo scempio della gestione del Mercato.
Esattamente ciò che, chi scrive oggi, denuncia da anni.
Dopo pochi minuti gli insulti, le minacce e la diffamazione invadevano i social. Se fossero critiche, sarebbero legittime. Il problema è che si tratta di insulti, nella più becera abitudine – appunto – di buttarla in gazzarra.
Chi, da “quarant’anni” (come si legge nella relazione), ha dimenticato di esercitare il ruolo di garanzia della legalità, oggi invece che tacere, magari ammettendo le proprie colpe recitando un tardivo mea culpa, ha anche il coraggio di parlare. Insultando.Ed allora l’unico modo è riportare le parole scritte nella Relazione firmata dal Presidente della Repubblica.
“La Commissione ha evidenziato che, nel corso degli anni, la concessione dei box non e’ mai stata preceduta da una procedura selettiva o altra forma di gara ad evidenza pubblica”.
Ed è da questo atto che, la commissione con in primis Filippo Dispenza, è partita per ridare legalità al Mercato, a tanti operatori per bene per troppo tempo schiacciati dalla violenza mafiosa e clientelare. Oltre che dalla mala politica.
E, non va dimenticato, l’opera dei Commissari ha ricevuto il plauso pubblico del Presidente dell’Anac Raffaele Cantone che ha indicato “Dispenza come un esempio di servitore dello Stato”.
Come dissi a Vittoria, in occasione della presentazione del mio libro, il Prefetto Dispenza, il dottore D’Erba e il dottore Dionisi, avrebbero tutto l’interesse di rimanere fuori da questa contesa all’arma bianca, invece hanno accettato il loro difficile incarico per tentare di raddrizzare le sorti di una città, da anni allo sbando.
La corruzione morale ed etica, a Vittoria, è un problema, così come la troppa indifferenza della gente.
In poche parole: chi pensa che i Commissari siano il problema, si faccia una passeggiata in piazza e incontrerà le facce gongolanti di politici (o meglio politicanti) che in questi anni hanno reso possibile tutto ciò, con la complicità di qualche “grande” giornalista ed un manipolo di mafiosetti. Dove erano i benpensanti che, per qualche like su Facebook o per qualche voto in più, rimanevano in silenzio sull’assoluta mancanza di controlli nel Mercato e nella filiera? Dove erano quando l’Antiracket e la Cgil si sbracciavano (da soli)?
Per Vittoria, o meglio per i vittoriesi, è l’ultima fermata di un treno che non ripasserà: ringraziare i Commissari e collaborare con loro per raddrizzare le sorti di una meravigliosa e laboriosa comunità, o sprofondare per sempre negli inferi della politica clientelare degli affari mafiosi.
Una terza strada non è data.