“Insieme per la legalità e per costruire Giustizia”.
E’ questo il titolo della conferenza che si è tenuta ieri a Ragusa, alla presenza del Prefetto, Maria Carmela Librizzi, di rappresentanti istituzionali del Comune di Ragusa, dell’Asp e del Libero Consorzio, la presidente di “Intregorienta”, Francesca Failla, ha aperto i lavori, facendo riferimento all’importanza della legalità. La “normalità” della quotidianità è stata ripresa anche dal Prefetto Librizzi, che ha fatto riferimento ad un “impegno quotidiano che deve essere di tutti”.
Il Procuratore dei Ragusa, Carmelo Petralia, ha aperto i lavori del convegno, raccontando la propria esperienza alla guida della Procura iblea e facendo riferimento alla “criminalità economica di cui questa provincia è piena”. Importante, per i ragazzi presenti, ascoltare le parole del Procuratore Petralia che non si è sottratto a spiegare la pervasività della mafia a Ragusa e la gravità di chi nega il fenomeno mafioso.
A succedersi al microfono il Dirigente della Divisione Anticrimine della Questura di Ragusa, Giorgio Terranova che ha ricordato (anche con un video) la storia di Ninni Cassarà, vittima di mafia per aver fatto “il proprio lavoro senza piegarsi alle minacce mafiose”. Renato Meli, Direttore Ufficio Pastorale della Diocesi di Ragusa ha sottolineato l’impegno della Chiesa nella lotta alle mafie, partendo da una coraggiosissima autocritica. Giorgio Abbate, Coordinatore di Libera, ha spiegato l’impegno dell’associazione guidata da don Luigi Ciotti.
A chiudere l’incontro Paolo Borrometi che ha cercato di spiegrae l’importanza del giornalismo libero, partendo dal ricordo di Giovanni Spampinato, “vero martire della provincia babba”. Borrometi ha fatto nomi, cognomi ed interessi dei mafiosi nel ragusano, chiamando i giovani presenti alla responsabilità ed all’esempio dato dalla “propria coscienza”. “Siete voi il presente e non solo il futuro del nostro Paese – ha detto Borrometi rivolgendosi ai ragazzi -. Non accettate che qualcuno vi allontani dalle vostre responsabilità. La Sicilia è una terra di 5 milioni di abitanti per troppo tempo schiava di circa 7mila mafiosi. Il cambiamento passa dalla conoscenza, della quale le mafie hanno realmente paura, per questo è importante fare nomi e cognomi ed indicare gli affari di chi cerca di inquinare il nostro meraviglioso lembo di terra”.