“Sono nato con tre difetti cardiaci congeniti ed ho subito due interventi, il primo nel 1972, il secondo nel 1976. Così feci domanda per entrare nelle liste degli invalidi civili ed avere il riconoscimento che mi spettava di un posto di lavoro. Solo che questa mia condizione non venne mai riconosciuta dalla Commissione provinciale, così ho fatto qualsiasi lavoro, anche in campagna e contro il parere dei medici”.
E’ la storia di un ragazzo di Ispica (Ragusa), Pietro Aprile che, nonostante malformazioni ed interventi (gravi e delicati) chirurgici, non ha mai avuto riconosciuta nessuna invalidità.
[sociallocker] “Nel 1986 ho fatto domanda per aggravamento, come mi disse il medico di fiducia. Solo che la commissione medica di Ragusa, nel 2001, mi ha tolto anche il 46% che inizialmente mi era stato riconosciuto. Così mi ha giudicato come non invalido con tre malformazioni congenite e due interventi, fra i quali la correzione ortica”.
Eppure Pietro non si è mai “lamentato” più di tanto, sino ad oggi.
“Io mi sento una persona normale ma se parli con un cardiochirurgo o cardiologo mi dice che sono un soggetto a rischio. Sono ingiustizie – dichiara Pietro -, perciò voglio raccontare la mia storia non per il mio caso ma per tutto quello che sta accadendo e non solo a Ragusa. Non ci si può vedere scavalcati da chi non ha niente”.
Ma cosa è accaduto a Pietro Aprile, perché non ha mai avuto il riconoscimento della sua invalidità?
“Ciò che è accaduto a Ragusa è stato grave – racconta -. Per la commissione, a seguito dei due interventi, io sono totalmente guarito”.
Apprendendo della inchiesta della Procura della Repubblica, Pietro chiede chiarezza.
“Nel 2013 e nel 2014 hanno assunto, nel mondo della scuola, diverse persone prendendole dalle liste degli invalidi. Il mio dubbio è che fra i falsi invalidi vi sia anche qualcuno che assunto, inserito in queste liste, ma che alla fine non fosse invalido. Sarebbe gravissimo e penso si debba verificare, perché non si possono nascondere certi fatti. A me – racconta Pietro – due anni fa mi avevano consigliato di fare delle denunce mirate e singole, ma così non si può andare avanti. Vorrei che si valutassero davvero tutti gli aspetti. Non si può passare la vita a far andare avanti i furbi, solo perché si è persone per bene”.
Per Pietro Aprile potrebbero esserci persone che vivano lo stesso suo calvario e ciò lo angoscia.
“Io non ho mai preteso nulla e nonostante gli interventi sono andato avanti. Ho svolto la mia vita perché non volevo sentirmi un parassita, ma così non va. Leggere certe cose, vedere che c’è gente che è stata favorita per diventare invalido, fa male.
Nel 2001 feci fare anche una interrogazione parlamentare, così un medico della Commissione di quel periodo mi disse: “A te l’invalidità non te la daranno mai più, neanche se vai dalla commissione dentro una bara da morto”. Questo perché non ho cercato il favore di un politico ma ho denunciato. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, da allora le Commissioni sono cambiate ma ciò che sta venendo a galla mi fa veramente indignare.
Perché dovevo cercarmi la raccomandazione per una cosa che mi spettava? Con la mia situazione?
Io sono andato avanti, però c’è chi non ha la mia stessa forza e non è giusto andare avanti così.
Non voglio nessuna medaglia d’oro al valor civile, ma chiedo, col cuore, che chi indaga possa svelare qualsiasi aspetto di questa intrigata vicenda. E se ci sono stati furbetti, non solo fra i medici o fra i politici, ma anche fra i falsi invalidi, possa pagare”.
Per concludere Pietro ci racconta un particolare del 2011.
“Nelle assunzioni del 2011, nel reclutare il personale, 27 persone avevano i requisiti di invalidità personale, così sentendo puzza di bruciato inviammo una lettera tramite un avvocato all’allora Provveditore, chiedendo un controllo più accurato. Da quella nostra richiesta improvvisamente sui 27 accreditati, ne vennero tagliati ben 20, risultando con i requisiti solo 7. Così capisco che – conclude -, se non ci fosse stata la nostra lettera, saremmo stati scavalcati da 27 persone”.
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