E’ stato in galera per omicidio, estorsioni, rapine, armi, spaccio ed, ovviamente, associazione mafiosa (di cui divenne capo). Per la prima volta entrò in galera nel 1993, scarcerato per soli due anni nel 2006, ritornò in galera nel 2008, da allora è rimasto per diversi anni al “41-bis”, ovvero al carcere duro per i capi.
Stiamo parlando del capomafia di Vittoria, Filippo Ventura (detto Filippu u marmararu”), ritenuto unanimemente dalle relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia degli ultimi sette anni come il capo del clan “Carbonaro-Dominante”.
Da ieri Filippo Ventura, grazie a diversi sconti di pena e “svuota carceri”, è incredibilmente fuori.
CHI E’ FILIPPO VENTURA

La carriera criminale del Ventura inizia molto presto, già nel 1974 venne definito come “socialmente pericoloso” e sottoposto alla misura della “sorveglianza speciale”. Eppure, nonostante tale misura, nel 1985 vantava già diverse denunce e fu accusato di far parte del clan “Gallo” di Vittoria, con altre 15 persone.
Nel giugno del 1987, a seguito dell’uccisione del capoclan Michele Gallo, Ventura scappa in Germania e fa ritorno in Italia un anno dopo, giusto in tempo per entrare nell’orbita del clan “Carbonaro-Dominante”. Proprio per il clan vittoriese e per esercitare un favore ai “fratelli” gelesi, Filippo Ventura si trasferisce in Lombardia (nel Varesotto), a Gemonio. Qui, secondo quanto racconta un pentito (LEGGI L’ARTICOLO DI “LA REPUBBLICA”), farà il suo primo omicidio (per il quale fu prima condannato a 30 anni di carcere, poi assolto per insufficienza di prove in Appello, ma la Cassazione si rifiutò di accogliere il ricorso di risarcimento del Ventura perché affermò che lo stesso facesse parte del gruppo criminale – Penale Sent. Sez. 3 Num. 2163 Anno 2012).
Era il 12 gennaio 1989, ed a Bollate (nel milanese) un uomo agonizzava nel gelo della mattina d’ inverno: si chiamava Francesco Trainito (detto “u canzirru”), un semilibero uscito neanche due ore prima da San Vittore. Gli avevano sparato un colpo in pieno petto e sarebbe morto nel giro di pochi minuti.
“TI FACCIO VEDERE COME SI AMMAZZA UN UOMO CON UN COLPO SOLO”
Solo sedici anni dopo l’omicidio di Francesco Trainito, con un Filippo Ventura già “capo” del clan “Carbonaro-Dominante”, si riuscì (almeno parzialmente) a svelare l’assassinio del povero Trainito.
Un pubblico ministero, Marcello Musso, si mise a ricostruirlo passo per passo.
Fu un pentito, Giuseppe Bellini, a svelare tutto, dicendo di avere fatto anch’egli parte del commando, di avere avuto anzi l’incarico di sparare e avere poi mancato al suo dovere, costringendo Filippo Ventura ad intervenire: “ti faccio vedere come si ammazza un uomo con un colpo solo” avrebbe detto al “poco coraggioso” compagno di avventura per poi fare fuoco.
L’ordine di ammazzare Trainito sarebbe arrivato direttamente da Gela, da Orazio Gerbino, colonnello del clan Rinzivillo, gestore per conto del clan di un intenso traffico di droga pesante tra Milano, la Puglia e la Sicilia. Fu Gerbino, senza perdersi troppo in spiegazioni, a dare l’ordine di farlo fuori. Fu il battesimo del sangue in mafia per Filippo Ventura.
Ventura, come si diceva, fu prima condannato a 30 anni di carcere, poi assolto per insufficienza di prove in Appello.
L’INGRESSO NELL’ASSOCIAZIONE MAFIOSA
Con un battesimo del genere, il brusco e freddo Filippo Ventura, assume i “gradi” nella consorteria mafiosa.
