Il diritto allo studio viene derubato. Ancora una volta non si tiene conto delle esigenze delle studentesse e degli studenti e si seguono logiche contrastanti al principio di libero accesso ai saperi. Come se non bastasse l’abnorme costo che grava sugli studenti universitari, adesso arriva un’altra batosta. Stavolta veramente dura da digerire. Molti universitari che fino all’anno scorso risultavano borsisti, ad ottobre passeranno da idonei a non idonei senza aver registrato un reale aumento della ricchezza. La causa di questo fenomeno è una riforma della metodologia del calcolo ISEE.
La differenza sta nell’ISPE, cioè l’indicatore della situazione patrimoniale. Le case di proprietà essendo calcolate a fini IMU vengono rivalutate ed accrescono il reddito pur portando nelle casse delle famiglie solo più tasse, senza alcun incremento del guadagno effettivo. Per il mondo dell’università è una catastrofe che porta ad un calo vertiginoso le domande, oltre ad essere un dramma individuale per tutti gli studenti che dopo aver avviato determinati percorsi di studio, sono costretti a mettere in dubbio tutto e a valutare alternative di salvataggio per il proprio futuro che non soddisfano i progetti anelati e le singole attitudini. Per l’esattezza si è registrato un calo di richieste del 18% in Emilia Romagna, del 25% in Toscana ed addirittura del 30% in Puglia. D’altronde una conseguenza catastrofica in questo senso era stata già prevista sin dall’entrata in vigore di questa norma riguardante il calcolo Isee durante lo scorso gennaio ma non dal Ministero dell’Istruzione o dal Ministero del Lavoro.
Bensì dai sindacati universitari. La Rete della Conoscenza e Link avevano sin dall’inizio denunciato il pericolo, ma erano stati sottovalutati o (molto probabile) intenzionalmente non ascoltati. Nessuno ha prestato attenzione o posto tempestivo rimedio a ciò che oggi rovina il futuro di migliaia di studenti che si sentono traditi da un Governo che non sta facendo altro che inasprire le difficoltà e le criticità riguardanti scuole ed università. Per contrastare e ribellarsi a questa vergognosa misura, parte la campagna promossa da Link: #iononrinuncio. Questa campagna virale che ha riscosso migliaia di adesioni già pochi giorni dopo la partenza, chiede al Ministero attraverso una petizione online, di risolvere la situazione.
Si chiede:
– l’abolizione dell’ISPE come parametro scisso dall’ISEE;
– l’innalzamento della soglia ISEE per mantenere una percentuale tra idonei e richiedenti pari a quella dell’anno scorso;
-una sanatoria che inserisca gli studenti esclusi dalla borsa di studio (causa ISPE) in una seconda graduatoria che sarà considerata in subordine all’ordinaria graduatoria degli idonei;
– l’esenzione delle tasse per gli studenti che presentano ISEE a 23000 e che sono esclusi dalla borsa di studio a causa dell’aumento dello stesso.
Fin ora sono state ampiamente superate le 3000 firme alla petizione in pochi giorni. Si procederà con fermezza e convinzione con assemblee e mobilitazioni negli atenei finché non si otterranno concreti risultati. Liberiamo i saperi, rivendichiamo il diritto allo studio!