Il supermercato è sospetto ma conviene tacere 

Questa è la storia di un signore che un bel giorno decide di donare al comune di vittoria, in provincia di Ragusa, 1500 mq di terreno edificabile per far nascere una piazza. L’obbiettivo? Rendere presentabile l’ingresso della città per chi arrivava da comiso. Comincia tutto nel 1926. Giovanni Cultrone, un signore benestante e di buona famiglia decide di donare un pezzo di terreno. Si legge nella delibera del consicglio comunale di vittoria del 5 giugno 1926: “il signor Cultrone Giovanni fu salvatore, proprietario dei terreni che ad est, a nord e ad ovest confinano con l’attuale piazza cappellini, ha spontaneamente fatto conoscere alla giunta municipale che è disposto a cederli gratuitamente al comune per ampliare e dare forma rettangolare alla piazza in modo che, opportunamente sistemato, esso possa costituire un vero abbellimento per l’entrata della città”.

E invece? Niente. Per quasi cinquant’anni il terreno rimane lì. Fermo. Nessuno si preoccupa di trasformarlo in piazza. “Non c’erano soldi per poterlo fare” dicono gli amministratori del tempo. E si arriva alla fine degli anni settanta quando una famiglia, proveniente da catania, tira su abusivamente una baracca di frutta e verdura. Iniziano così a lavorare. Senza regole. Non rispettano orari; giorni di chiusura e se qualcuno cerca di ribellarsi viene minacciato e picchiato selvaggiamente. E i controlli? Non ci sono mai stati. La svolta, però, si ha all’inizio degli anni ottanta, quando i titolari della baracca diventano esponenti di spicco del clan mafioso che fa capo a Salvatore Gallo, uomo d’onore legato alla famiglia di cosa nostra Di Peri di Villabate. Il legame  tra le due famiglie si instaura nel momento in cui le sorelle dei Gambina si sposano con i fratelli Gallo. E la baracca di piazza Dante Alighieri, a due passi dal Piazza del popolo, fatta di assi di legno e vetro con copertura in eternit decolla. Grazie alla parentela con il clan Gallo, la baracca inizia ad avere un giro grosso di clienti. Ci vanno tutti. Professionisti e gente semplice. Fregandosene se la baracca nella realtà per le amministrazioni pubbliche non esisteva perché abusiva. Insomma una baracca fantasma nota a tutti, frequentata da tutti ma ignota al comune e agli amministratori del tempo. Nel corso degli anni quella baracca è diventata il simbolo dell’illegalità e dello strapotere mafiosi. Nessuno ha mai avuto il coraggio di alzare la voce contro di loro o di fare un atto che potesse cacciarli e ridare la piazza ai cittadini. Se qualcuno ancora oggi volesse farsi due passi da quelle parti si accorgerebbe che loro sono ancora lì. Negli anni, i contatti tra la famiglia Gambina e la politica, iniziati con i Gallo, hanno cominciato a dare i loro frutti. Le amministrazioni comunali hanno regolarizzato la loro posizione e la baracca è diventata un supermercato con strutture in cemento armato. Il messaggio che è stato lanciato a tutti era chiaro: a nessuno interessava inimicarsi i Gambina. Una famiglia che, avendo fatto sposare le loro donne con i figli di Michele Gallo, aveva creato un sodalizio amoroso e criminale che in poco tempo li aveva trasformati in persone intoccabili. Grazie allo status di cognati dei Gallo, nessuno si permetteva di contrastarli. Usufruivano di riflesso del terrore e della paura che i loro cognati avevano imposto alla città. Nel 1987 quando i Gallo vengono sterminati dai fratelli Carbonaro e da Carmelo Dominante il passaggio è nelle cose. Ma la vicenda non si chiude. I proprietari vengono investiti da una vera e propria bufera giudiziaria. Diversi i reati contestati dalla magistratura. Fra gli altri l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma nonostante tutto la vita di questa famiglia scorre tranquilla. La baracca è sempre li. In piazza Dante alighieri(ex cappellini), a Vittoria, in provincia di Ragusa.  Si tratta di un vero e proprio monumento alla mafia. La questione è stata sollevata, alla fine degli anni novanta, anche dall’on. Angela Napoli, che allora ricopriva la carica di vice presidente della commisione nazionale antimafia. In un interrogazione al ministro dell’interno, aveva chiesto chiarimenti su una vicenda delicata come quella della baracca di piazza dante alighieri. Il ministro, sulla base delle segnalazioni della questura e della prefettura, risponde che non sono state riscontrate irregolarità. Peccato che i documenti vadano tutti nella direzione opposta a quella riscontrata. Infatti una precisa clausola della donazione prevedeva un ritorno agli eredi, qualora le volontà non fossero state rispettate. Insomma il supermercato è sospetto ma conviene tacere. Alla fine con la violenza e il terrore i cognati dei Gallo si sono comprati le coscienze di molti cittadini.

di Giuseppe Bascietto

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