Già nel 1993 viene arrestato e coinvolto nell’operazione “Squalo”, accusato di associazione mafiosa, finalizzata alla commissione di diversi delitti, tra cui omicidi, estorsioni, rapine e spaccio di sostanze stupefacenti.
Dopo circa 12 anni di galera, nel 2006 uscì di galera ma, in brevissimo tempo, “è assurto ad un ruolo di vertice – scrive la Corte di Cassazione – dimostrando di essere in grado di coagulare intorno a sé altri sodali e di dar vita ad un’organizzazione criminale tuttora operativa”. Tanto che nel 2008 venne raggiunto da un altro provvedimento per associazione mafiosa, sempre della Direzione Distrettuale Antimafia e coinvolto nell’operazione di Polizia “Flashback”. L’accusa era di far parte, insieme ad altri, dell’associazione mafiosa della quale poi è divenuto il capo: il clan “Carbonaro-Dominante” (LEGGI ARTICOLO CON LA MAPPA DEL CLAN) e, mediante la forza d’intimidazione, aver commesso diverse estorsioni in diverse città della provincia di Ragusa (condannato prima a 19 anni, poi a 12).
L’INCREDIBILE ARSENALE E L’ARRESTO DEI FIGLI
Nel mese di ottobre del 2015 la Polizia di Ragusa e di Vittoria trovò un mega arsenale di armi pronte all’uso (LEGGI ARTICOLO) a casa del genero di Filippo Ventura, Marco Di Martino, grazie alle parole dei collaboratori di Giustizia.
Il 29 marzo del 2016 vennero arrestati i figli di Filippo, Angelo (detto Elvis) e Jerry Ventura. L’arsenale venne reputato a disposizione del clan comandato da Filippo Ventura, all’epoca in galera.
LE PAROLE DELLA CASSAZIONE
Sia il Tribunale del Riesame di Catania, sia la Cassazione confermarono l’arresto dei figli di Filippo, Angelo (detto Elvis) e Jerry Ventura, oltre al genero, Marco Di Martino.
Qui troviamo la cosa più sconvolgente, la Cassazione affermò che:
“Jerry Ventura ed Angelo Ventura facevano parte del clan fondato e diretto dal padre Filippo e ne costituivano un imprescindibile snodo, perché, potendo andare a colloquio con il padre detenuto, ne trasmettevano poi gli ordini agli altri sodali”.
La domanda spontanea è: se i figli sono stati arrestati perché “costituivano un imprescindibile snodo per il clan, potendo andare a colloquio col padre detenuto e trasmetterne gli ordini”, come si può rimettere in libertà il capomafia?
LE ESTORSIONI FATTE DAL FRATELLO TITTA PER CONTO DI FILIPPO
A rendere ancora più inquietante il quadro c’è l’attività estorsiva commessa dal fratello di Filippo, Giombattista (detto Titta) Ventura. Prossimamente, anche vista l’incredibile scarcerazione del boss Filippo, pubblicheremo un articolo con le diverse estorsioni portate avanti da Titta Ventura (e da altri sodali, in nome e per conto di Filippo).
Titta Ventura, infatti, raccolse dal fratello (fatti confermati dai collaboratori di Giustizia) l’eredità e la reggenza del clan.
Per ordine dal carcere di Filippo, Titta si occupò, direttamente o tramite i sodali, di una miriade di estorsioni. Imprenditori, nell’ambito della filiera del Mercato ortofrutticolo di Vittoria (e non) che si sono piegati a pagare cifre esorbitanti al clan “Carbonaro-Dominante”. Tutti fatti che, negli ultimi anni, abbiamo cercato di denunciare e per i quali sono stato in prima persona minacciato ripetutamente di morte. Per queste ragioni, va ricordato, il signor Giombattista Ventura è stato condannato appena poche settimane fa.
Insomma: l’uomo che ha voluto “far vedere come si uccidesse un uomo con un solo colpo”, per i cui ordini “portati fuori dal carcere” i figli sono in galera, che ha commesso una miriade di reati e che è il capomafia riconosciuto, è libero di girare per Vittoria.
Diteci che è uno scherzo di cattivo gusto ed assicuratelo presto alla Giustizia!