Di tutto e di più è possibile dire dei politici del nostro Paese, tranne che non abbiano grande competenza nell’utilizzo di alcune forme verbali che sembrano davvero fatte ad hoc per defilarsi con grande nonchalance dalle loro promesse e da tutto ciò che avrebbe dovuto costituire il loro impegno dal quale noi cittadini avremmo potuto desumere una discontinuità con quanti nel tempo hanno determinato la rovina, speriamo reversibile della nostra Italia, ed invece, purtroppo, quella di essere mal rappresentati è una storia senza fine.
Magari disconoscono il corretto uso del condizionale, spesso scivolano sul congiuntivo ma sono perfetti nel servirsi del futuro semplice di verbi quali fare, realizzare, cambiare e tanti altri che indicano una volontà da realizzare nel futuro.
Futuro che con grande abilità non viene mai definito e che spesso fanno coincidere, per la complessità – a loro dire – delle soluzioni da ricercare, con la durata della legislatura nella quale rappresentano il Paese e che puntualmente, tutti, nessuno escluso, quando arriva il momento di dover giustificare le loro incompiute, cominciano con grande maestria il rimpallo delle responsabilità che sono sempre da imputare ad altri, meno che alla loro incapacità di realizzare quanto precedentemente promesso ed al populismo grazie al quale erano riusciti ad occupare i palazzi del potere.
Continuo a vivere con la speranza che prima o poi noi cittadini sapremo mostrare la capacità d’individuare soggetti che sappiano e vogliano rappresentarci utilizzando la forma verbale del passato prossimo che, indicando fatti e progetti già conclusi, non consentirà loro il ricorso stomachevole ed intollerabile a venir fuori dall’incapacità mostrata come fossero vittime innocenti di responsabilità terze piuttosto che carnefici di 60 milioni di cittadini.